XXXIII

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Hazel's pov

Usciti dalla mostra Davide mi porta nel parcheggio subito dietro l'angolo.
- Spero che ti vada di faticare. - dice indicando due biciclette attaccate ad un palo - se non ti va dovrai farlo lo stesso.
- Cos'hai in mente? - chiedo sorridendo andando verso una delle due biciclette col sellino più basso.
- Fidati di me, sarà un giro particolare, ma soprattutto sarà una sorpresa. - risponde staccando entrambe le biciclette.
- Mi piace, non so quali siano i tuoi piani ma mi piace. - dico montando sulla bici e mi affianco a lui.
- Perfetto allora cerca di starmi dietro!
- urla lui cominciando a pedalare.
- Semmai non andare troppo lento che ogni volta devo fermarmi per aspettarti.
- Questa me la segnoo. - dice e comincia a pedalare più velocemente.
Gli sto dietro ridendo e mi porta in quella che dovrebbe essere la prima tappa.
La sala giochi.
- Non veniamo qua da un po' e abbiamo una sfida in sospeso ricordi? - mi chiede scendendo dalla bici seguito da me.
Mentre le leghiamo rido ripensando all'ultima volta in cui siamo stati lì.
Avevamo deciso di provare la pedana per ballare, quella con le frecce che solitamente porta a morte certa o minimo a qualche osso rotto.
Ma aveva perso per un punto. Avevamo fatto più di 15 partite e usciti da lì eravamo più sudati che dopo una maratona.
- Sei sicuro? Vuoi perdere ancora? - gli chiedo mentre entriamo.
- Nono, mi sono allenato negli ultimi giorni sai? Oggi vincerò io. - mentre andiamo verso la postazione saluta tutti i ragazzi della sala giochi.
- Allora non scherzi. - lo osservo sbalordita.
- Assolutamente no. Ho cercato qualcosa da fare mentre non c'eri e trovare un modo per batterti mi è sembrata la soluzione migliore.
- E va bene allora sfatiamo questo mito. - esordisco salendo sulla pedana.

Facciamo 5 partite e vince lui 4 volte, alla fine mi fermo appoggiandomi ad una colonna e lo guardo stupita.
- Ma sei diventato un mostro, ti porterò alle gare di ballo quando le faranno, ti iscrivo con l'inganno. - dico ridendo poi lo abbraccio.
- E non siamo neanche tanto sudati. - dice spingendomi con una mano sulla schiena fuori dalla sala giochi.
- Quante tappe faremo? - chiedo salendo in bici.
- Non te lo dico. Dai andiamo. - ride e partiamo di nuovo spostandoci di poco rispetto al punto in cui eravamo. 
Mi porta nella gelateria meno famosa della città, che però, a mio parere, è tra le più buone e di gelati ne ho mangiati tanti.
Prendiamo due coni poi ci sediamo fuori nelle poltroncine vuote che davano su un parco.
Per fortuna il parco non è vuoto, c'è ancora qualche bambino che gioca aspettando di tornare a casa e questo aiuta a rendere più allegro questo posto che in caso contrario sarebbe desolato.
- Volevo parlarti a cena ma visto che siamo qui ora te lo dico subito. - comincio guardandolo - io e Alex abbiamo deciso di andarcene, andiamo da sua madre non è lontanissimo da qui però non ci vedremo sempre...
- Lo so che hai paura io la prenda male Haze ma io non posso che esserne felice se vedrò felice te finalmente. Sarò sempre qui e anzi verrò, ho la moto ora non ci metto molto. Non cambierà nulla, tu mi chiami io corro.
- Ti voglio davvero tanto bene. - dico passando un braccio sotto al suo e mi avvicino.
- Te ne voglio anche io, tanto - mi lascia un bacio sulla fronte dopo essersi accuratamente pulito la bocca con un tovagliolo - e spero che questo pomeriggio ti ricordi quanto stai bene con me e che dovremo vederci ancora.
- Lo sai che vorrò vederti sempre, non puoi allontanarti da una persona che è stata così tanto da un momento all'altro. - lo tranquillizzo e gli dò un bacio sulla guancia, sporcandolo di cioccolato poi lo aiuto a ripulirsi ridendo e ripartiamo.

Pedaliamo per un quarto d'ora e raggungiamo un laghetto appena fuori dal paese.
- Mi ricordo poco questo posto. - dico cercando di collegare i ricordi con ciò che ho davanti.
- Ci siamo venuti qualche volta quando eravamo piccoli ma sicuramente ti ricorderai meglio quegli alberi là giù, dove ci arrampicavamo sempre.
Mentre mi spiega osservo il punto indicato dal suo dito e mi illumino sorridendo involontariamente.
- Ora mi ricordo, è stupendo - dico emozionata - e cosa dovremmo fare? Arrampicarci? - chiedo guardandolo.
- Assolutamente sì. - ride e mi precede verso gli alberi.
Mentre osserva un albero io mi arrampico su un piccolo albero nodoso accanto a quello.
- Quasi più agile di allora. - osservo appoggiandomi con la schiena al tronco.
- Ehi ma io scherzavo - scoppia a ridere - ma non posso restare a guardare mentre ti diverti perciò...
Così dicendo cerca di salire sull'albero accanto al mio scivolando un paio di volte per poi arrendersi e decide di salire sul mio con l'aiuto della mia mano.

Dopo aver chiacchierato sull'albero facendo a gara a chi vede più cose da lontano, scendiamo.
- Vediamo se sei ancora brava anche in questo. PRENDIMII. - urla cominciando a correre.
Corriamo attorno al lago inseguendoci, sembra essere tornato tutto a qualche anno prima, come se non fossimo mai cresciuti, come se niente fosse cambiato. Senza stress, paure, dolori, solo risate e libertà.
Rivivere questi momenti a volte aiuta a sostenere il peso della realtà.
- Dobbiamo fare più spesso cose del genere. Tornare in questi posti. - gli dico mentre torniamo alle biciclette.
- Sì ne ho in mente molti altri. - mi sorride e poi inforchiamo le bici andando verso la pizzeria.
Sporchi di fango, sudati ma felici.
Mangiano la pizza senza smettere un attimo di sorridere e senza badare alle occhiate strane della gente che ci osserva in quelle condizioni, come se non ci lavassimo da non si sa quale secolo.

Mi offre la pizza poi mi accompagna a casa. Sulla porta lo abbraccio come mai ho fatto prima.
- A presto piccola Hazel se non mi scrivi tutti i giorni, ti vengo a cercare e non ti lascerò dormire suonando il clacson a ripetizione sotto casa tua. - dice serio prima puntandomi un dito contro.
- Non dovrai sprecare il fiato del clacson tranquillo, non ti libererai di me tanto facilmente, ovunque io sia. - lo rassicuro abbracciandolo forte.
- Ovunque tu sia. - sussurra stringendomi altrettanto forte a lui.

Lo guardo andare via, sorridendo e con le lacrime agli occhi.
Osservo il tramonto in lontananza, le giornate si stanno accorciando, arriva l'autunno poi arriverà l'inverno ma sono sicura che mai nessuna stagione sarà bella come quelle che verranno ora che finalmente tutto cambierà.
Il pomeriggio con Davide mi ha fatto ricordare la persona che ero, mi fa pensare a mio padre, al passato e sorriso inconsciamente, una strana consapevolezza mi scalda il cuore.
Apro la porta di casa, salutando ancora una volta il tramonto e entro.

Ridipingimi Il CuoreDove le storie prendono vita. Scoprilo ora