Capitolo 58

1.7K 60 5
                                    

Elena

Stefano fermò la macchina davanti ad una villa di dimensioni gigantesche. All'inizio pensavo che fosse il posto che la sorella e il promesso sposo avevano prenotato per il matrimonio, poi però capii che in realtà era una casa "Questa è casa tua?" gli chiesi incredula.
"Ci ho solo abitato fino ai diciotto anni, non l'ho mai considerata casa mia" la sua risposta mi destabilizzò un po', ma non andai oltre.
Avevo intuito che i rapporti con la sua famiglia fossero tesi, ma non fino a questo punto. Ecco perchè non parlava mai della sua famiglia, ad eccezione di Laura, della quale parlava in continuazione.
Uscii dall'auto sistemando la tracolla della borsa in cuoio sulla spalla, per poi aspettare che Stefano mi si avvicinasse con le valigie prese dal bagagliaio.
Superammo un alto cancello ed entrammo nel giardino, dove alcuni bambini stavano giocando e ridendo come dei pazzi. Era una bella scena da guardare e anche Stefano si rallegrò quando vide quei bambini.
"Stefano!" gridò uno di loro allungando di molto la o finale, correndo verso di lui e saltandogli in braccio, non doveva avere più di cinque anni.
"Nicolò!" gli rispose Stefano abbracciandolo mentre lo sollevava in aria "Non ti vedo da un paio di mesi ma sembri più grande!"
Il bambino spostò i suoi grandi occhioni verdi su di me "Chi è lei?"
Iniziai a sorridere esageratamente, come si fa di solito davanti ad un bambino "Io mi chiamo Elena!"
"Io sono Nicolò" si presentò il bambino, appoggiando timidamente la testa sulla spalla di Stefano. Erano così teneri.
Gli altri due bambini che stavano giocando con Nicolò si avvicinarono, erano una bambina e un bambino, quest'ultimo doveva essere il più grande di tutti.
Stefano fece scendere Nicolò per salutare la bambina che era arrivata mano nella mano con l'altro bambino "Sei arrivato, finalmente" gli disse il bambino più grande "Mi sei mancato, sono diventati tutti antipatici in quella casa"
"Oh, Paolo, non dire così" Stefano si inginocchiò per guardarlo in faccia "E anche tu mi sei mancato!"
La bambina, che doveva avere due o tre anni, si mise tra il bambino e Stefano, per farsi vedere e farsi salutare.
"Principessa!" Stefano raccolse sia lei e Paolo in un abbraccio, Nicolò invece si trovava al fianco di Stefano e mi osservava di sottecchi. Volevo sorridergli ma non volevo sembrare inquietante.
Era bello vedere Stefano con dei bambini, nonostante tutto. E quei tre lo adoravano.
"Tu chi sei?" Paolo mi squadrò dalla testa ai piedi, poi sgranò gli occhi "Sei la moglie di Stefano!"
Stefano si rabbuiò per un attimo, mentre io celai il disagio dietro ad una risata forzata "Non sono sua moglie"
"Allora sei la sua fidanzata?"
"I vostri genitori sono dentro?" si intromise Stefano, alzandosi in pi
Nicolò annuì e gli sorrise, poi all'improvviso si sentirono delle urla provenire da dentro casa. Io fui l'unica che sobbalzò, perchè evidentemente gli altri erano abituati.
"Zia Katia ha detto per sbaglio a Vanessa che sembra ingrassata" spiegò Paolo "E Vanessa ha iniziato a dire cose brutte alla zia"
Se prima Stefano aveva un'espressione rilassata e serena, ora era diventata dura e fredda come la pietra "Vado a vedere cosa succede, voi rimanete fuori a giocare"
I due bambini annuirono, mentre la bambina, Miriana, si avvicinò a me e mi afferrò entrambe le gambe.
La guardai non sapendo cosa fare, poi Stefano mi disse "Vuole che l'abbracci"
"Ah" mi abbassai all'altezza della bambina e l'abbracciai, stringendola. Erano così affettuosi quei bambini.
Dopo Miriana tornò dai quei due bambini che dovevano essere i suoi fratelli e io e Stefano ci avviammo verso l'enorme porta in legno dell'ingresso "Loro sono i figli di mio cugino Fabio e la moglie Lucia, Fabio è il figlio di mia zia Giovanna, sorella di mia madre. Luciano è l'altro figlio di mia zia e lui e la moglie, Katia, hanno una bambina piccola che non ha nemmeno un anno"
Nella mia mente provai ad annotarmi tutte quelle informazioni, ma temevo di averne scordata qualcuna.
Stefano aveva le chiavi ed entrò senza problemi. Rimasi quasi a bocca aperta vedendo l'interno di quella villa: pareti tutte bianche, cornici in oro, pavimento di marmo, statue e persino un pianoforte in mezzo al grande salone. Tutto quel lusso mi metteva quasi a disagio, come se avessi paura di rovinare o rompere qualcosa.
Lo stupore per lo sfarzoso arredamento fu sostituito dall'incredulità per la scena che ci trovammo davanti: c'era Vanessa, la sorella di Stefano, che stava urlando contro un'altra donna con i capelli legati da uno chignon disordinato, quella doveva essere "Zia Katia".
Katia passò la bambina che aveva in braccio ad un uomo, che doveva essere il marito, e rispose a Vanessa "Te l'ho detto! Non intendevo insultarti! Era solo una semplice osservazione, in più volevo assicurarmi che tu stessi bene ma evidentemente ciò non è possibile!"
"Grassa sarai tu, Katia!" certo che Vanessa era proprio infantile.
Urlarono per altri quindici secondi circa, poi l'uomo con la bambina in braccio ci vide e si illuminò "Finalmente sei arrivato, Stefano!"
E così tutti iniziarono a fissarci. Iniziarono a fissare me, l'intrusa in casa loro.
"Tu devi essere Elena!" dal tono di voce che trasudava allegria, intuii che quella era Laura.
Vanessa, che avevo già incontrato a Milano, alzò gli occhi al cielo e si andò a sedere sull'enorme divano bianco guardando il cellulare.
"Lei" fece quella che doveva essere la nonna di Stefano "Sarebbe Elena?"
Il disprezzo nella sua voce mi irritò, ma feci un sorriso comunque "Salve"
Laura si avvicinò e mi abbracciò "Finalmente ti conosco! Stefano mi assilla in continuazione parlandomi di te ma non ci ha mai presentate! Io sono Laura"
"Sono felice di conoscerti" era la frase più sincera che avrei detto quel giorno "E congratulazioni per il bambino"
Oltre la spalla di Laura, vidi la nonna e un'altra signora sbuffare.
"Quella è sicuramente la madre di Stefano." pensai.
Laura mormorò un "Grazie" quasi sussurrato: doveva aver sentito anche lei gli sbuffi alle sue spalle.
La donna che aveva sbuffato insieme alla nonna, si avvicinò a me in maniera rigida aggiustandosi il suo chignon tirato e ordinato che teneva insieme i capelli castani "Ciao, Elena, lieta di fare la tua conoscenza" se la voce di Laura trasudava allegria, la sua trasudava falsità "Io sono la madre di Stefano"
Come pensavo.
"Ne sono lieta anche io" Stefano, nel frattempo, stava salutando Laura con un abbraccio e poi si avvicinò alla nonna per darle un freddo bacio sulla guancia, così come lo diede alla madre mentre sua zia Giovanna mi salutava in modo più caloroso.
L'uomo con la bambina in braccio, Luciano, mi salutò velocemente e poi si scusò perchè doveva raggiungere la moglie, Katia, che era corsa in cucina, forse per calmarsi.
In compenso, i genitori dei tre bambini che stavano giocando in giardino mi salutarono con dei sorrisi sinceri "Quando Stefano ci aveva detto di avere una fidanzata, morivo dalla curiosità. Sono felice di conoscerti, finalmente!" la donna che poi si presentò come Lucia mi abbracciò.
Il marito, Fabio, non mi abbracciò come la moglie, però mi salutò con altrettanta allegria "Dopo ti dirò le cose più imbarazzanti su mio cucino!"
Mi misi a ridere, ma anche questa risata era forzata "Non vedo l'ora di sentirle!"
"Siete arrivati in un momento davvero delicato, mi dispiace" fece Lucia "Vanessa litiga quasi sempre con tutti, inizia ad abituarti" lei rise ed io la imitai, nonostante iniziassi a provare un po' di panico.
Stefano mi raggiunse dopo un paio di secondi "Sono felice di rivederti, Fabio" lui e il cugino si abbracciarono in modo fraterno, poi abbracciò Lucia.
"I bambini non vedevano l'ora che tu arrivassi" gli disse il cugino "Ci davano la morte"
Stefano rise "Li ho incontrati in giardino, Nicolò è più alto rispetto all'ultima volta che l'ho visto"
La madre dei bambini sorrise fiera "Stanno crescendo"
Io rimasi lì in piedi senza dire una parola, dato che quella conversazione non mi riguardava. Poco dopo arrivarono Luciano e Katia, quest'ultima mi salutò con un sorriso stanco "Scusami per prima, ma avevo bisogno di andarmene per un qualche minuto"
"Tranquilla, capisco benissimo" sorrisi anche a lei ed iniziai a temere una possibile paralisi del viso, dato lo sforzo che facevo per sorridere a tutti.
"Tua sorella" iniziò a dire Katia a Stefano.
"Lo so" le rispose lui comprensivo "Mi dispiace, Katia"
"Non è colpa tua" la donna prese in braccio la bambina come per tranquillizzarsi.
Lucia e Katia iniziarono a parlare e Stefano mi lasciò sola con loro mentre andava a sistemare le valigie al piano superiore.
"Sembri così giovane, quanti anni hai, Elena?" mi chiese Katia.
"Diciannove" le risposi io.
Nemmeno loro due sembravano chissà quando grandi, davo ad entrambe massimo trentacinque anni.
Nei minuti successivi mi chiesero se andassi all'università, cosa intendessi fare in futuro e se abitassi anche io a Firenze. Risposi a tutte le domande senza entrare troppo nei particolari, poi vollero sapere come si era svolto il primo incontro tra me e Stefano ed io raccontai loro della libreria, senza accennare al nostro secondo incontro nell'aula del mio liceo. I mariti delle due donne erano rimasti vicino a noi, ma avevano iniziato a parlare di banca e finanza, uno dei due lavorava in quel campo ma non avevo capito chi.
La madre e la nonna di Stefano si erano avvicinate a Vanessa e parlavano tutte e tre in modo sommesso. Nessuna delle tre aveva interesse nel parlare con me e non potevo dire di esserne scontenta: non mi erano sembrate molto amichevoli.
La zia di Stefano, Giovanna, si unì alla conversazione e poi annunciò che una donna chiamata Lia sarebbe venuta l'indomani al matrimonio con il marito e la figlia piccola. Mi spiegò che Lia era la figlia di zia Rita, la sorella di Giovanna e Carmen, la madre di Stefano. Era morta un paio di anni fa ed io ricordai i giorni in cui Stefano era stato assente da scuola per la morte di una sua zia a cui era molto legato. Io andavo ancora in terzo e quello era il periodo in cui conobbi Mattia, era passato un sacco di tempo. Davvero tanto tempo.

Stefano

Lasciai Elena con le mogli dei miei cugini per andare a sistemare le valigie in quella che una volta era camera mia. Io non volevo restare là per il fine settimana, ma mia sorella Laura aveva insistito e mia madre continuava a ripetermi che sarebbe stato scortese. Non che mi importasse di quello che pensava mia madre, ma tenevo a Laura e inoltre non mi andava di sorbirmi le lamentele di mia madre per tutta la nostra permanenza a Siena.
Sistemai le valigie nella camera, le sacche con i vestiti per il matrimonio le avrei prese quando la casa si sarebbe svuotata.
Avremmo dormito lì solo io, Elena, mia madre, le mie sorelle e mia nonna, che data l'età non se la sentiva più di vivere da sola e così si era trasferita definitivamente dalla figlia.
Quella casa era così piena di camere che, nonostante il numero di persone che attualmente alloggiavano lì, c'erano ancora delle stanze da letto vuote.
Inoltre mia madre aveva smantellato il vecchio studio di mio padre che si trovava al piano terra, rendendolo "La stanza del tè", che prendeva con le sue amiche ogni venerdì pomeriggio.
Mia sorella entrò nella stanza proprio mentre posavo le valigie per terra "È molto bella" si riferiva ad Elena.
"Lo so" risposi io con un sospiro.
"Va tutto bene?" mi chiese lei preoccupata accarezzandosi la pancia appena visibile.
"Sì, certo" le sorrisi per rassicurarla "Tu, piuttosto, come stai?"
"Io sto benissimo!" era tutta allegra "Ma sono un po' nervosa per domani"
"Ripensamenti? Posso guidare l'auto della fuga se vuoi"
"Cretino!" mi spinse amichevolmente "Non ho nessun ripensamento, però sono scocciata che mamma mi abbia costretta a dormire qui stanotte. Dice che i futuri sposi non possono passare la notte prima del matrimonio insieme"
Alzai gli occhi al cielo "Un piccolo prezzo da pagare per tenerla buona, domani sarai libera"
"Stefano?"
"Sì?"
"Ho un'altra novità!"
"E sarebbe?"
"È una femmina!" allargò le braccia in un gesto plateale, poi si indicò la pancia e mi fece un ampio sorriso.
Rimasi immobile per qualche secondo, per metabolizzare la notizia, poi le sorrisi anche io ed esultai "Una bambina? Ma è fantastico!" l'abbracciai ma senza stringerla troppo "Oh no" feci poi.
"Che c'è?"
"Dovrò preoccuparmi di tutti i ragazzi le gireranno intorno quando sarà grande"
Mia sorella rise e continuò ad abbracciarmi "Lorenzo è felicissimo!"
"Immagino" mi irrigidii sentendo nominare il suo futuro marito, ma cercai di non darlo a vedere.
Però, se ci riflettevo bene, mia sorella Laura aveva perdonato il suo amato nonostante tutto il male che le aveva causato e lui aveva fatto cose peggiori rispetto a me, quindi forse per me e Elena c'era ancora una speranza, dopotutto.

Amore Proibito 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora