Capitolo 36

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Stefano

Per un momento il mio cuore si fermò, però sorrisi comunque al fratello di Elena avvicinandomi a lui.
"Di cosa vuoi parlarmi?" chiesi mantenendomi ad una distanza di sicurezza.
Inspirò e mi guardò, bevendosi un sorso della birra che aveva in mano "Tu ami mia sorella, Stefano?"
Ecco, voleva farmi il discorso.
"La amo più della mia stessa vita"
Fece schioccare la lingua contro il palato, come se fosse scettico. Non mi piaceva quando venivano messi in dubbio i miei sentimenti per Elena, però forse invece delle parole dovevo pensare ai fatti: potevo dire di tutto, ma lui mi avrebbe creduto solo se gli avessi davvero dimostrato di amarla. Il problema era che non sapevo come fare: ero in grado di dimostrarlo ad Elena, ma a lui?
"Non è che non ti credo" fece "È che non mi piace il modo in cui è nata la vostra relazione"
"Lo capisco" replicai io.
"Lei ti ama con tutta se stessa, lo sai?"
Annuii "Sì"
"Sarebbe disposta a danneggiarsi pur di proteggerti" fece una pausa "Non voglio che accada"
"Non lo permetterei mai" cercai di rassicurarlo "Mai"
Ci furono dei secondi di silenzio in cui ci guardammo negli occhi, sembrava che stesse pensando bene a cosa chiedermi, come se ne dipendesse la sua vita "Lei è mia sorella, l'unica che mi rimane" mi intristii per lui: voleva proteggere l'unica sorella ancora in vita.
"Non voglio che soffra" continuò a parlare a voce molto bassa, come qualcuno che è sull'orlo del pianto.
"Non voglio farla soffrire" avevo abbassato anche io il tono di voce involontariamente.
"Accadrà, accade sempre"
Il pensiero di tutte le volte in cui Elena è stata male a causa mia si fece largo nella mia mente, ma lo scacciai come si scaccia un insetto fastidioso "Troverò il modo per mandare via quella sofferenza"
"Ne sei davvero sicuro?"
"Luca" dissi piano "Io so che a te non basterà niente di quello che ti dirò e che forse non mi crederai mai, ma te lo dico lo stesso: io amo Elena più di quanto ami me stesso. Io voglio lei, io ho scelto lei e continuerò a sceglierla per il resto della mia vita, perchè l'amerò per sempre, anche se lei un giorno non mi amerà più"
Se fosse rimasto colpito o no dal mio discorso, non lo diede a vedere, anzi, si soffermò su qualcosa che non volevo approfondire "Pensi davvero che un giorno non ti amerà più?"
"Penso che le persone e i sentimenti possono cambiare e che un giorno potrebbe non amarmi più. Non spero che accada, ma potrebbe succedere e anche se accadesse, io continuerei ad amarla"
Claudia scese le scale e si avvicinò al fidanzato, ma Elena non c'era.
Un cenno di Luca mi fece capire che la conversazione fosse finita, così mi congedai con un semplice "Vado a cercare Elena"
Salii le scale di fretta, cercando di allontanarmi da Luca il prima possibile. Quella conversazione era inevitabile, ma ora che l'avevamo fatta potevo stare molto più tranquillo.
Nel corridoio del primo piano c'era solo una porta aperta e andai verso di essa; non appena vidi Elena seduta su un letto: ero entrato nella sua camera.
Era seduta sul suo vecchio letto con la schiena appoggiata al muro, si era tolta le scarpe e aveva incrociato le gambe. Sembrava immersa nei suoi pensieri, poi appena percepì la mia presenza mi guardò e raddrizzò la schiena "Ciao"
"Ciao" replicai io, osservando la stanza: le pareti erano di un rosa così chiaro che quasi tendeva al bianco, c'erano delle librerie di legno bianco stracolme di libri che sembravano sul punto di esplodere e accanto alla porta d'ingresso c'era una grande scrivania anch'essa di legno bianco con una sedia nera di pelle con le ruote. Le pareti, nei punti in cui non c'erano le librerie, erano piene di foto. Il letto era accostato al muro ed era ad una piazza e mezza. Non c'era nessun armadio nella stanza, ma ne capii subito il motivo: in un angolo c'era una porta di legno bianco aperta che lasciava intravedere la cabina armadio.
Mi avvicinai ad Elena sedendomi accanto a lei "A cosa stai pensando?"
Lei scrollò le spalle "Sembrano secoli da quando questa era la mia camera"
Rimasi in silenzio, in attesa che lei continuasse "Avevo sedici anni quando ti ho incontrato e ora ne ho quasi diciannove. Il tempo passa"
"Sei ancora giovane, Elena"
"Non è per quello" mi rispose "È che il tempo passa e ho paura di non essermi goduta tutto. Mi sembra solo ieri che iniziavo il terzo anno di liceo, solo ieri che io e te ci baciavamo per la prima volta, mentre sono passati due anni. E sembrano pochi, ma non lo sono. Due anni fa mia sorella era ancora viva, due anni fa la mia famiglia sembrava ancora una famiglia: mia madre mi diceva ancora cose come entra dentro casa o ti raffreddi oppure non fare tardi stasera" fece un sospiro "Il pensiero di finire l'ultimo anno di liceo a Milano mi intristisce così tanto che ho quasi sempre voglia di piangere quando vado a scuola"
Nostalgia, ecco il problema.
"E questa è ancora casa mia, ma sembra non esserlo più" continuò "Questa è ancora la mia camera, ma non ci dormo da tanto tempo"
In quel momento Elena si trovava in quella fase della vita in cui si incomincia a capire che si è diventati grandi e si pensa con nostalgia a tutta la propria adolescenza, intristendosi per la fine di essa e chiedendosi se ha fatto tutto quello che poteva fare.
"Capisco come ti senti" le dissi stabilendo un contatto visivo "Ti sembra la fine di qualcosa: ultimo anno di scuola, la casa dell'infanzia nella quale non dormi più. Ma non è la fine, Elena"
"È l'inizio di un nuovo capitolo e bla bla bla" mi vece il verso ridendo.
"Ma è vero!" mi difesi io ridendo a mia volta "È vero"
Lei si mise a fissarmi per un po' "Mia sorella sarebbe impazzita sapendo che io e te stiamo insieme. Impazzita nel senso buono del termine"
"Ah sì?"
Lei annuì "Sì, sicuramente avrebbe fatto qualche battuta ma di certo mi avrebbe appoggiata"
Il suo labbro inferiore iniziò a tremare e lei distolse lo sguardo "E comunque sei un cretino"
"Perchè?" chiesi confuso, iniziando a chiedermi cosa avessi fatto di sbagliato.
"Perchè nemmeno io smetterò mai di amarti"
Capii tutto in pochi secondi "Hai sentito tutto?"
"Certo che ho sentito tutto! Ti aspettavi davvero che ti avrei lasciato parlare con mio fratello senza origliare?"
Scossi la testa "Avevo la situazione sotto controllo"
"Ma se sembrava che stessi per morire da un momento all'altro"
"Tuo fratello incute paura quando vuole"
Lei scoppiò in una fragorosa risata e il labbro inferiore smise di tremare "Lo so bene. Volevi chiamarlo signore, vero?"
Feci una smorfia che le fece capire la risposta e lei rise di nuovo "Idiota"
"Idiota? Non ero così nervoso da così tanto tempo!"
"Ehi! Tu hai sopportato una cena, io devo stare con la tua famiglia per dei giorni!"
Il matrimonio, quasi me n'ero dimenticato "Oh, fidati, non ti sembrerà una famiglia"
Lei mi guardò un modo confuso ed io cambiai argomento "E così questa è la tua camera" mi guardai intorno "Molto interessante"
"Ti piace?" mi chiese lei alzando un sopracciglio.
"Molto"
"Sai..." avvicinò il suo viso al mio "Su questo letto ho pensato davvero tanto a te"
"Ah davvero?"
"Sì, pensavo a quanto fossi frustrata perché non potevo averti. Teresa si è dovuta sorbire ore e ore di discorsi su noi due"
"Poverina"
"E mi sono seduta su questo letto per fare una lista di pro e contro su di te e Mattia"
Serrai la mascella sentendo quel nome "Davvero?"
Fece un debole cenno con la testa "Sì ma l'ho buttata dopo dieci minuti" accorciò la distanza tra le nostre labbra ancora di più "E su questo letto ho anche pensato a come sarebbe stata la nostra prima volta"
Non me la immaginavo su quel letto a fare certi pensieri, però mi eccitava. Poi, improvvisamente, mi venne in mente una cosa "Posso cercare una cosa nel tuo armadio"
Sicuramente quella mia domanda aveva squarciato l'atmosfera sensuale che Elena aveva creato, però lei acconsentì comunque stranita.
Mi alzai ed entrai nella cabina armadio, dritto verso la pila dei maglioni. Quando vidi quel maglione, mi misi a ridere per il ricordo che rievocava e tornai subito da Elena.
Le mostrai il maglione di Hello Kitty che indossava una sera in cui eravamo sul punto per fare l'amore per la prima volta ma venimmo interrotti da una chiamata del fratello di Elena.
Non appena lo vide, si portò le mani alla bocca "Oddio"
"Molto, molto eccitante" commentai io avvicinandomi "Altro che biancheria intima di pizzo, questo supera tutto"
"Smettila di fare lo stupido" stava ridendo "Che ricordi"
"Grazie per il passaggio, Angelo!" imitai la sua voce alla perfezione.
"Dovevo inventare qualche scusa! Il padre di Teresa era la scelta più azzeccata"
"Mi hai addirittura buttato giù dal mio stesso divano!"
"Oh, come ho osato?"
Entrambi ridemmo ed io mi sedetti di nuovo accanto a lei, dandole il maglione "Per il matrimonio di mia sorella potresti metterti questo maglio-" non finii di parlare perché fui zittito dalle labbra di Elena che furono sulle mie prima che io potessi respirare. Non mi dispiacque affatto.
Ricambiai quel bacio e le misi le mani sulle guance, per poi scendere lungo la sua schiena. Elena molto goffamente (e in maniera adorabile) mi fece stendere e si mise sopra di me, continuando a baciarmi. Le sfilai il maglioncino da dentro i jeans e inizia ad esplorare la sua schiena sotto il maglioncino, tirandola a me sempre di più.
Elena iniziò a sfilarmi la cintura dei pantaloni dai passanti, poi però improvvisamente la porta si aprì ed entrambi ci mettemmo a sedere, Elena davanti a me.
Per fortuna era Claudia, che ci guardò molto imbarazzata "Scusatemi" arricciò le labbra "Sono convinta che vi state divertendo, ma se non vi fate vedere subito Luca inizierà ad andare in panico"
"Ricevuto" disse Elena e Claudia se ne andò.
Elena si girò verso di me "Il brivido dell'essere scoperti"
"Non è divertente" sospirai e mi stesi "Se fosse stato tuo fratello probabilmente ora sarei morto"
"Morto no" fece lei "Ma ferito gravemente sì"
"Molto confortante, ora andiamo però"
"Prima che mio fratello ti uccida?"
"Che simpatica che sei" commentai sarcastico.
Lei si era già rimessa le scarpe e stava per uscire dalla stanza, ma io l'afferrai delicatamente per un braccio e la tirai a me, baciandola "Ho bisogno di un po' d'energia per affrontare di nuovo tuo fratello"
Lei mi baciò di nuovo, ma fummo interrotti da Luca che urlava "Elena!"
Entrambi buttammo la testa all'indietro per la frustrazione, poi ci demmo un ultimo bacio e scendemmo al piano terra prima che suo fratello salisse e buttasse giù la porta.

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