32. È finita

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Stavo da cani. La mezzanotte era appena passata; non era più Ferragosto, ma il giorno del mio compleanno. O meglio, del nostro compleanno.
Tutti mi stavano facendo gli auguri in spiaggia, con tanto di precedente countdown, ma io riuscivo a pensare ad una sola cosa. O meglio, ad una sola persona, inutile specificare chi. Era anche il suo compleanno e sinceramente speravo egoisticamente che non se lo stesse passando troppo bene perché avevo deciso di tornare a Bologna un'altra volta, tra qualche ora. Avevo deciso di farle una sorpresa, sperando che andasse meglio della scorsa volta.

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Grazie al cielo i negozi erano aperti, a parte qualcuno in ferie, ma a me servivano dei palloncini gonfiati ad Elio ed un cartellone, che avrei poi disegnato io. Non che fossi una cima a disegnare, ma ci avrei provato, sapevo che a lei piacevano soprattutto le piccole cose.
Non le ho scritto niente per messaggio, né stanotte, né adesso che ero qua a Bologna, sempre sperando che non avesse cambiato idea e se ne fosse tornata a Vicenza.

Le ho preso tre palloncini: due a formare il numero 21 e l'altro a forma di cuore. Nel cartellone ci avevo scritto "SCUSAMI. TI AMO e SONO UN COGLIONE". La stavo aspettando sotto casa sua con tutta questa roba, sperando arrivasse presto. Ormai conoscevo i suoi orari di lavoro da Dino e sarebbe dovuta arrivare di lì a poco.

14:04
Dario Matassa: Sei a Bologna?
Dario Matassa: Dimmi di sì, ti prego
Rebecca: No, perché?
Rebecca: SEI LÌ1?
Dario Matassa: Però porca puttana
Dario Matassa: Non ne faccio una giusta
Rebecca: Che hai combinato?
Dario Matassa: Sei a Vicenza?
Rebecca: Chi lo sa...
Dario Matassa: Non sto capendo
Rebecca: Perché sei un coglione.
Dario Matassa: Io continuo a non capire

"Perché sei un coglione, te l'ho detto. E lo hai capito anche tu, a quanto pare." Mi sono spaventato. Sento la sua voce dal nulla. Non era a Vicenza, era a Bologna ed era proprio di fronte a me.
"Sorpresa..." Le dico, insicuro. Non so come stia, cosa pensi, come reagisca. Spero tutto bene.
"Non ho parole." Mi dice, scuotendo la testa. Non riesco ancora a decifrare la sua reazione.
"Quindi? Io continuo a non capire, cazzo." Le dico, quasi ridendo, ma in realtà dentro sto fremendo, preoccupato.
"Quindi pensi veramente di farti perdonare così, dopo giorni che non mi parli, che non ci parliamo, dopo che abbiamo litigato, dopo che ci siamo praticamente lasciati?" Si mette a braccia conserte, è seria, ma i suoi occhi li vedo lucidi. Non so se sia una mia impressione.
Non so che cosa dire e mi esce solo un "Ehm... Io... hm..." Non riesco a dire niente, ma non ce n'è bisogno perché vedo che le scendono delle lacrime dagli occhi. Lacrime di gioia perché, poi, annuisce con la testa e mi si avvicina.
Ci abbracciamo, forte, come non ci eravamo mai abbracciati prima.

"Che sei uno stupido lo capisci?" Mi dice mentre ancora ci stiamo abbracciando.
"Sì, ma che ti amo tu lo capisci?" Le rispondo. E sento che annuisce.
"Buon compleanno, comunque." Mi dice.
"Buon compleanno a te. Mi sei mancata, cazzo. Non ce la facevo a stare ancora senza te e a lasciarti da sola il giorno del tuo compleanno."
"Non hai festeggiato da devasto con i tuoi amici come ogni anno?"
"Non riuscivo. Pensavo solo al fatto che fosse anche il tuo compleanno e tu eri qua da sola, così ho deciso di partire stamattina e venire qua. Tu piuttosto, mi hai detto che non eri a Bologna, mi stava prendendo male, ma sarei arrivato anche con tutta 'sta roba a Vicenza, sappilo."
"Ti avevo visto. Volevo farti uno scherzo. Sono stata da cani senza parlarti, scusami anche tu. Sono scema pure io."
"Chi si assomiglia, si piglia." Rido e ci stacchiamo finalmente dall'abbraccio.
"Lo vuoi vedere il regalo?" Gli dico, prendendo una scatoletta da una bustina che avevo in mano. No, non è che le avessi chiesto di sposarmi, anche se poteva quasi sembrare così. Gliela do e lei la apre, tutta entusiasta, anche se non ha ben capito cosa sia. "È una collana col ciondolo a forma di Emilia – Romagna, così ovunque tu sia, sarai anche un pochino emiliana anche tu." Sorrido, sperando le piaccia. A quanto pare sì, perché ha un sorriso a 32 denti fantastico. Anche il suo regalo lo stavo amando. È un quaderno, con scritto "Dario Matassa" sulla copertina. Non so come lo abbia trovato, ma lo adoravo. Dentro, nella prima pagina c'era anche una dedica.

Al mio podcaster/scrittore/content creator preferito.
Spero che questo quaderno ti piaccia e ti sia d'aiuto a sfogare tutte le tue più strane idee.
Buon compleanno e buon tutto.
Sii più libero, anche tu.
Ti amo.

Tua, imparanoiata💕


Sapeva che amavo scrivere e che stavo scrivendo una sorta di libro in quel periodo e mi ha fatto questo regalo.
Mi dice "Ti amo." e io le rispondo allo stesso modo. Poi ci baciamo.

Quindi, posso dire "Tutto è bene quello che finisce bene"? Lo spero. Con lei stavo davvero bene. E senza avevo capito che stavo male. 

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