Capitolo 39

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Elena

I miei genitori vennero a prendermi alla stazione dei treni, ma mi accolsero in modo abbastanza freddo "Come è andato il viaggio?" mi chiese mia madre abbracciandomi rigida.
"Bene"
"Luca come sta?" chiese mio padre, invece.
"Bene"
Quella fu la nostra conversazione più lunga di tutta la giornata. Pensavo che stessimo facendo progressi dopo Natale, ma forse era la presenza di mio fratello a risollevarli l'umore.
Mentre viaggiamo in macchina verso casa, guardavo lo scenario che si estendeva al di fuori dell'auto e tutto mi sembrava estraneo e irriconoscibile. Quella città aveva una bellezza che evidentemente io non riuscivo a cogliere.
"Ti sei divertita a Firenze?" mi chiese mia madre una volta entrati dentro il nostro appartamento.
"Sì" risposi secca "E non sarei voluta andare via"
Mi pentii del tono che avevo usato, perchè mia madre mi guardò come se avesse ricevuto un pugno nello stomaco. Lanciò uno sguardo a mio padre, che rimase silenzioso e si sedette sul divano, accendendo il computer.
"Dovete lavorare?" chiesi.
"A meno che tu non voglia andare da qualche parte" intervenne mia madre.
"No, lavorate pure. Io devo studiare"
"D'accordo" mia madre se ne andò nel suo studio ed io in camera mia. La prima lezione che avrei dovuto fare a scuola dopo le vacanze era storia dell'arte, perciò aprii il libro e iniziai a studiare, convinta che Mancini mi avrebbe interrogata per tutta l'ora. E avrebbe fatto bene, dato che avevo saltato la verifica. Stavo male, ma l'avevo comunque saltata e dovevo recuperare.
Mentre studiavo iniziai a riflettere sull'università: mille dubbi si erano nuovamente insediati nella mia mente: volevo fare davvero la giornalista? Era quello il percorso che volevo intraprendere? Sì, mi risposi. Sì. Volevo scrivere su un giornale importante quello che accadeva nel mondo. Volevo scrivere articoli di cronaca internazionale. Volevo fare qualcosa di utile.
Ci avevo messo un po' a capirlo, ma volevo fare quello. Dovevo iniziare a prepararmi per degli eventuali test e in più dovevo metabolizzare che quell'anno avrei fatto la maturità. E non l'avrei fatta con i miei compagni di classe. Anche se alcuni erano insopportabili, volevo comunque stare con loro perchè avevo affrontato con loro quattro anni di scuola (con alcuni anche di più) e volevo chiudere il cerchio con le stesse persone.
Con tutti questi pensieri non ero riuscita a studiare nemmeno una pagina, così liberai la mente e provai a rilassarmi, per studiare niente. Poco dopo, il cellulare vibrò accanto a me e non riuscii a non guardare. C'erano vari messaggi a cui non avevo ancora risposto: non avevo toccato il cellulare dalla mia partenza.

Teresa: Ehi, sei arrivata? Come è andato il viaggio? Già mi manchi.

Le risposi immediatamente.

Io: Ehi, sono arrivata e il viaggio è andato benissimo! Mi manchi anche tu, domani facciamo una videochiamata?

Lessi gli altri messaggi:

Luca: Arrivata a casa?

Claudia: Luca è in pensiero per te, teme che il treno possa fare un'incidente. Sei già arrivata? Scommetto che sarai stanca, domani ti chiamo e parliamo se ti va.

Stefano: Mi manchi terribilmente e sei andata via da pochi minuti, scommetto che sei ancora nel treno. Chiamami quando arrivi a casa se puoi.

Il mio cuore perse qualche battito leggendo l'ultimo messaggio. Risposi a mio fratello per tranquillizzarlo e poi a Claudia dicendole che mi avrebbe fatto piacere sentirla per telefono.
Non aprii la chat di Stefano, così non avrebbe visto che avevo letto il messaggio. Volevo finire di studiare almeno un po' e poi, stasera dopo cena, lo avrei videochiamato.
Pensare a Stefano mi mise di buon umore e riuscii a studiare più facilmente. Quando arrivò l'ora di cena mia madre mi chiamò perchè avevano ordinato delle pizze, che mangiammo in circa trenta minuti.
Fu una cena molto, molto silenziosa. I miei genitori parlarono tra di loro di lavoro, per poi commentare qualche scandalo avvenuto nell'ufficio, dicendo "È incredibile! Dovrebbero vergognarsi"
Mi era parso di capire che una loro collega fosse stata beccata a fare sesso con un altro collega nel suo ufficio. Si erano dimenticati di chiudere la porta a chiave.
Mentre ne parlavano, pensavo a me e Stefano che lo facevamo nel suo ufficio e la voglia di chiamarlo (e di qualcos'altro) aumentò.
Aiutai i miei genitori a sparecchiare e a pulire i piatti (anche se non comunicavamo volevo comunque comportarmi bene) e alla fine mi congedai in camera augurando loro la buonanotte.
Mi tolsi i vestiti di fretta, liberandomi di quei jeans e quella felpa che erano diventati improvvisamente scomodi, e indossai i pantaloni del pigiama lilla. Mentre mi infilavo la maglia, mi venne in mente un'idea e decisi di non metterla, rimanendo solo con il reggiseno addosso.
Mi sedetti sul letto appoggiando la schiena al muro (avevo preteso che il mio letto qui a Milano fosse posizionato come il mio letto a Firenze) e videochiamai Stefano, sperando che rispondesse.
Dovetti attendere un po', ma poi mi ritrovai spiaccicato nel display il suo viso. Aveva i capelli scompigliati ed era ancora vestito come quella mattina "Ehilà" lo salutai sorridendo, sistemandomi bene gli auricolari nelle orecchie.
"Ehilà" mi rispose lui, sedendosi sul divano "Come è andato il viaggio?"
"Abbastanza noioso, ho ascoltato musica con il mio IPod"
Mi sorrise stanco, sporgendosi in avanti appoggiando il gomito sul ginocchio e posando la guancia sul pugno chiuso. Era bellissimo.
"La casa sembra vuota senza di te. Però non c'è più odore di bruciato"
Scoppiai a ridere "Ho bruciato la cena solo una volta!"
"Elena?"
"Sì?"
"Sei senza maglia"
"Molto perspicace, professore"
Arricciò le labbra "Tu mi vuoi morto"
"Ma come? Non mi sono nemmeno tolta il reggiseno"
"Ti prego no, potrei davvero morire"
Gli sorrisi trionfante, abbassando la voce per non farmi sentire dai miei genitori "Immagina quando verrai qui a Milano e starai nella tua stanza d'albergo. Io e te lì, da soli" sfumai la frase in modo allusivo.
"Ecco, so già che sogno farò stanotte. Grazie, Elena" si mise a ridere anche lui.
"Non mi fai nemmeno un complimento!" mi lamentai aggrottando le sopracciglia.
"Sei molto sexy" mi rispose subito "Davvero molto, molto, sexy"
"Però ho freddo"
"Mettiti la maglia del pigiama allora"
"Ma non sarò più sexy"
"Lo saresti anche con un poncho"
"Che tenero che sei" gli sorrisi e mi infilai la maglia del pigiama che avevo abbandonato al mio fianco.
"Hai parlato un po' con i tuoi genitori?"
"Prossima domanda?" risposi ironica.
Lui mi guardò con uno sguardo che non mi piaceva, come se gli dispiacesse per me "Ehi, ehi" continuai a parlare "Va bene così, a piccoli passi"
"Mia sorella mi ha chiamato oggi pomeriggio" gli fui grata per aver cambiato discorso "Era in panico perchè non sapeva quali tovaglie scegliere per il grande pranzo dopo le nozze. Mi ha mandato due foto di tovaglie che per me erano identiche e si è arrabbiata quando gliel'ho fatto notare"
Alzai gli occhi al cielo "Mai dire ad una ragazza in panico che due colori sono uguali. Potevi sceglierne uno a caso"
"Sì, ho imparato la lezione. Domani la chiamo e le chiedo scusa"
"Bravo" la o fu allungata parecchio da uno sbadiglio che mi scappò.
"Vai a dormire se sei stanca" mi disse Stefano con un tono dolce.
"Dormirò male senza di te"
Lui non mi rispose immediatamente, poi si alzò e dallo sfondo vidi che era entrato nella sua camera. Appoggiò il telefono sul letto e vidi solo il soffitto "Aspetta un momento" mi disse.
"Fammi vedere!" lo pregai dopo circa dieci secondi, mi mancava già osservarlo mentre si cambiava i vestiti.
Lui si inquadrò e appoggiò il telefono al cuscino del letto "Ammettilo che ti interessa solo il mio corpo" commentò scherzando.
"Però hai un gran bel corpo!" ribattei io sorridendo mentre lo guardavo togliersi i vestiti e mettersi il pigiama "Non lo indossavo da un sacco di tempo, dato che ogni notte puntualmente ci strappavamo via i vestiti" dopo aver parlato mi fece un sorriso e si sistemò nel letto, spegnendo la luce.
"E ora?" chiesi io.
"Rimarrò con te in chiamata finché non ti addormenterai"
Non riuscii a trattenere un sorriso "Può essere una soluzione"
Appoggiai il telefono sulla lampada che si trovava sul comodino accanto al letto, così girandomi sul fianco mi ritrovai davanti la faccia di Stefano "Buonanotte" sussurrai chiudendo gli occhi.
"Buonanotte, amore"
Quella notte, grazie a quella sua trovata, dormii serenamente.

Amore Proibito 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora