Capitolo 24

1.8K 54 0
                                    

Stefano

Il profumo di mia sorella aveva già invaso il grande salone. Io e Laura ci scambiammo un'occhiata eloquente e poi lei si avvicinò a Vanessa, abbracciandola. Lei ricambiò l'abbraccio con discreto entusiasmo, che da lei era già una gran cosa. Mia zia Giovanna si mise a saltellare "La mia nipote femmina preferita!" e dopo si precipitò da lei, seguita da mia nonna, per andare a salutarla.
Mia madre camminò verso di lei con compostezza e con rigidità, non si smentiva mai. Vanessa aveva preso tutto da nostra madre.
Io, ovviamente, fui l'ultimo a salutarla. Mi avvicinai a lei con un passo lento e le mani in tasca, per poi farle un cenno con la testa "Ciao, Vanessa"
"Ciao, Stefano" lei imitò il mio comportamento.
Mia zia Giovanna, che era a nemmeno venti centimetri da noi, ci guardò confusa "Abbracciatevi!"
Solo per te, Laura.
Mi abbassai per abbracciarla molto goffamente, cercando di sfiorarla il meno possibile. Lei si irrigidì e mi diede qualche pacca sulla schiena come per dire di togliermi. Fui più che felice di obbedirle, per poi allontanarmi ancora di più raggiungendo Laura.
"Ora siamo tutti insieme!" fece mia zia Giovanna "Se solo zia Rita fosse qui per vedervi"
Come faceva ogni volta che eravamo tutti al completo, iniziò a parlare della sorella defunta ripetendo le stesse cose che diceva ogni volta: il suo affetto verso di noi, i suoi principi e il valore che dava alla famiglia. Ogni singola volta.
"Ben detto, Giovanna!" fece mia madre annuendo troppo platealmente "Rita... che riposi in pace"
Guardai un punto fisso su un muro ed inspirai, cercando di mantenere la calma. Persino la vista di quella che era stata la mia casa per tutta la vita mi dava fastidio: non mi era mai piaciuta. I mobili, i quadri, i tappeti, tutte le decorazioni Erano troppo preziose. I muri bianchi erano tappezzati di quadri con cornici d'oro. C'era anche qualche foto della nostra famiglia, anche se mia madre aveva tolto ogni foto contenente anche mio padre. I divani del salone, invece, sembravano usciti da un palazzo reale per quanto fossero antichi e lussuosi. Per non parlare delle statue che mia madre aveva fatto scolpire apposta. Una era di Dante Alighieri, dato che ne era quasi ossessionata, mentre l'altra raffigurava mia sorella Vanessa (un regalo di compleanno di mia madre per la mia amatissima sorella), ma per fortuna era stata messa nel garage per far spazio ad un pianoforte che nessuno ha mai suonato, ma secondo mia madre era di grand effetto accanto al grande camino che veniva acceso pochissime volte.
Davanti ai divani c'erano dei tavoli di vetro, sui quali era presente anche l'unico accenno di modernità: delle riviste di moda e il telefono cellulare di mia madre. La sala da pranzo era leggermente più piccola del salone, e a livello dei colori era identica. C'era un tavolo di legno di ciliegio che faceva posto a quattordici persone: dodici su due lati del tavolo e due a capotavola. Le persone si sedevano su delle sedie dello stesso legno del tavolo. In più, c'era una credenza piena di porcellane che io ho sempre odiato.
La cucina era altrettanto grande ma più moderna, ma solo perchè mia madre voleva sempre avere tutti gli elettronici di ultima generazione. Il primo piano, invece, occupava il bagno principale, quattro camere da letto (munite di bagno in camera) e uno studio enorme.
Tutti i miei compagni di scuola hanno sempre amato quella casa, che loro chiamavano la villa per le sue dimensioni, perchè era, appunto, grande, e anche relativamente vicina al centro di Siena, quindi non era isolata.
"Vanessa, hai un po' esagerato col profumo" commentò Laura in modo scherzoso.
"E tu non te ne sei messa affatto" commentò lei acida.
"Non ha bisogno del profumo" feci io cingendo le spalle di Laura "Lei ha un buonissimo odore"
Vanessa si era sempre sentita superiore perchè era la più grande di tutti e tre "Mhm" arricciò le labbra per un secondo, poi si tolse gli occhiali da sole che le coprivano gli occhi e li rimise nella borsa firmata.
Mia madre, ovviamente, si affiancò a Vanessa "Comportatevi bene" stava rimproverando più me e Laura che Vanessa.
"Cosa si mangia, mamma?" Laura aveva costantemente fame.
"Andremo in un ristorante" rispose mia madre, impassibile.
"Ah, non mangiamo a casa?"
"Perchè dovrebbe mettersi a cucinare?" Vanessa era arrivata da cinque minuti e già mi aveva fatto saltare i nervi.
Mia sorella Laura le fissò incredula, poi guardò me come per cercare un qualche supporto.
"Pensavamo di pranzare tutti a casa, tranquilli, dato che saremmo andati al ristorante questa sera per la cena della Vigilia" provai a spiegare a parole l'incredulità di Laura, ma ottenni due occhiatacce: una di mia madre e una di Vanessa. Mia nonna e zia Giovanna, invece, erano sedute sul divano a chiacchierare.
"Che c'è?" fece Vanessa "Il tuo stipendio da professore del liceo non ti permette di andare due volte in un ristorante lo stesso giorno?" non era una questione di soldi, perchè potevo permettermi quello e molto di più, io avevo solo specificato come mai Laura fosse rimasta un po' stranita, dato che lei voleva pranzare a casa.
"E il tuo stipendio da segretaria ti permette di essere una stronza?" tutti si girarono a guardami con un'espressione inorridita, tranne Laura che provava disperatamente a non ridere.
"Stefano!" urlò mia nonna "Chiedi subito scusa a tua sorella!"
"Ha iniziato lei" sembrava di essere tornati bambini.
"Lasciatelo stare" fece Vanessa "Non riesce nemmeno a capire che non sono una semplice segretaria"
"La segretaria dell'amministratore delegato di un'importante società!" mia madre le cinse le spalle accarezzandole il braccio "Non è cosa da poco"
Alzai le mani in segno di falsa resa "Ah allora scusa! Cambia davvero molto, errore mio"
"Non prendermi in giro" Vanessa strinse gli occhi "Ed è quasi ora di pranzo, perciò abbiamo deciso in che ristorante andare?"
"Andiamo a mangiare a Piazza del Campo!" mia zia Giovanna si alzò subito dal divano.
"Non ti cambi, Stefano?" fece Vanessa guardando i miei jeans e la mia felpa verde petrolio a tinta unita.
Laura, che di solito cercava di essere la mediatrice, mi diede una pacca sulla spalla "Vestito così sta benissimo!"
"Stefano vai a cambiarti" esordì mia madre, guadagnandosi una mia occhiataccia "Mettiti una camicia"
Vanessa mi guardò trionfante, mentre io sapevo che se volevo sopravvivere alla giornata senza avere un crollo di nervi, dovevo cercare di adattarmi. Iniziai a cambiare idea sul far venire Elena al matrimonio di Laura: non era pronta a conoscere la mia famiglia, dovevo prima prepararla psicologicamente. Entrai nella mia vecchia camera, che non era cambiata di una virgola: stesse pareti bianche, i poster che avevo appeso da ragazzo erano sempre lì con qualche foto che avevo incorniciato. L'armadio enorme marrone era ancora davanti al letto ad una piazza e mezzo, il cui copriletto era l'unico elemento variato durante gli anni: mia madre lo cambiava periodicamente. Aprii la valigia che avevo posato ai piedi del letto e mi tolsi la felpa restando a torso nudo. Presi una camicia bianca ben piegata dalla valigia e iniziai ad infilarmela proprio quando qualcuno aprì la porta di scatto.
"Sono impossibili!" mia sorella Laura entrò nella stanza gesticolando come una pazza "Non le..." si bloccò mentre mi guardava "Ma sei andato in palestra? Sei messo bene"
"Smettila" finii di abbottonarmi la camicia e poi presi un maglioncino blu.
"Mi piace quel maglione!"
"Me lo hai regalato tu" le feci notare, ma lo sapeva già.
"Per questo mi piace"
Chiusi la valigia e mi avvicinai a mia sorella, prendendole le spalle con le mani "Qual è il problema ora?"
"Non so come dire alla mamma di essere incinta"
"Non farlo oggi, se non vuoi. Puoi dirlo domani a pranzo"
"Ma vorranno bere del vino oggi!"
"Berrò io per te, oppure puoi dire di non volerlo"
"Lo berrai tu per me, non accetterebbero un no come risposta"
"Andiamo ora" le cinsi le spalle e iniziai ad incamminarmi con lei verso il piano terra "Altrimenti ci biasimeranno per essere arrivati in ritardo"
Mia sorella si mise a ridere, mentre io provavo a prepararmi ad affrontare la giornata.

Amore Proibito 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora