Capitolo 44

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Elena

Quando la sveglia suonò alle sei, non ero psicologicamente pronta per affrontare la giornata. In più, una volta arrivata in bagno notai che mi era arrivato il ciclo. Cosa positiva, data tutta l'attività fisica praticata da me e Stefano.
Dopo aver fatto colazione e preso qualcosa per i dolori mestruali, mi feci una doccia il più velocemente possibile e, ancora avvolta nel mio accappatoio caldo, mi asciugai velocemente i capelli che ormai avevano superato di qualche centimetro le mie spalle. Tornai in camera e scelsi i vestiti: un jeans nero, il solito che mettevo quando avevo il ciclo, e un maglione abbastanza aderente color carta da zucchero. Mi infilai le converse basse nere e indossai una giacca nera corta ma gialla. Era sorprendente come avessi fatto tutto in trentacinque minuti. Mi guardai allo specchio: ero un po' pallida e avevo un'accenno di occhiaie enfatizzato dal mio pallore. Non avevo la forza di truccarmi e accettai che quello sarebbe stato il mio aspetto per la giornata. Prima di uscire, misi al collo e al polso la collana e il bracciale di Stefano, come ogni mattina.
I primi giorni del ciclo ero una bomba emotiva, quindi sperai con tutto il cuore che la giornata filasse liscia perchè sarei potuta scoppiare a piangere anche solo se qualcuno mi avesse detto di spostarmi per farlo passare.
Usai degli occhiali da sole per coprire gli occhi e le occhiaie e, dopo aver preso un respiro profondo, uscii di casa salutando i miei genitori e augurando ad entrambi una buona giornata.

Parcheggiai la macchina nel giardino della scuola e presi dallo zaino il libro di storia dell'arte, iniziando a ripetere sapendo che quella mattina Mancini mi avrebbe interrogata. Non è che non mi sentissi pronta per l'interrogazione, ma dato il mio umore attuale non volevo parlare con nessuno. Volevo solo starmene seduta pregando che i crampi prima o poi sparissero.
Entrando nell'aula urtai Fabio, il figlio di papà peggiore della Terra, seguito dal suo migliore amico Tyler.
"Signorina Ricci!" mi salutò con un sorriso falso "Ma come siamo belle stamattina, quelle occhiaie sono di classe" rimpiansi di aver tolto gli occhiali. Ero pronta a mandarlo a quel paese con il dito medio, ma Mancini entrò in classe prima che io potessi alzare la mano.
Scivolai al mio posto accanto a Chiara, che mi aveva salutata con un cenno del capo. A lei non facevo schifo come a tutti gli altri, quindi stare seduta accanto a lei non era propriamente un inferno.
"Buongiorno a tutti!" il tono allegro di Mancini mi fece venir voglia di prenderlo a pugni "Spero che abbiate passato delle vacanze meravigliose. Vi siete divertiti?"
Non dovevo avercela con lui, perchè mi aveva soccorsa quando io stavo male anche se non avrebbe dovuto, però volevo comunque prenderlo a pugni perchè sapevo che si sarebbe rivolto direttamente a me ad un certo punto.
Tyler e Fabio ridacchiarono "Prof, se avesse visto le feste a cui abbiamo partecipato" disse il primo.
"Immagino, Tyler" Mancini gli sorrise educato "E voialtri? Tutto bene?" sentii il suo sguardo su di me, ma io continuai a tenere gli occhi fissi sul banco. Non avrei più preso quella medicina: non mi era passato nessun dolore e stavo seriamente cercando di far prevalere la forza mentale sul fisico. Della serie: se penso che non sento dolore, allora non sentirò dolore.
Sentii alcune voci dei miei compagni di classe, ma non ascoltai le loro risposte perchè non mi importava cosa avessero fatto per divertirsi. Nemmeno il pensiero delle mie vacanze con Stefano riusciva a migliorarmi l'umore.
Dopo circa dieci minuti, Mancini si appoggiò alla cattedra e aprì il libro di storia dell'arte che aveva in mano "Ragazzi, non sono un sadico, perciò non ho intenzione di interrogare oggi che siete appena tornati dalle vacanze, ma la prossima volta inizierò le interrogazioni di recupero per chi ha preso un'insufficienza alla verifica di dicembre. E, ovviamente, interrogherò anche chi la verifica non l'ha fatta" ora stava decisamente guardando me. Ero felice che non interrogasse, così non sarei stata costretta a parlare e potevo rimanere seduta al mio posto a crogiolarmi nel dolore.
Iniziò a spiegare il nuovo argomento e provai a prendere più appunti possibile, così non avrei fatto tanta fatica a studiare per sabato.
L'ora passò molto, molto lentamente e ad una certa mi era difficile prestare attenzione.
"È tutto ragazzi" la frase che aspettavo di sentire arrivò alle mie orecchie "Ora devo scappare per raggiungere una quarta all'incontro con l'autore Come si chiama?"
Stefano è nell'edificio. Stefano è a qualche metro da me. Stefano è qui.
"Stefano Ferrari" rispose Ada, una mia compagna di classe.
"Grazie" le rispose Mancini "Dopo la quarta ci siete voi, quindi le ultime due ore non le fate"
Alzai la testa di scatto.
Dopo la quarta ci siete voi.
Dopo la quarta ci siete voi.
Non era possibile, Stefano mi aveva assicurato che non avrebbe incontrato la mia classe. Non poteva avermi mentito, no?
Iniziai subito ad arrabbiarmi: mi aveva guardata negli occhi mentendomi. Non dovevo saltare subito alle conclusioni, però. Magari era stata una variazione dell'ultimo minuto e non aveva avuto il tempo per dirmelo. Nell'attesa che arrivasse la professoressa d'italiano, controllai il telefono ma non avevo dei nuovi messaggi.
Non volevo arrabbiarmi, perchè altrimenti avrei pianto e non volevo piangere. Gli avrei dato la possibilità di spiegare come una persona matura e poi avrei deciso se arrabbiarmi o no.
Non potevo arrabbiarmi in quel momento.
Alcune ragazze, tra cui Ada, si avvicinarono a Chiara per parlare e le loro parole mi mandarono su tutte le furie "Ho cercato su internet Stefano Ferrari, non ha social media però Google è molto utile" la voce di Ada era diventata stranamente fastidiosa.
Le osservai in modo discreto, anche se loro non notarono che le fissavo perchè erano troppo prese a sbavare sulle foto di Stefano.
"Oddio!" squittì Chiara "Guarda i capelli ricciolini alla Christian Grey"
Capelli ricciolini alla Christian Grey?
"E sotto quella camicia ci deve essere un fisico come quello di Christian Grey"
Beh, Christian Grey è leggermente più scolpito di Stefano, se vogliamo essere precise.
"Su Wikipedia non c'è scritto niente sulla sua vita privata, ha una fidanzata secondo voi?"
Eccomi.
Sofia, una ragazza bionda con la frangetta, stava disperatamente cercando su internet informazioni su Stefano "Non c'è niente!"
"Figurati, uno come lui sicuramente ha una ragazza!"
Alzai gli occhi al cielo "Che vi importa?" sussurrai, ma loro mi sentirono comunque.
"Elena, ma l'hai visto?" Chiara aveva un tono sorpreso "Insomma, andiamo!"
"Aspetta un attimo!" Sofia sgranò gli occhi "Qui c'è scritto che insegna nel tuo vecchio liceo! Oddio! Ma lo conosci?"
Puoi dirlo forte.
"Sì, lui" pensai bene a cosa dire "Era il mio insegnante di italiano"
Si voltarono tutte verso di me entusiaste "Raccontaci tutto! Subito!"
Perchè l'insegnante non arrivava?
"Lui... è simpatico"
"E?" mi esortarono a continuare ed io mi pentii di aver parlato.
"Molto sveglio e intelligente. Capisce gli studenti al volo e gli piace avere un rapporto con loro al di fuori di quello professionale" le mie parole erano molto fraintendibili e mi corressi "Nel senso che è sempre disposto ad ascoltare i suoi studenti anche se hanno un problema che va al di fuori della vita scolastica. Stefano è fatto così" non dovevo chiamarlo per nome "Cioè, Ferrari è fatto così" scrollai le spalle e mi girai dall'altra parte, ma Chiara mi afferrò per una spalla e mi girò di nuovo verso di lei. Questo suo gesto sarebbe potuto costarle un braccio se lo avesse rifatto "Ed è bello dal vivo?"
Da morire.
"
È okay, credo"
"È fidanzato?"
Le guardai male "Sì, è fidanzato da un paio d'anni"
Lo sguardo deluso delle mie compagne mi rese soddisfatta e fui tentata di dire loro che era fidanzato con me, ma non era il caso: mi sarei data la zappa sui piedi da sola: avevo detto che era fidanzato da un paio d'anni e lui un paio d'anni fa era il mio insegnate.
"Ed è una relazione stabile?" mi chiese Ada curiosa. Le avrei tirato un pugno per questa sua domanda.
Certo che è stabile, idiota. Anche se sono sul punto di arrabbiarmi a morte con lui per avermi mentito.
"
Sì, è stabile e duratura" almeno spero.
La professoressa entrò in classe e tutti ritornarono al proprio posto. Chiara, seduta al mio fianco, provò a chiedermi sottovoce altre informazioni, ma le dissi che volevo stare attenta anche se stavo pensando a tutt'altro. Come per esempio mille modi per staccare la testa a Stefano e nascondere il corpo. Però non potevo ancora arrabbiarmi.




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