Capitolo 59

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Elena

Quel pomeriggio la madre di Stefano, dopo aver cacciato elegantemente i cugini di Stefano con le loro rispettive famiglie, annunciò che non avremmo cenato, dato che il giorno dopo nessuno doveva star male con lo stomaco. Non riuscivo a capire questo suo ragionamento, anche perchè non avevamo nemmeno pranzato e la mia fame prevaleva su tutto.
Stefano mi propose di uscire a mangiare qualcosa fuori e, nonostante non impazzissi per l'idea di rimanere da sola con lui, accettai. Rimanere da soli voleva dire parlare e avevo paura di cosa ne sarebbe venuto fuori.
"Mi raccomando!" fece Carmen, la madre di Stefano "Non mangiate niente!"
"Certo, mamma" Stefano la guardò con degli occhi di ghiaccio e poi mi condusse fuori da quella casa, prendendo le chiavi dell'auto.
Una volta entrati in macchina mi chiesi dove volessi andare a mangiare, ma io lasciai a lui la scelta, dato che conosceva Siena molto meglio di me. Il viaggio in macchina fu silenzioso, parlammo solo quando mi annunciò la destinazione "Andiamo in una braceria in centro, ci andavo con i miei amici ai tempi del liceo e la carne lì era buonissima"
"Va bene" risposi io, appoggiando la testa al finestrino dell'auto.
Il resto della serata passò in maniera abbastanza tranquilla: cenammo senza dire una parola, se non qualcosa sulla temperatura o sull'ottima qualità del cibo. Dopo aver mangiato, proposi a Stefano di fare una passeggiata, principalmente perchè non volevo ritornare in quella casa con sua madre e credevo che anche lui volesse stare il più lontano possibile da quella casa.
Mentre passeggiavamo per le bellissime vie di Siena, Stefano si mise le mani in tasca e iniziò a parlare "E così hai conosciuto la mia famiglia" fece con un sospiro "Mi scuso in anticipo per tutto quello che ti faranno passare mia madre, mia nonna e Vanessa"
"Non preoccuparti" gli feci un piccolo sorriso, ma non mi stava guardando "Ora capisco perchè non parlavi spesso di loro, neanche io lo farei se fossero la mia famiglia" forse ero stata indelicata "Scusa, ho esagerato"
"No, hai ragione" Stefano continuò a guardare dritto davanti a lui "I miei cugini sono tutt'altra cosa, da come hai visto. D'altronde, sono stati cresciuti da mia zia Giovanna"
"Lei mi sembra simpatica"
"Lo è, ogni volta che potevo andavo a casa sua o di zia Rita, però preferivo andare a casa di zia Giovanna perchè almeno stavo con i miei cugini, mentre zia Rita aveva solo una figlia, Lia, però non ci ero molto legato" nonostante tutto, ero felice che mi stesse finalmente raccontando qualcosa della sua infanzia "E quando mio nonno era ancora vivo era tutto migliore. Lui riusciva a tenere a bada mia nonna e mia madre, caratterialmente io sono molto simile a lui. Da quando è morto la situazione è peggiorata"
"Nel mio caso era mia nonna che teneva mio nonno tranquillo" sorrisi al ricordo dei miei nonni "Lei era sempre così calma, mentre lui era come una tempesta, nel senso buono del termine. Si sono amati fino alla fine" una lacrima solitaria scese lungo la mia guancia, ma mi affrettai ad asciugarla.
Stefano si avvicinò a me come per abbracciarmi o prendermi la mano, ma all'ultimo si allontanò e si rimise la mani in tasca.
Non sapevo come mi sentivo a riguardo.
"Vanessa è diventata una versione moderna di mia madre e mia nonna. È come se loro due si fossero fuse, il che rende mia sorella nettamente peggiore e più cattiva"
"Nel profondo i fratelli si vogliono sempre bene, anche se litigano" la mia mente mi fece vedere il volto di Valentina, ma cercai di scacciare quell'immagine.
"Lei..." sbuffò "Quando Laura annunciò alla famiglia di essere incinta, lei si unì a mia madre e mia nonna per farla sentire da schifo, non hai idea delle cattiverie che le hanno detto"
"E tuo padre?" mi azzardai a chiedere, non sperando in una risposta.
"Mio padre è felice per Laura" mi rispose "Mia madre invece aveva chiesto a Laura di non invitarlo al matrimonio, ma lei non ne ha voluto sapere"
"Oh"
"Sì, beh Lui l'ha lasciata per un'altra donna, una che amava davvero. Forse un tempo c'era dell'amore tra i miei genitori, ma si è esaurito col tempo, inoltre mia madre era davvero esasperante. Non lo biasimo per averla lasciata, ma non mi è piaciuto il modo in cui l'ha fatto"
Il mio silenzio lo invitò a continuare "Se n'è semplicemente andato. Mia madre un fine settimana era fuori città con delle amiche, mentre io e Laura eravamo rimasti a dormire da mia zia Giovanna. Quando siamo tornati a casa, lui non c'era più, come tutte le sue cose"
Come ha potuto lasciare i suoi figli in questa maniera?
"Laura è stata quella che ha sofferto di più, Vanessa era già all'università quando è successo e, comunque, ha mantenuto i rapporti con nostro padre fin da subito. Mia madre, se ha sofferto, non lo ha dato a vedere. Era felice per la montagna di soldi che nostro padre ci aveva lasciato e inoltre l'assegno di mantenimento che le mandava, e manda tutt'ora, ammontava ad un sacco di soldi" eravamo arrivati a Piazza del Campo "Poi un giorno arrivarono a casa le carte del divorzio, con la divisione dei beni e tutto... Quella fu la prima volta che mia madre, Laura ed io rivedemmo mio padre dopo mesi che se n'era andato"
"E ora come sono i rapporti con lui?" domandai.
"Laura ci ha messo un'annetto per perdonarlo e ora sono in buoni rapporti, io invece ce l'ho ancora con lui" serrò la mascella e si fermò, guardando l'alta Torre del Mangia "Può anche averci lasciato la casa ed un sacco di soldi, ma ci ha comunque abbandonati. C'erano mille modi migliori per gestire la situazione, ma lui ha scelto quello sbagliato. La sua nuova moglie non mi sta particolarmente simpatica e sono sicuro che la cosa sia reciproca. Ha due figli con lei, di otto e dieci anni"
"Come sono?"
"Non gli ho visti spesso, anche se devo ammettere che mi piace l'idea di avere dei fratellini. Però per vedere loro, devo incontrare anche mio padre e, sinceramente, non mi va molto"
"Domani li vedrai" scrollai le spalle "Magari è arrivato il momento di perdonarlo, portare rancore non fa mai bene"
"Già, non si può rimanere arrabbiati con qualcuno per sempre" il sospiro finale mi fece intuire che il discorso si stava spostando su noi due ed era proprio quello che volevo evitare.
"Dovremmo tornare, si sta facendo tardi e domani dobbiamo svegliarci presto" gli dissi.
"Sì, hai ragione. Andiamo"

La casa era completamente al buio quando tornammo, eccetto per la cucina, dove c'era Laura che mangiava silenziosamente un gelato.
"Ehi" sussurrò Stefano.
"Non dirlo a mamma" fece lei con il cucchiaio tra le labbra "Stavo morendo di fame! Come può pretendere di non farci né pranzare né cenare?"
"Io ho sempre sostenuto che fosse pazza" sorrise alla sorella "Noi andiamo a dormire, buonanotte"
"Buonanotte" rispose Laura "E se fate le cose sconce, siate silenziosi dato che la mia camera è accanto alla vostra"
Le sorrisi imbarazzata "Buonanotte"
Laura continuò a mangiare quel gelato e noi salimmo le scale per poi andare nella camera da letto.
Quella doveva essere la sua camera quando abitava ancora lì.
Le pareti erano bianchissime ed erano decorate da qualche foto appesa e da dei poster di alcune band musicali. Mi avvicinai ad una di queste foto e vidi uno Stefano giovanissimo, forse di sedici anni, insieme ad un gruppo di altri ragazzi. In un'altra foto c'era lui, ancora più piccolo rispetto alla foto precedente, con un uomo che non riconoscevo.
"Lui era mio nonno" si avvicinò e guardò la foto sorridendo in modo nostalgico "Era il giorno del suo compleanno, l'ultimo prima che morisse"
Continuò a fissare quella foto con le mani in tasca ed io, impulsivamente, gli misi una mano sulla spalla ed iniziai ad accarezzargli il braccio. Stefano si voltò verso di me e mi guardò negli occhi, io ricambiai il suo sguardo per poco, prima di allontanarmi. Era il primo vero contatto fisico che avevamo dopo settimane.
La sua camera aveva il bagno in camera ed io ci entrai per prima per lavarmi e indossare il pigiama, che consisteva in dei pantaloni di tuta grigi e una maglietta nera a maniche corte. Uscii dal bagno e ci entrò Stefano, per indossare dei pantaloni di tuta blu e una maglietta bianca a maniche corte.
Quando arrivò il momento di metterci a letto, ci guardammo negli occhi, entrambi eravamo in piedi davanti ad un lato del letto.
"Dormo sulla poltrona" gli dissi io tranquillamente, prendendo la trapunta che era appoggiata sul copriletto.
"No" Stefano afferrò la trapunta dal lembo opposto "Dormo io sulla poltrona, tu prendi il letto"
Non volevo che lui dormisse sulla poltrona, così come lui non voleva che ci dormissi io.
"Questa notte ci dormo io e domani ci dormi tu" mi sembrava più che ragionevole come accordo.
"Questa notte ci dormo io e domani tu"
Sospirai "Va bene" lasciai a Stefano la trapunta e mi infilai sotto le coperte del letto, mentre Stefano si sistemava sulla poltrona dopo aver spento le luci. La stanza sarebbe stata completamente al buio se non fosse stato per un palo della luce sulla strada.
Mi stesi supina e fissai il soffitto bianco, poi i miei occhi finirono su Stefano, anche lui intento a fissare il soffitto.
Tutta quella situazione era infantile e priva di senso.
"Stefano?" mormorai rompendo il silenzio.
"Sì?"
"Tutto questo è stupido. Vieni qui"
"Ne sei sicura?"
No, non ne sono sicura, forse non è la cosa più giusta da fare data la nostra situazione, ma senza di te ogni letto sembra vuoto.
"Sì"
Lui si alzò e si avvicinò al letto, infilandosi sotto le coperte accanto a me. Si stese anche lui supino, con le mani incrociate sul petto.
"Buonanotte" fece lui.
"Buonanotte" gli risposi.
Entrambi ci sistemammo sul fianco, con la schiena di uno rivolta verso la schiena dell'altro, senza toccarci.
Nonostante il mattino dopo, al mio risveglio, Stefano non fosse accanto a me e nonostante ci fossimo addormentati separati, ero quasi sicura che, quella notte, dormimmo abbracciati.


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