Capitalo 42

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Elena

Non avevo mai trovato il centro di Milano così bello, ma ora che la persona che amavo camminava al mio fianco, tutto era migliore.
Stefano per il freddo che sentiva non riusciva più a muovere le mani, così eravamo entrati nel primo negozio vicino a noi e si comprò dei guanti. Non appena se li infilò, sospirò per il sollievo.
Lui non riusciva a sopportare il freddo e quella temperatura per lui era una tortura, mentre per me 4°C non erano niente di che.
"Se tu sei la donna delle nevi che non soffre il freddo, non è colpa mia!" commentò Stefano uscendo dal negozio. Feci passare il mio braccio sotto il suo e continuammo a camminare "Sei un po' esagerato, poi io ho un sacco di vestiti addosso"
Camminammo altri dieci minuti e ci ritrovammo davanti al Duomo di Milano. Dopo che Stefano lo ebbe contemplato per ben cinque minuti, decise di fare una foto col cellulare. Prima volle fare solo una foto dell'edificio, poi aprì la telecamera interna per fare una foto a noi due. Sorridemmo felici alla telecamera e lui scattò la foto, poi io chiusi gli occhi e posai le mie labbra sulla sua guancia, per farne un'altra. Non ero una grande fan delle foto, ma mi piaceva farle con Stefano: erano ricordi che avrei stampato e messo in un album che avremmo riguardato durante tutti i nostri anniversari.
Quando rimise il telefono in tasca continuammo a camminare, ma ad un certo punto l'uomo al mio fianco mi bloccò per un polso e mi si mise di fronte.
Mi guardò per un paio di secondi senza parlare, ma prima che io potessi chiedergli cosa volesse lui mise le sue labbra sulle mie, riscaldandomi con quel bacio.
Gli stavo sorridendo quando una donna alle sue spalle tossì e io aggrottai le sopracciglia, chiedendomi chi fosse la stronza che aveva interrotto il bacio di due persone a lei sconosciute.
Quando guardai oltre le spalle di Stefano, vidi una donna altissima (altezza guadagnata grazie ai suoi tacchi vertiginosi), con dei capelli lunghi neri e degli occhiali da sole inutili, dato che il Sole era coperto dalle nuvole dando all'aria un colore grigiastro.
La donna strinse la sua borsa firmata e fece un sorrisino accentuato dalle labbra dipinte di bordeaux, era quel tipo di sorriso che diceva "Vi ho colti in flagrante e ora siete fregati".
Stefano si girò e, a giudicare dalla sua espressione, conosceva quella donna. Pregai con tutta me stessa che non fosse una sua ex ragazza.
"Vanessa" disse a denti stretti, smettendo di cingermi la vita. Velocemente collegai i puntini e realizzai che quella che avevo davanti era sua sorella Vanessa, che viveva a Milano. Me ne aveva parlato la mattina dopo della nostra prima volta.
"Fratellino" rispose lei con lo stesso tono. Non sembravano andare molto d'accordo "Che ci fai qui?"
"Sono a Milano per lavoro"
Lei si tolse gli occhiali e mi guardò coi suoi occhi celesti per poco più di un secondo "Lavoro?"
"Devo presentare ad un liceo il mio nuovo libro"
"Ah già. L'ho visto in libreria ma non l'ho comprato" certo che era proprio stronza.
"Non mi sorprende" Stefano le fece un sorriso falso.
Vanessa si rimise gli occhiali da Sole e poi si rivolse a me "Fatti un favore" fece "Scappa da lui finché puoi"
Quando pensavo che la conversazione fosse finita, la sentii parlare "Ci vediamo al matrimonio di Laura" stava probabilmente parlando al fratello, ma aveva un tono sprezzante, quasi come la disgustasse andare al matrimonio della sorella.
Se ne andò ed io e Stefano rimanemmo di nuovo soli. Continuai a guardarla con la bocca semiaperta, incredula di quello che era appena successo.
"Che stronza" sussurrai, per poi ricordami di Stefano al mio fianco "Scusa, lo so che è tua sorella ma-"
"No" mi interruppe "Hai ragione, è proprio una stronza. E oggi era pure gentile, non l'hai ancora vista comportarsi come al suo solito"
"Perchè fa così?"
"Perchè è figlia di sua madre" rispose lui, cosa che mi lasciò intendere che anche sua madre non doveva essere il massimo della simpatia. Un po' mi dispiaceva: speravo di avere una suocera simpatica, una di quelle di cui si legge nei libri, una di quelle che ti sorride e ti prepara i biscotti. Forse non era quello il caso.
"C'è un bar che è anche una libreria, ci vuoi andare?" gli proposi per migliorargli l'umore.
Dal suo viso andò via ogni traccia di fastidio e disprezzo e ritornò la solita dolcezza "Mi piacerebbe molto"

Passammo il resto del pomeriggio in quel bar del centro, a parlare e a baciarci. Mia madre mi chiamò un paio di volte e quando le risposi l'avvertì che avrei fatto un po' tardi perchè la famiglia della mia "compagna di classe" mi aveva invitato a cena e non potevo non accettare. Dopo averle assicurato che sarei tornata a casa per mezzanotte, dato che il giorno dopo c'era scuola, chiusi la chiamata e tornai da Stefano che mi stava aspettando. Lui insistette per pagare il conto, ma alla fine lo pagai io dicendo che lui poteva offrirmi la cena.
Stefano voleva portarmi in un ristorante, però gli dissi che non ero vestita in modo adeguato nonostante lui fosse perfetto e lo convinsi ad andare in una pizzeria.
"Prima o poi ti porterò in un ristorante come si deve" mi minacciò lui ridendo mentre io guidavo verso la pizzeria che era davanti al suo albergo.
"E la sera dopo mi porterai a mangiare al McDonald!" gli risposi io entusiasta.
Arrivammo a destinazione alle 19:30, ma impiegammo 40 minuti per trovare un parcheggio. Dopo aver lasciato l'auto, entrammo nella pizzeria che era ancora vuota ed io ne fui felice: avremmo mangiato prima e saremmo tornati prima al suo albergo. Io non volevo che la serata finisse lì in pizzeria.
La porzione media di patatine fritte arrivò per prima al tavolo ed entrambi iniziammo a mangiare affamati "Sai" fece lui "Andare nella tua scuola sarà come fare un tuffo nel passato"
Sapevo cosa voleva dire: un tuffo nel passato in cui lui era il mio professore e stare insieme a me gli era proibito.
"Mhm" mormorai io mentre masticavo una patatina fritta.
Lui colse la mia scarsa volontà di parlare della sua gita nella mia scuola e provò a cambiare argomento "Sai già dove andrete in gita quest'anno?"
"Le quinte quest'anno vanno a Parigi, ma io non ci vado" gli risposi.
"Perchè?"
"Perchè non mi va di andare in gita con quelle persone, sono tutte subdole e superficiali" sospirai, credendo dentro di me di esagerare un po', ma non lo avrei ammesso mai ad alta voce "La mia vecchia classe dove va in gita?"
"Praga"
Sgranai gli occhi "Praga?"
Lui annuì.
"La fine di uno dei miei film preferiti è ambientata a Praga!"
"Ah sì, parli de La Migliore Offerta" disse mentre il cameriere si posizionava i piazzi con le pizze fumanti davanti "Possiamo anche fare un viaggio noi due da soli"
Smisi di tagliare la pizza e lo guardai "Come?"
Deglutì "Non posso aspettare" stava parlando più con se stesso.
"Aspettare cosa?" ora stavo diventando nervosa.
"So che non è ancora il tuo compleanno" iniziò lui "Ma volevo darti in anticipo il tuo regalo"
"Okay..." ora ero curiosa.
Si girò verso il suo cappotto appeso sullo schienale della sedia ed estrasse un sacchetto da una delle tasche interne.
Me lo allungò e, dopo essermi pulita le mani con un tovagliolo, lo presi e lo aprì.
Dentro c'era una confezione di cartone e non appena la estrassi dal sacchetto, vidi la foto di un Kindle.
Fissai meravigliata quel regalo. Non volevo aprire il cartone per non rischiare di rovinare l'e-book reader.
"So la tua opinione sui libri cartacei e che adori la sensazione di toccare le pagine quando leggi. E so che adori l'odore dei libri, io sono della stessa opinione. Però quando viaggi o quando sei in giro portarsi un libro dietro è pesante, così-"
"Stefano" lo interruppi "Grazie" gli sorrisi per rassicurarlo "Mi piace tantissimo, stasera stessa inizio a scaricarmi dei libri"
"Ci sono le istruzioni dentro, ma sono sicuro che su internet troverai dei tutorial"
Posai la mia mano sulla sua e gliela strinsi "Sei davvero un maestro nei regali" la collanina e il bracciale che indossavo ne erano una prova.
"È un sollievo che ti piaccia" mi sorrise "Buon compleanno, ma non dirmi grazie perchè..."
"Grazie"
"...Porta sfortuna"
"Non sono superstiziosa"
"Lo vedo"
"Stefano..." abbassai la voce perchè la pizzeria si era popolata e non volevo che qualcuno sentisse "Che ne dici se non appena finiamo di cenare, torniamo in albergo" stavo provando ad avere un tono sensuale "Così posso mostrarti la mia gratitudine"
"Dico che..." replicò "Che dobbiamo sbrigarci a finire di cenare"

Amore Proibito 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora