Capitolo 57

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Elena
Alle otto di mattina mio fratello Luca mi accompagnò a casa di Stefano "Poteva pure venirti a prendere da casa"
In effetti inizialmente i piani erano quelli, ma Luca non poteva sapere che la situazione tra me e Stefano era tutt'altro che stabile "Sì, ma ha avuto un problema e mi ha chiesto di raggiungerlo. Non essere pesante" nonostante fossimo ancora in uno stato di litigio, difenderlo mi veniva sempre naturale.
Luca si fermò momentaneamente in doppia fila "Chiamami quando arrivi" fece una piccola pausa "E usate le precauzioni, ti prego"
"Luca!" non era la prima volta che me lo ripeteva e sinceramente stavo iniziando a scocciarmi.
"Fate buon viaggio" mi fece un ultimo sorriso prima che io uscissi dalla macchina. Presi il trolley e la sacca del vestito del matrimonio: si sarebbe rovinato nella valigia e lo avevo stirato la sera precedente.
Mio fratello se ne andò ed io entrai dentro il palazzo, andando dritta verso l'ascensore. Iniziai a pensare alla validità di quella idea: se Stefano mi avesse impedito di andare con lui, cosa avrei fatto? Avrei dovuto nascondermi nel suo appartamento per tutto il fine settimana?
Ormai era troppo tardi per tornare indietro, dato che tra un passo e l'altro mi ritrovai davanti alla porta d'ingresso.
Spera che non sia già partito mi disse la vocina dentro la mia testa.
Prima di bussare, sentii dei rumori provenire dal suo appartamento, il che era un bene perché voleva dire che lui era lì dentro.
Diedi tre colpi alla porta e pochi secondi dopo mi ritrovai Stefano davanti, che mi fissava come se avesse appena visto accadere un miracolo "Elena"
"Stefano" provai ad accennargli un sorriso, ma ero troppo concentrata a guardare in che condizioni fosse: aveva anche la barba di due giorni e anche un'espressione davvero, davvero stanca, per non parlare del pallore del suo viso. Non sembrava pronto per partecipare ad un matrimonio, però emanava un buon odore: almeno si era fatto una doccia.
Il suo sguardo si spostò sulla valigia ai miei piedi e sulla sacca del vestito che avevo in mano "Che..."
"Che cosa ci faccio qui?" finii la domanda per lui "Ti avevo promesso che sarei stata al tuo fianco e tu sai che io odio infrangere le promesse"
Aveva ancora un'espressione stranita "Non sei..." deglutì "Non sei costretta"
"Lo so" feci un passo per entrare dentro l'appartamento e lui si spostò per lasciarmi passare "È una mia decisione venire con te" aveva la valigia chiusa accanto al divano.
Non sapevo bene che dire: "Sto riflettendo se stare ancora con te o no e questi giorni mi servono per capire, anche se ho già capito che mi manchi, ma non ho intenzione di dirtelo"
No, non mi sembravano le parole giuste.
Dopo alcuni attimi di silenzio imbarazzante, Stefano mi disse "Devo vestirmi"
Al momento stava indossando una tuta che mi sembrava adatta per un viaggetto in macchina, poi mi ricordai dei suoi brevi racconti sul perfezionismo della madre e non commentai la cosa. Fui felice di aver indossato non una tuta ma un semplice jeans con un dolcevita bianco aderente e degli stivaletti neri bassi.
Stefano entrò nella camera da letto e lo vidi togliersi la maglietta. Dovevo ammettere di averlo fissato più del dovuto e distolsi lo sguardo quando iniziò a togliersi i pantaloni. Mi resi conto che non entravo in quell'appartamento da più di un mese e realizzai di averne sentito la mancanza.
Tornò da me dopo circa dieci minuti, con addosso dei jeans neri e una camicia celeste. Era così bello.
Mi sistemai la giacca blu e mi avviai verso la porta, ma mi sentii chiamare da Stefano "Elena?"
"Sì?"
"Sei sicura di voler venire?"
"Sì"
Mi guardò incerto, poi però prese la sua valigia e uscimmo da quell'appartamento. L'atmosfera era molto tesa, ma non mi aspettavo diversamente.
Quando arrivammo alla sua auto ferma nel parcheggio del palazzo, Stefano allungò la mano verso il manico del mio trolley per metterlo nel bagagliaio, ma nel farlo le sue dita sfiorarono le mie e mi basto quel piccolo tocco per abbattere tutti quei muri che avevo costruito. Riuscii a non cedere e a rimanere impassibile, ma ciò che lui vedeva nel mio viso non corrispondeva a ciò che realmente provavo.
Mormorai un "Grazie" e sistemai il vestito per il matrimonio sui sedili posteriori, sopra alla sacca del completo di Stefano.
Entrammo nella macchina contemporaneamente e quando Stefano mise in moto il veicolo, feci un piccolo sospiro per scaricare la tensione.
Sapevo che quello sarebbe stato un viaggio silenzioso, ma forse era meglio così: parlare avrebbe portato molto probabilmente ad un altro litigio e né io né Stefano ne avevamo bisogno in quel momento.
Stefano accese la radio e si sintonizzò su una stazione sulla quale stavano trasmettendo Next to me degli Imagine Dragons. Mi lasciai trasportare dalle varie canzoni trasmesse, tutte avevano un ritmo abbastanza dolce che mi serviva per calmarmi: man mano che ci avvicinavamo a Siena sentivo un'ansia incontrollabile crescere dentro di me.
"Grazie" fece Stefano abbassando il volume della musica che io avevo appositamente alzato per non sentire i miei stessi pensieri "Per essere qui con me"
Entrambi continuammo a guardare la strada, io non gli risposi.
"La mia famiglia è molto complicata, averti con me fa una grande differenza"
Ormai mancava poco per arrivare a Siena.
"A proposito" feci "Forse dovresti dirmi qualcosa sulla tua famiglia, cosa fare o non fare"
"Cerca di parlare il meno possibile con mia madre o mia sorella Vanessa. Mia nonna ti odierà a prescindere, non importa cosa dirai o farai"
"Laura mi è sembrata affettuosa, da come ne parli"
"Se non fosse per l'estrema somiglianza fisica tra lei e nostro padre, penserei che sia stata adottata" sospirò "Dopo che avrai incontrato la mia famiglia, vorrai scappare"

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