Passo la giornata in sala con la televisione al massimo per non sentire qualsiasi cosa stiano facendo, solo dopo cena hanno la decenza di farsi vedere.
- Ma amore non posso restare a dormire da te?
- No lo sai o accetti questo o non accetti niente.
- Va bene come vuoi a me basta stare con te.
- Ci vediamo nei prossimi giorni allora.
- Ciao amore.
Quando esce di casa abbasso il volume della televisione.
- Avevi paura di non sentire bene i dialoghi tenendo il volume così alto?
- Per caso vi ho disturbate Alexandra?- dico scandendo il suo nome.
Si mette in piedi davanti a me e mi solleva il mento con due dita.
- Ti ho detto di smetterla di chiamarmi così nana.
Le tolgo le mani dal mio viso.
- Ti ho lasciato la cena in forno.
Dico tornando a guardare la tv, lei mi guarda ancora stupita per qualche istante poi va in cucina prende la teglia con l'arrosto che avevo lasciato in forno e viene a mangiare sul divano accanto a me.
Non ci rivolgiamo la parola, tra di noi un metro di spazio e il silenzio riempito dalla tv e dal ticchettio della forchetta sulla teglia mentre mangia.
Dopo mezz'oretta sbadiglio e guardo l'ora sul telefono.
- Io vado a dormire domani esco con un mio amico e sto fuori a pranzo è il giorno giusto per invitare la tua tipa.
Ride guardandomi.
- Si hai ragione.
- Posso farti una domanda? - dico alzandomi.
- Dipende.
- Perché non la fai restare a dormire?
Mi guarda come se le avessi fatto una domanda inaspettata.
- Perché dormire con qualcuno per me vuol dire tenerci davvero a quella persona.
Ora sono io a guardarla stupita.
- Quindi sotto quella corazza di antipatia nascondi un cuore.- le sorrido.
- Se lo dici in giro ti perseguito sappilo.
- Non lo farò tranquilla.
- Aspetta Hazel - si alza venendo verso di me -dammi il tuo telefono.
Cerco il telefono in tasca e glielo dò, lei lo prende e mentre digita i numeri la osservo, il ciuffo le ricade sul viso e noto i suoi occhi scorrere sullo schermo, poco dopo me lo ridà.
- Ti ho scritto il mio numero così se succede qualcosa mi puoi chiamare.
- Allora ti preoccupi davvero.
- No è che se ti succede qualcosa la colpa è mia. Non ci sperare troppo nana.
Torna a sedersi sul divano a guardare la televisione e mi lascia a me stessa, così torno in camera.
Una volta in camera preparo le cose per il giorno dopo, esco con il mio migliore amico, Davide e conoscendolo potrebbe portarmi in mezzo ai maiali a saltare nel fango, perciò metto i soliti vestiti per evitare l'ennesima ramanzina di mia madre che si è stufata di vedermi pulire i vestiti, come se la fatica la facesse lei.
I vestiti consistono in un paio di leggins neri e una maglia a maniche corte lunga.
Mi butto a letto e mi addormento subito, mi sono ambientata velocemente a questo letto, il materasso è comodissimo e ora la stanza sembra più mia, mi sento più a casa anche se poco.Il telefono suona in modo ossessivo e mi sveglio di colpo cercandolo a tentoni sul comodino.
- Pronto?
- HAZY SONO QUASI ARRIVATO SVEGLIATI.
- Uffa va bene mi alzo.
Mi alzo e mi vesto velocemente, nel mentre Davide comincia a suonare come un ossesso al campanello quindi esco di corsa dalla stanza e corro giù.
- Chi diavolo è?
- Il mio migliore amico.
- Dovresti dirgli che basta suonare una volta massimo due.
Sbuffo e vado ad aprire.
- Ehi piccola finalmente.
Mi solleva da terra abbracciandomi e rido anche se vorrei menarlo.
- A che ora pensi di tornare?
Dice Alexandra comparendo sulla porta della cucina con una ciotola di cereali in mano.
- Non lo so è importante?
Dico guardandola mentre mangia tranquilla.
- Per sapere quando mandare via Chiara.
Mi volto verso Davide, lui solleva le spalle.
- Facciamo che ti mando un messaggio.
Dico tornando a guardare Alex.
- Va bene lo aspetterò con ansia.- dice ironica mentre torna in cucina.
- Dai andiamo. - dico prendendo le chiavi di casa e mettendole dentro la borsa.
- Simpatica tua sorella.
- Non è mia sorella, comunque sì non è esattamente la simpatia fatta a persona.
- Vi abituerete forse.
- Lo spero.
- Non pensiamoci ora che ti voglio portare in un posto speciale, prima però ti porto a pranzo perché è quasi l'una. Ma quanto hai dormito!
- Oddio non me ne sono accorta- dico osservando l'orario stizzita - quel materasso è troppo comodo giuro, un giorno te lo faccio sentire.
- Qualsiasi materasso è il paradiso rispetto al tuo vecchio.
Scoppio a ridere ripensando al mio vecchio letto, uno di quelli super silenziosi che ti basta respirare per sentire cigolare anche i lenzuoli.
Mi porta a pranzo in un pub abbastanza fuori dalla città, per fortuna anche la mia nuova casa si trova piuttosto lontano dal centro.
Mangio velocemente il mio panino, dormendo tanto non sono riuscita a fare colazione e io sono quel tipo di persona il cui stomaco è un pozzo senza fondo e la fui fame non si placa mai.
- Dove mi vuoi portare dopo?
Dico mentre aspetto che anche lui finisca il suo panino.
- Non te lo posso dire sennò che sorpresa sarebbe.
- Giusto hai ragione, allora muoviti a mangiare che ho ansia.
Scoppiamo a ridere entrambi e chiediamo il conto.
Litighiamo 10 minuti buoni perché vuole pagare tutto lui ma alla fine vinco io e dividiamo, è assurdo che ci provi ogni volta, ormai sono anni che mi conosce dovrebbe sapere che sono testarda ma so anche che lui non è il tipo che demorde.- Siamo quasi arrivati perciò ora devi chiudere gli occhi.
- E dovrei fidarmi di te Dave?
- Questa volta si.- scoppia a ridere.
Rido anche io poi chiudo gli occhi, camminiamo per qualche minuto buono poi mi fa aprire gli occhi.
- Ecco siamo arrivati.- sorride osservando il parco.
Il mio cuore manca di un battito, siamo nel parco dove andavamo sempre da piccoli a giocare, anche se il nostro "giocare" consisteva nello stare sempre sulle altalene al centro del parco.
Corro verso una di loro, durante gli anni hanno cambiato le strutture per renderle più sicure ma queste altalene sono rimasta sempre le stesse.
Mi siedo sull'altalena e guardo Davide venire verso di me.
- Quanto tempo è che non veniamo qui? - chiedo guardandolo sorridente.
- Troppo tempo eppure è rimasto bellissimo.
Si siede sull'altalena di fianco a me e lo guardo osservare tutto ciò che ci circonda.
- Tutto bene Dave?
- Si tutto bene - si volta verso di me e sorride -è che c'è una cosa...che ti devo dire e ti ho portata qui per farlo, perché mi dà sicurezza.
Mi giro verso di lui leggermente spaventata.
- Okay ora mi stai mettendo ansia davvero. Che succede?
Si alza dall'altalena e si mette di fronte a me.
- Hazy io non ce la faccio più a tenerlo per me, sono anni che va avanti e io.... ti amo...- mi prende le mani - voglio essere di più per te che solo un amico.
Lo guardo a bocca aperta per qualche secondo non ho parole, non me lo aspettavo, o forse si ma non pensavo sarebbe mai arrivato questo giorno.
- Dave io non provo lo stesso...
- Magari perché mi hai sempre visto come un amico ma se ci provassimo magari col tempo...
- Dave sono lesbica.
Chiudo gli occhi e sospiro triste dopo averglielo detto.
- Non me l'hai mai detto..
- Ogni volta che ti volevo parlare succedeva qualcosa per cui o dovevi andare via o ti chiamavano e mi è passata la voglia. Una sera ti ho chiamato per dirtelo e te l'ho detto ma evidentemente eri ubriaco e te lo sei dimenticato il giorno dopo.
- Ah...quindi non è uno scherzo.
- Ti pare che io stia scherzando?? Mi conosci da sempre.- dico guardandolo seria con un tono leggermente disperato.
- Hai ragione...
- Mi dispiace..ma non so che farci.
- Sinceramente mi fa un po' schifo.
- Ma come...
- Ma non per il fatto di essere lesbica, cioè quello in parte ma perché non me l'hai detto.
- Non è una cosa facile da dire per me e ogni volta che ci provavo sembrava che il destino volesse che non lo dicessi.
- Non mi dire niente non voglio ascoltarti.
- Dave...
- Basta è meglio se vai, non voglio nemmeno vederti.
- Non mi ricordo nemmeno la strada..
- La cerchi.- dice e poi scompare tra gli alberi.
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Ridipingimi Il Cuore
RomanceAlexandra 20 anni, Hazel 18. La madre di Hazel si innamora di un importante uomo d'affari, Alexandra è sua figlia. Sono due ragazze apparentemente diverse, due mondi distanti, che quando entreranno in contatto non potranno vivere l'uno senza l'altro...