Capitolo 34

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Elena

I raggi nel sole iniziarono a punzecchiarmi le palpebre e mi svegliai, stesa a pancia in giù sul letto di Stefano, completamente nuda con il lenzuolo che copriva sia me sia Stefano fino alla vita.
Mi sentivo incredibilmente intorpidita, ma non ero stupita dato il movimento che c'era stato su quel letto la notte precedente. Alzai appena lo sguardo per controllare l'orario sull'orologio digitale che si trovava sul comodino dalla mia parte del letto. Erano le tre del pomeriggio. Chiusi di nuovo gli occhi e appoggiai la guancia sul cuscino fresco, cercando di trovare la forza per svegliarmi; percepii Stefano muoversi accanto a me, ma non mi voltai verso di lui.
Con una mano mi accarezzò la schiena nuda mentre con l'altra mi spostò i capelli di lato delicatamente, per poi lasciarmi dei baci dolci prima sulle spalle e poi sul collo.
"Mhm" mormorai con un sorrisetto sul viso, anche se lui non poteva vedere la mia faccia. Quello sì che era un bel risveglio.
Rimanendo nella stessa posizione, voltai la testa verso di lui e gli feci un sorriso.
Lui mi sistemò dietro l'orecchio i capelli spiaccicati sulla guancia e avvicinò il suo viso al mio, per poi baciarmi. Vederlo appena sveglio era una delle mie cose preferite al mondo: aveva tutti i riccioli scompigliati e aveva sempre lo sguardo sereno di un bambino.
"Buongiorno" mi disse con un tono di voce basso.
"Forse è meglio buon pomeriggio" replicai io, girandomi sul fianco destro e abbracciandolo.
Ricambiò il mio abbraccio e mi strinse a lui "Avevamo bisogno di dormire dopo ieri notte"
"Hai dato il meglio di te" mi morsi il labbro inferiore ricordando la passione della notte precedente "La prima volta non sei stato così"
Mi guardò fingendosi offeso, ma poi mi baciò a lungo "La prima volta volevo essere delicato"
"Ieri quante volte abbiamo...?"
"Dopo la terza ho perso il conto" ricordavo di aver persino visto la luce del sole che si faceva largo nella stanza.
Rimanemmo un po' così: avvinghiati l'uno all'altra come se la vicinanza ci permettesse di respirare. Stare con lui era come essere investiti da un vento fresco dopo una giornata nel deserto. In quel momento mi sentivo così felice da poter scoppiare.
"Sei davvero bella" mi disse lui sognante prima di baciarmi prima le labbra, poi la guancia e il mento, scendendo lungo il collo. Improvvisamente il dolore ai muscoli cessò, ogni fibra del mio corpo desiderava l'uomo davanti a me. Il mio telefono sul comodino iniziò a squillare ma io rifiutai la chiamata immediatamente.
Contemporaneamente sia io che Stefano ci muovemmo e lui si posizionò sopra di me, continuando a baciarmi. Mi baciò lungo il petto e la pancia, scendendo sempre di più. Inarcai la schiena e strinsi le lenzuola tra le mani, chiudendo gli occhi per godermi il tutto ancora di più. Il telefono squillò di nuovo ed io rifiutai nuovamente la chiamata; dopo un po' iniziai a volere ancora di più.
"Stefano" mormorai con le sopracciglia aggrottate e gli occhi ancora chiusi "Ora"
Mi guardò dal basso ed io aprii gli occhi per ricambiare il suo sguardo. Iniziò a risalire lasciando una scia di baci che mi facevano il solletico e alimentavano la voglia. Allungò la mano verso un cassetto del comodino e prese una bustina argentata. Il telefono squillò per una terza volta e mentre Stefano si sistemava, io presi il cellulare per spegnerlo, ma quello che lessi sul display mi spiazzò un po' "Merda" dissi "Mio fratello mi ha chiamata sette volte"
Stefano ormai era già dentro e procedeva lento. Io non volevo fermarmi ma non volevo nemmeno che Luca si preoccupasse, così senza pensarci accettai la chiamata e mi portai il telefono all'orecchio "Ciao"
"Ehi, ti ho chiamata sette volte, dov'eri?"
Dopo un gemito dovuto ad un bacio sul collo da parte di Stefano, gli risposi velocemente "Dormivo"
"Va beh" schioccò la lingua sul palato "Stasera tu e Stefano volete venire a cena verso le nove? Ci saremo solo voi, io e Claudia"
Stefano continuava ad andare lento ed io cercavo in tutti i modi di non gridare per il piacere. Ma cosa mi era saltato in mente?
Buttai la testa all'indietro dopo una spinta abbastanza forte "Si" ispirai "Verremo, devo andare ora. Ciao"
Chiusi la chiamata, poggiai il telefono sul comodino e mi protesi in avanti per baciare Stefano, che accelerò il ritmo. Alla fine esplodemmo entrambi gridando l'uno il nome dell'altro, ancora avvinghiati. Stefano si buttò accanto a me con la schiena rivolta verso il soffitto e il viso nascosto nell'incavo del mio collo.
Io scoppiai in una fragorosa e sonora risata, come se fossi estremamente felice e avessi bisogno di sfogarmi. I dolori ai muscoli iniziarono a tornare ma non mi importava. Iniziai a sentire freddo, così mi alzai per prendere dei vestiti e della biancheria, anche se avevo intenzione di farmi la doccia dopo.
Stefano fece lo stesso e mi girai in tempo per ammirare il suo fondoschiena. Indossò dei boxer, dei pantaloni di tuta e una felpa che sembrava caldissima in confronto alla mia semplice maglietta a maniche lunghe. Stefano vide il mio sguardo e riaprì il cassettone che aveva appena chiuso, per prendere una felpa blu con la scritta Oxford e passarmela. Gli sorrisi tutta contenta: mi piaceva indossare i suoi vestiti, avevano il suo odore. Mettendo la felpa (che era enorme per me), mi rivestii completamente e lasciai che il calore mi riscaldasse. I leggings che indossavo non erano di certo l'indumento più caldo al mondo, però almeno erano comodi.
"Che voleva tuo fratello?"
"Chiederere se volessimo cenare con lui e Claudia stasera a casa loro. Cioè, casa mia. Ho detto che ci saremo"
"Va bene" mentre parlavo con Luca, non mi era proprio venuto in mente di chiederlo anche a Stefano, perché volevo finire quella chiamata il primo possibile, perciò ero sollevata nel vedere che lui non fosse turbato.
Mi avvicinai e gli avvolsi le braccia attorno alla sua vita, stringendolo "Che facciamo oggi?"
"Mhm" ci pensò su "A che ora dobbiamo andare da tuo fratello?"
"Alle nove"
"Allora possiamo uscire di casa un paio d'ore prima per farci una passeggiata e poi andare a piazzale Michelangelo"
"Adoro quel posto quando è sera"
Lui mi sorrise e sapevo cosa stava pensando : "Lo so"
"Hai fame?" mi chiese sciogliendo l'abbraccio e avviandosi verso la cucina.
Lo seguii "In realtà no"
Si girò a guardarmi di scatto "Come è possibile? Tu hai sempre fame"
Mi misi a ridere "Non lo so, però possiamo farci dei panini"
"Saranno i migliori panini nella storia dei panini" mi sorrise e vidi formarsi alcune fossette attorno agli angoli della sua bocca. Gli sorrisi anch'io, ma dentro di me iniziavo a temere la cena di quella sera.

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