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- Tesoro sistemati quella gonna che è storta.
Mi guardo velocemente allo specchio del bagno e mi sistemo la gonna su un fianco.
- Grazie mamma.
- Ti prego, voglio fare bella figura sai quanto tengo a quell'uomo.- dice mia madre mettendosi il rossetto.
- Si lo so, sarò educata come sempre non ti preoccupare.
Io e mia madre viviamo in un piccolo appartamento, sembriamo sorelle più che madre e figlia, ormai la nostra più che una famiglia è diventata un rapporto di sopportazione tra inquiline.
Mi finisco di sistemare i capelli che tengo sciolti, mi arrivano al seno, sono leggermente mossi e di un marrone chiaro, le mie amiche li invidiano fin da quando ero piccola, forse una delle poche cose che mi piace di me perché per il resto sono bassa, circa 1.55 e abbastanza minuta, una persona facile da prendere in giro.
Mia madre è in fibrillazione perché dopo mesi ha programmato con il suo fidanzato un'uscita, forse la prima tutti insieme.
Il suo fidanzato si chiama Roberto e ormai stanno insieme da un anno, durante quest'anno l'ho visto poche volte ma ho scoperto solo ultimamente che ha una figlia, la sua esistenza ormai ha lo stesso sapore di quella di babbo natale e del coniglio di Pasqua, nessuno li ha mai visti ma c'è chi dice che esistano.
Mia madre si chiama Lucia ed è più giovane di lui di qualche hanno ma ogni volta che li vedo insieme, sembrano una coppia modello oltre che due adolescenti in pieno periodo ormonale.
Immersa nei miei pensieri non mi rendo conto che siamo salite in macchina e che siamo anche arrivate a destinazione.
Mamma scende dall'auto, siamo arrivate al ristorante, un ristorante un po' troppo costoso per il nostro budget e abbastanza fuori dalla città.
Scendo velocemente e mi risistemo la gonna per paura che si sia sollevata di nuovo e entriamo nel ristorante.
Osservo mia madre scrutare la sala fino a quando un sorriso le illumina il volto e mi rendo conto che ha trovato Roberto.
La seguo verso il tavolo e lui si alza, con lui anche la figlia.
È una ragazza alta, probabilmente 1.70, capelli corti e indossa una camicia bianca sopra a pantaloni neri, ciò che mi colpisce di più sono gli occhi verdi, con scaglie marroni all'interno come se fossero state create per fare contrasto.
- Ragazze dovete presentarvi solo voi due - dice sorridendo Roberto e mi avvicina a sua figlia, nel frattempo ne approfitta per baciare mia madre con desiderio.
- Io sono Hazel.
Le allungo una mano e lei la prende stringendola.
- Piacere Alexandra.
Ha uno sguardo tra il duro e il menefreghista ma io le sorrido lo stesso prima di togliere la mano dalla sua e mettermi a sedere.
- Siamo felici che finalmente vi conosciate.
Dicono insieme per poi scambiarsi uno sguardo complice come per dire "ora è il momento".
- Ragazze dobbiamo dirvi una cosa e forse all'inizio vi sembrerà strano o difficile, ma è ciò che vogliamo e speriamo possiate rispettare le nostre decisioni. - dice Roberto guardandoci.
- Abbiamo deciso di vivere insieme quindi io e Hazel ci trasferiremo a casa vostra.- ora è mia madre a parlare e io la fisso sbattendo le palpebre.
- Sei seria? - dico guardandola, credo di essermi morsa l'interno guancia perché comincio a sentire un lieve sapore metallico in bocca o forse è solo rabbia.
- Si tesoro so che sarà difficile ma ci ambienteremo.
- Comunque avrai una stanza tua perché è grande la casa e potrai riempirla come vuoi, sarà accanto a quella di Alexandra.
Mi volto verso di lei quasi mi fossi dimenticata della sua presenza.
- Quindi dopo anni avrò una sorella rompiballe nella stanza accanto.- dice lei mangiando.
- Alexandra! - la rimprovera Roberto.
- Va tutto bene la cosa è reciproca. - dico io un po' infastidita. E torniamo tutti a mangiare ma ormai mi si è chiuso lo stomaco e mangio poco e niente fissando il mio riflesso nel bicchiere.
In quella casa ci sono cresciuta, ho riso, ho pianto, è stata il mio rifugio quando ho perso mio padre e mia madre ha deciso di farmi fare questo salto all'improvviso? Non mi guarda nemmeno o mi chiede niente e io infondo me ne frego poco come sempre, "siamo inquiline non una famiglia" mi ripeto cercando di contenere le lacrime.
- Sta sera starete da noi così magari vedi la casa Hazel e ti ambienti un po.
- Ma non ho niente dietro.
- Ti presterà tutto mia figlia.
- Belle queste decisioni prese senza dirmi niente- sospira la ragazza.
- Dillo a me...- concludo io.

Arrivati a casa loro mi rendo conto di quanto sia realmente grande, è una villa con giardino, stile barocco ma non mi stupisco visto che Roberto è a capo di una delle aziende più influenti del paese.
Entriamo nella casa e mi ritrovo in un ingresso ampio con in mezzo una rampa di scale che porta ai piani superiori.
I due piccioncini salgono senza tante smancerie e Alexandra mi guarda.
- Dai vieni con me.- dice e comincia a salire le scale poi apre una porta.
- Questa è la tua stanza ma prima vieni con me che ti dò qualcosa da mettere.
La seguo in camera sua senza dire niente e dopo qualche minuto mi porge una felpa leggera e un paio di pantaloni da calcio, è fine agosto quindi si sta bene.
- Grazie- dico uscendo dalla sua stanza però mi fermo e mi giro verso di lei - l'ultima cosa..il bagno dov'è?
- Infondo al corridoio a destra, nell'armadio ci sono degli asciugamani.
Annuisco e vado in bagno dove mi cambio velocemente per poi tornare in camera.
Inutile dire che la camera mi metta ancora più tristezza, è grande e vuota, c'è solo il letto, una scrivania e un armadio.
Sospiro e mi siedo sul letto, mi rigiro per un ora poi mi arrendo e mi alzo facendo un giro della stanza.
Solo allora mi accorgo di alcuni libri sulla scrivania e ne prendo uno "orgoglio e pregiudizio" cominciandolo a leggere.
Passo la notte così tanto che la mattina quando scendo in cucina ho gli occhi contornati di nero ma nessuno sembra accorgersene. Il lato positivo è che ho finito il libro e mi è piaciuto.
- Allora ragazze avete dormito bene ?- chiede Roberto guardando me e Alexandra.
- Come sempre- risponde lei e io annuisco ricevendo uno sguardo compiaciuto da Roberto e uno stranito da Alexandra.
- Hai delle occhiaie così marcate che sembra ti abbiano preso a pugni.- mi sussurra.
- Magari è davvero così.- sbadiglio. Non mi sono nemmeno rivestita, sto troppo bene in questi vestiti anche se sono larghi o forse sono solo troppo stanca.
- Sono sgattaiolata via e sono andata a fare a botte.- dico guardandola.
Mi prende la mano destra e la guarda.
- Avresti le mani rotte.- osserva.
- Poi mi ucciderebbero subito, mi hai vista no? Se mi tiri un pugno mi mandi all'ospedale.
Ride e scuote la testa lasciandomi la mano.
- Se ti tiro un pugno mio padre mi caccia di casa.
- Ho gli occhi già neri non lo noterebbe nessuno.
Sorride.
- Mamma oggi che vuoi fare?
- Torniamo a casa che prepariamo gli scatoloni per traslocare.
- Di già?
- Sì tesoro.
Sospiro ma annuisco.
- Mi vado a vestire così ti ridò i vestiti.- dico rivolta a Alexandra che però scuote la testa.
- Tienili. Me li darai un'altra volta.
- Grazie.
Sorrido appena poi salgo per sistemarmi i capelli e torno a casa con mia madre.

Ridipingimi Il CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora