Capitolo 22

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Stefano

"È il 23 dicembre e ancora non hai comprato il regalo a Vanessa?!" mi rimproverò mia sorella mentre finiva di fare la sua valigia "E dobbiamo partire tra venti minuti, perciò finisci di fare i bagagli"
Finii di infilare i vestiti nella valigia e sbuffai "Senti, le comprerò qualcosa lungo la strada"
"Ci fermiamo in un centro commerciale, lungo la strada" mia sorella mi puntò contro l'indice, urlando "E le comprerai un bel regalo!"
Alzai gli occhi al cielo, scocciato, poi proprio mentre pensavo di aver trovato un po' di pace, mia sorella ritornò nella stanza da letto come un fulmine "A me lo hai comprato il regalo?"
Come risposta, le lanciai una piccola busta dorata, che lei afferrò al volo.
"Non lo aprire ora, sai come la mamma è diligente sull'apertura dei regali"
"Si aprono tutti insieme o non si aprono affatto" la sua iniziazione di mia madre era impeccabile "A proposito, cosa hai comprato a lei?"
"Un set per giardinaggio" feci "Mi avevi detto che il suo si era rovinato"
"Si, perfetto. E a papà?"
"Laura" la guardai esasperato "Mamma e papà sono divorziati da quasi dieci anni, non verrà da noi a Natale"
"Andremo noi da lui"
"No"
"Si, invece. Metterò il tuo nome accanto al mio sul bigliettino del suo regalo"
"Io non ci vado da papà"
"È tuo padre"
"Non ci vado"
"Stefano... vorresti far andare da sola una donna incinta?"
Non doveva giocarsi quella carta "Vacci con Vanessa, lei è molto affezionata a nostro padre quando gli spilla soldi"
"E tu faresti andare da sola una donna incinta con Vanessa? Sul serio?"
Non le risposi e lei andò in salotto, aspettando impazientemente che io finissi di fare la valigia. Non sarei stato via per chissà quanti giorni, il 30 dicembre sarei ritornato a Firenze. Una valigia era più che sufficiente.
Nella mia mente mi annotai di chiamare Elena, non la sentivo da un po' e volevo sapere se stesse meglio. Infilai gli ultimi vestiti nella valigia e poi la portai in salotto, iniziando ad inventare una scusa per non andare da papà il giorno di Natale. Non volevo vederlo, non dopo l'ultima vota: aveva esplicitamente detto che era molto più felice con la sua nuova moglie e i suoi nuovi figli. Le sue parole esatte furono Ho riscoperto un'allegria e una serenità che avevo dimenticato da anni.
Se le cose stavano così, io non sarei andato a trovarlo. Non che avessi molta voglia di vedere mia madre, ma quella era un'altra storia.
Osservai silenzioso mia sorella mentre si infilava un lungo cappotto rosa che si era cucita da sola, le stava molto bene. Mi aveva detto che la sua boutique andava molto bene: le vendite crescevano sempre di più e aveva persino aperto un sito web. Laura Ferrari, un'emergente stilista. D'altronde, era quello che aveva sempre sognato, fin da piccola. Quando avevo circa quindici anni, non mi faceva uscire di casa se prima non approvava i miei vestiti e moltissime volte mi criticava per la mia mancanza di gusto, perchè secondo lei non potevo indossare tutti i giorni una felpa e un paio di jeans sbiaditi. Avevo cercato di spiegarle più volte che per andare a scuola non avevo bisogno di vestirmi bene e lei continuava a ripetermi che se volevo far colpo sulle ragazze dovevo essere elegante. Eppure, facevo lo stesso colpo sulle ragazze.
"A cosa pensi?" mi chiese mentre infilavo le chiavi della macchina nella tasca e prendevo sia la sua che la mia valigia.
"A quando eravamo ragazzi e mi bacchettavi su come mi vestivo" le sorrisi divertito e nostalgico allo stesso tempo.
"Già" lei fece il mio stesso sguardo "Ora sei migliorato parecchio, però"
"Sono lusingato"
Chiusi a chiave la porta di casa e poi ci mettemmo in macchina. Avremmo impiegato poco più di un'ora per arrivare a Siena, perciò non avevamo molta fretta. Laura si era portata dei cd che volle riprodurre nell'impianto stereo dell'auto per tutto il tragitto.
Mia sorella canticchiava e muoveva la testa a tempo, mentre io cercavo di concentrarmi solamente sulla strada e non pensare a nient'altro. Quella donna sarebbe diventata madre fa sette mesi, eppure io continuavo a vederla come la mia sorellina piccola che ancora si colorava la faccia. E tra poco avrebbe avuto un bambino, o una bambina.
Dopo circa mezz'ora di musica e senza alcuna conversazione, mia sorella Laura si mise a gridare "Stefano, Stefano, Stefano!"
Sobbalzai sul sedile, spaventandomi "Laura che c'è?"
"C'è un centro commerciale!"
Sospirai scocciato "Ma vaffanculo Laura, pensavo fosse qualcosa di serio"
"Scusa, ma dovevo avvisarti"
"Laura, secondo te dove sto andando?" mi girai per un secondo guardandola con le sopracciglia alzate.
"La gravidanza mi dà alla testa" provò a giustificarti.
"No, Laura, tu sei sempre stata un po' fuori di testa" lo dissi sorridendo, pieno d'affetto per la mia sorellina, però un po' di verità c'era. Ancora non riuscivo a concepire che si sposasse con quell'uomo, dopo tutta la sofferenza che le aveva causato. Era un uomo d'affari, ma per un lungo periodo aveva avuto grossi problemi finanziari. Aveva fatto pesare la situazione a mia sorella, ma Laura non mi aveva mai detto in che modo e una parte di me non voleva saperlo.
Svoltai a destra per avvicinarmi al centro commerciale e parcheggiai il più vicino possibile all'ingresso per non far camminare troppo Laura.
"Una cosa veloce, per favore" la implorai "Sai che ho un'avversione verso i negozi di abbigliamento"
"Purtroppo a Vanessa puoi regalare solo dei vestiti, altrimenti sdegna tutto il resto"
"Tu che le hai regalato?"
"Le ho fatto un vestito" entrammo nel centro commerciale e, prendendomi sottobraccio, mi portò a vedere varie vetrine.
Dopo venti minuti, presi il mio portafoglio e le diedi una carta "Prendi questa, non spendere più di quaranta euro. Prendi quello che ti sembra più appropriato per lei"
"Mi lasci da sola?"
"Devo comprare un altro regalo, perciò per ottimizzare il tempo dividiamoci"
Lei sbuffò "Va bene, va bene! Quando finisci chiamami così mi raggiungi, dato che io non riesco a metterci meno di un'ora"
Alzai un sopracciglio e la guardai scettico "Perchè così tanto? È solo un regalo"
"Vuoi che te lo compri io, sì o no?"
"D'accordo!" mi arresi "Ti chiamo dopo, non dovrei metterci tanto" quando finii di parlare, iniziai a camminare verso un negozio che vendeva gioielli. Fui attratto da un cartello: Compra bracciale e fallo incidere qui da noi!
Sembrava il regalo perfetto per Elena. Il problema era cosa fare incidere. Entrai nel negozio e fui accolto da una signora anziana, con una divisa rosa confetto "Salve, signore. Come posso aiutarla?"
"Vorrei comprare un braccialetto e farlo incidere, se possibile"
I suoi occhi si illuminarono "Oh, ma certo! Cosa posso far incidere?"
Cosa posso incidere?
Volevo qualcosa di breve ma profondo allo stesso tempo. Potevo incidere i nostri nomi. No, troppo scontato e banale. Una frase di Shakespeare, magari. Lei amava le sue opere, però dovevo sceglierne una carina.
"Mi chiami una volta deciso" la donna anziana mi scoccò uno sguardo un po' stanco e scocciato, celato dietro un sorriso falso.
Continuai a pensare a cosa fare incidere. Non volevo qualcosa di banale e non volevo frasi fatte.
Ad un certo punto sentii qualcuno toccarmi la spalla e sobbalzai , pensando che fosse l'anziana signora confetto.
"Che fai?" era soltanto mia sorella.
"Hai già finito? le chiesi stupito "Cosa hai comprato?"
"Un portafoglio nuovo per tutti i suoi soldi, l'ultima volta che ho visto il suo era tutto usurato, diceva che doveva cambiarlo"
"Complimenti per la rapidità"
"Grazie!" mi sorrise radiosa "Che stai facendo tu qui?"
"Un regalo" parlare con lei mi deconcentrava, non riuscivo a pensare alla frase da incidere "Per una persona"
"Per Elena?"
"Si" sospirai, arrendendomi alle sue domande "Un braccialetto da far incidere, ma devo decidere cosa incidere"
"Scelta difficile, eh?"
"È che ci sono tante cose che potrei dirle, stavo pensando ad una frase di Shakespeare dato che le piace tanto o-"
"No!" esclamò "Insomma, quelle con le frasi di Shakespeare le trovi già fatte e sono scontate, devi incidere qualcosa che pensi davvero, che viene dal tuo cuore. Qual è la prima cosa che ti viene in mente quando la pensi?"
"Che la amo" accennai un sorriso, vedendo l'immagine del volto di Elena che mi si formava nella mente. Mia sorella mi sorrise soddisfatta ed io feci un cenno all'anziana signora, la quale capì al volo che avevo preso una decisione "Cosa faccio incidere?"
"Scriva Ti amo e poi vada a capo, incidendo 7/04/2017"
"D'accordo, tra venti minuti sarà pronto. Può attendere qui oppure può andare a farsi un giro"
"Aspetto qui" misi le mani in tasca e mi voltai verso mia sorella "Grazie per l'aiuto"
"Cosa rappresenta quella data?"
"Il giorno in cui ci siamo messi insieme e baciati per la prima volta"
"Quindi tra poco fate due anni!"
"Senza contare i mesi di pausa estiva, quando ci siamo lasciati"
"Vi siete lasciati per tre mesi?"
"È complicato da spiegare, Laura"
Lei non mi rispose e attendemmo in silenzio che finissero di incidere il braccialetto. Il risultato finale fu davvero ottimo e mi lasciarono persino scegliere il colore del pacchetto. Optai per un celeste pastello, circondato da un nastro rosso giusto per richiamare il Natale.
"Quindi tu sei capace di fare dei regali belli"
"Ora mi sfotti?"
Lei alzò le mani sorridendomi, poi insieme andammo verso l'uscita per ritornare alla macchina e ripartire. Le avrei dato questo regalo a capodanno, non appena l'avrei trovata da sola.
Mia sorella rimise il suo cd e la voce di Freddy Mercury riempì l'abitacolo della macchina, cantando Radio Ga Ga.
Io e mia sorella iniziammo a cantarla a squarcia gola, proprio come quando eravamo piccoli. A seguire, cantammo a ripetizione We are the champions e Don't stop me now, fino a quando non arrivammo a destinazione.
Ero ritornato a casa.

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