Capitolo 6

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Elena

Halloween.
Ricordavo bene l'halloween dell'anno scorso ed ero molto contenta che quel giorno a scuola tutti avessero ignorato l'evento. L'anno scorso, a Firenze, io, Teresa, Cristian e Davide eravamo stati sommersi da un liquido rosso dai ragazzi dell'attuale 5A della mia vecchia scuola, poi io e Stefano avevamo più o meno litigato. Mi ricordavo bene le sue parole:

Ricorda che qui io sono il professore e tu l'alunna. Fuori di qui possiamo essere tutto quello che vuoi, ma non superare il limite quando siamo a scuola.

Quelle parole mi avevano ferita molto, perchè all'epoca era una verità che infondo non volevo accettare. Avevamo fatto pace praticamente subito, ma il ricordo delle mie risposte sempre troppo acide mi fece rabbrividire. Lo trattavo male anche quando era tutto perfetto. Beh, non lo trattavo proprio male, ma molto spesso gli rispondevo in modo brusco e a scuola ogni volta che mi diceva qualcosa, la prendevo sul personale.
Dato che io ormai non frequentavo più quella scuola, non avremmo più dovuto avere problemi di quel tipo, ma a quanto pare ne avevamo altri.
La situazione non era cambiata, ma ormai le nostre conversazioni fredde e corte erano diventate un'abitudine, se provavamo a cambiare qualcosa, finivamo per litigare.
Però, forse, ero io a sbagliare: lui un po' ci provava, ma io in automatico rispondevo sempre in modo distaccato. Forse dovevo fare io qualcosa per salvare la situazione, forse dovevo darmi una mossa prima di perdere la cosa più bella che mi fosse mai capitata. Dato che il primo novembre veniva di venerdì, saremmo stati anche sabato e domenica a casa. Lunedì avevo già deciso di non andare a scuola perchè avremmo fatto assemblea tutto il giorno e non mi andava di stare una giornata intera a parlare con quelle persone, escludendo Anna.
Non esitai un attimo e chiamai mio fratello Luca, sperando che non fosse impegnato in altre attività, dato che quella sera sarebbe uscito con Claudia.
"Elena! Tutto bene?" mi salutò calorosamente come sempre, riuscii anche a sentire Claudia che mi diceva qualcosa come Mi manchi, Elena! Dovevo ricordarmi di chiamarla più spesso.
"Si, volevo chiederti una cosa, veramente. Scusa l'ora" erano solo le nove di sera, ma era impegnato.
"Non ti preoccupare, dimmi tutto"
"Posso stare da te a Firenze nel fine settimana? Prendo un biglietto del treno per domani mattina e ritorno qui a Milano lunedì, tanto non vado a scuola"
"Ma stai scherzando? Certo che puoi stare a casa nostra" sottolineò le ultime tre parole "Ti aspettiamo con ansia!"
"Divertitevi, salutami Claudia" chiudemmo la conversazione così.
Presi un trolley nero e lo aprii nel bel mezzo della stanza, ancora spoglia di decorazioni che potessero renderla davvero mia.
Non misi molte cose, in realtà, perchè a Firenze in camera mia avevo ancora molti dei miei vestiti che potevo mettermi, perciò presi solo due magliette monocromo e il jeans che avrei indossato domani mattina. Presi un beauty con tutto il necessario, poi il libro di Stefano appena uscito che ancora non avevo letto e, infine, una giacca pesante perchè se il meteo aveva ragione, a Firenze faceva freddo.
Andai nel soggiorno dove c'erano i miei seduti sul divano con i computer sulle loro gambe "Ehi" feci io.
"Vai già a letto?" domandò mio padre guardandomi da dietro le lenti dei suoi occhiali.
"No, volevo chiedervi una cosa" non ero più abituata a dover chiedere il permesso ai miei genitori, dato che per circa un anno non gli avevo quasi visti "Mi mancano Luca e i miei amici" e anche Stefano "E quindi ho chiesto a Luca se potevo stare a casa per il fine settimana, mi ha detto di sì. Posso andare?"
Mia madre scrollò le spalle "Certo, cara. Capisco il tuo desidero di tornare a Firenze, è una città molto bella"
"Perchè non tornate anche voi? Potremmo vivere di nuovo tutti insieme"
"Firenze non fa per noi, soprattutto non dopo certi eventi"
Stava parlando di Valentina "Ma hai altri due figli"
"Il nostro posto è qui, ora lavoriamo e abitiamo qui. Siamo felici qui" sentenziò mio padre "Vai pure a Firenze, ma martedì vai a scuola"
"Voi non volete venire?"
"No, cara" fece mia madre "Vuoi che ti accompagniamo alla stazione domani mattina?"
"Se non vi disturba troppo" i miei non colsero il sarcasmo nelle mie parole e si limitarono ad annuire, così me ne tornai in camera stizzita, provando a rasserenarmi pensando che avrei rivisto Stefano.
Chiamai immediatamente Teresa, la quale rispose dopo uno squillo "Ciao"
"Domani sera che facciamo?" le chiesi sorridendo.
"Come?" non capì subito, poi ci arrivò e si mise a urlare "Vieni a Firenze? Non ci credo! Non ci credo! E me lo dici così? Non vedo l'ora di vederti! Per domani organizziamo qualcosa di spettacolare! Dio, Elena!"
"Vedo che sei contenta!"
"Tantissimo! Io-"
"Chi è?" sentii una terza voce che riconobbi subito.
"Ciao Matteo!" dissi ad alta voce per farmi sentire "Domani sera ci vediamo, non sei contento?"
"Ma sei seria? È fantastico! Devo dirlo a Marco! Domani sera sarà fantastico, vedrai"
Mi misi a ridere "Non vedo l'ora di trascorrere di nuovo un sabato sera con voi, mi mancate così tanto tutti e tre"
"Modestamente" fece Teresa "Non troverai mai nessuno come noi, nemmeno quella Al-al..." fece una pausa "Com'è che si chiama?"
"Anna" scoppiai in una fragorosa risata "Non è male, ti piacerebbe"
"Forse, ma nessuna è meglio di me"
"E su questo siamo d'accordo, ci vediamo domani, devo prenotare il biglietto"
"A domani" chiuse la telefonata ed io mi misi subito a cercare un treno, trovandone uno dopo dieci minuti che partiva alle dieci di mattina dalla stazione di Milano Centrale alle 13:35, che arrivava alla stazione di Firenze Santa Maria Novella alle 15:29.
Quando mi chiesi se fosse il caso di avvisare Stefano, mi risposi che lo avrei chiamarlo il giorno successivo una volta arrivata a Firenze. Forse poteva venirmi a prendere lui stesso dalla stazione.
No, mio fratello sarebbe venuto, non avrebbe accettato diversamente.
Andai a dormire serena, cercando di non pensare ad eventuali litigi.

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