Capitolo 19

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Stefano

Elena al telefono mi era parsa più malata di quanto volesse far crede e il mio istinto (e anche il mio cuore) mi gridava di correre da lei e cercare in tutti i modi di farla stare meglio. Però lei non mi voleva lì e dato che la conoscevo bene, sapevo con certezza che la mia visita indesiderata l'avrebbe fatta stare peggio, anche se non ne capivo il motivo. Non capivo più molti aspetti di Elena, ma si stava evolvendo, stava diventando una donna e dovevo lasciarle lo spazio che le serviva per capire chi volesse diventare, senza essere condizionata da me.
Quella mattina l'avevo chiamata per dirle della mia breve permanenza a Milano, nonostante non avessi la certezza di presentare il mio nuovo libro alla sua classe o, più in generale, all' indirizzo scientifico del suo liceo. Non sapevo nemmeno se l'aveva letto, ma dato che non me ne aveva mai parlato, pensai di no. Tuttavia, quando avevo capito che era malata, avevo cambiato di colpo argomento ed ero finito col parlare di Flavia senza volerlo, ma speravo che mi credesse e che non pensasse che c'era qualcos'altro che volessi dirle.
In tutto questo, il citofono suonò e iniziai a chiedermi chi fosse venuto a trovarmi di domenica mattina "Chi è?" chiesi premendo il pulsante che accendeva il microfono.
Una voce fin troppo familiare mi rispose "Io, ovviamente! La sorella migliore del mondo!".
Aprii il portone a mia sorella Laura e aspettai sulla soglia che arrivasse. Non appena uscii dall'ascensore, mi corse incontro e mi abbracciò "Stefano, quanto mi sei mancato!"
"Ciao" le sorrisi calorosamente "Mi sei mancata anche tu"
"Bene, allora ho fatto bene a venirti a trovare" si tolse il lungo cappotto celeste chiaro e lo appese all'appendiabiti, per poi lasciare lo zainetto che portava sulle spalle per terra.
Chiusi la porta mentre la guardavo sedersi sul divano un po' nervosa.
Conoscevo bene mia sorella "Devi dirmi qualcosa, vero? Ti siedi sempre subito quando devi dirmi qualcosa"
"Si, ma niente di brutto!" si affrettò a dire iniziando a gesticolare con le mani "Ma devo prima chiederti una cosa. Però devi promettermi che dirai di si"
"Come posso prometterti di dirti di si se non so cosa mi chiederai?" la guardai un po' preoccupato: ero perfettamente consapevole delle richieste impossibili che a volte faceva mia sorella.
"Passi il Natale a Siena con me, Vanessa e la mamma?"
Sospirai "Laura... Lo sai che il Natale a casa nostra è più stressante di qualsiasi altro Natale"
"Ma se ci fossi anche tu sarebbe tutto molto più bello. Ci tengo molto, Stefano"
Il Natale con Elena e suo fratello era stato davvero straordinario e rilassante, ma non avrei potuto dire altrettanto del Natale con la mia famiglia "Non vieni mai a trovarci, Vanessa non ti vede da un anno circa, stessa cosa per la mamma"
"E chiediti perchè. Vanessa non la tollero più con il suo fare da finta milanese e la mamma è..." non fini la frase per non far rimanere male Laura.
"Fallo per me Stefano, per favore! Natale è praticamente arrivato e io voglio la mia famiglia riunita. È molto importante per me"
Nei suoi occhi vidi qualcosa come la disperazione e mi arresi controvoglia "Mi dovrai aiutare a compare i regali"
Non appena realizzò che avevo accettato, saltò per la gioia e buttò le braccia attorno al mio collo, facendomi quasi perdere l'equilibrio "Grazie, grazie, grazie! Ti voglio tanto, tanto bene!"
"Anche io" le accarezzai la schiena "Lo faccio solo per te, sappilo"
Rimanemmo un po' abbracciati, poi mi ricordai del suo nervosismo iniziale "Di cos'altro volevi parlarmi?" le chiesi.
"Ehm" si allontanò da me lentamente, senza guardami in faccia "Ti ricordi Lorenzo?"
Quel pezzo di merda che le aveva spezzato il cuore? Certo che me lo ricordavo.
"Lorenzo che ti ha lasciata il giorno dopo il tuo compleanno qualche mese fa?"
"Si..." continuava a non alzare lo sguardo "Lo sai quello che io provo per lui, lo amo alla follia"
"Anche troppo"
"Siamo stati insieme per anni e so che lui è l'uomo con cui voglio passare il resto della mia vita"
"Ma ti ha lasciata, Laura. Lui non prova lo stesso, evidentemente" ero perfettamente consapevole di essere cinico e anche un po' stronzo, però non volevo che stesse male come l'ultima volta. Era qualcosa che non volevo più vedere.
"Ci siamo rimessi insieme, Stefano"
Rimasi di sasso, non sapevo cosa dire "Come?"
"L-lui ha" inspirò "Ha risolto i problemi per cui ci eravamo lasciati"
"Per cui ti ha lasciata"
Lei mi ignorò e continuò a parlare "Ora stiamo bene insieme, davvero"
"Lui non mi piace"
"C'è un'altra cosa"
"Cosa?"
"Ci sposiamo a febbraio"
Quello mi scioccò ancora di più, mi appoggiai persino allo schienale del divano "E me lo dici così!"
"Stefano non sapevo come dirtelo, okay? So che tu non lo sopporti e so che non approvi, ma è quello che voglio e lo farò in ogni caso, con o senza la tua approvazione"
Non le risposi, ma mi limitai a guardarla.
"E c'è un'altra cosa"
"Cosa?" mi appoggiai più saldamente, per evitare di cadere.
"Sono incinta"
"Come?!" mi voleva proprio uccidere "Di quanto?"
Laura incrociò le braccia al petto e mi guardò con gli occhi lucidi "Otto settimane"
Stava piangendo e mi fece sentire in colpa "Oh, Laura" mi avvicinai e l'abbracciai, stringendola nelle mie braccia.
"Non arrabbiarti" mi disse singhiozzando "Ti prego"
"Non sono arrabbiato" la rassicurai "Sono solo un po' scioccato, mi hai rifilato tre notizie importanti tutte in una volta, dammi il tempo di metabolizzare"
Mia sorella rise e mi strinse più forte "Verrai al matrimonio?"
Annuii "E ci sarò quando il bambino nascerà"
"Bene" sorrise sulla mia spalla.
"Diventerò zio" stavo appena realizzando la cosa e mi scoprii felicissimo "Sarò lo zio migliore al mondo"
"Sono sicura che lo sarai" sciolse piano il nostro abbraccio per guardami negli occhi "Fidati di me, Stefano. Lo so che ho fatto molte scelte immature e discutibili, ma su questo sono sicurissima"
"E allora ne sono sicuro anche io" in parte stavo mentendo, dato che il suo futuro marito proprio non mi piaceva, ma volevo renderla felice. Mi ricordai di Elena e approfittai del buon momento "Laura, posso portare una persona al matrimonio?"
Lei mi guardò stupita "C-certo! Chi?"
"Una persona" mi grattai la nuca.
"Dimmi il nome"
"Elena"
Un ampio sorriso si fece largo sul suo viso "Elena"
"Elena"
"Elena" ripeté di nuovo lei.
"Già" feci io "Elena"
"Non vedo l'ora di conoscerla. Il tredici febbraio. A Siena"
"D'accordo" replicai.
"Clara, Carlo, Vincenzo e Flavia sono invitati, naturalmente. Mi piacciono e più siamo meglio è, no? Li chiamerò uno ad uno per dirglielo e spedirò loro l'invito ufficiale"
"Saranno molto contenti"
"Lo spero bene! Mangeranno gratis, chi non sarebbe contento?"
Feci una sonora risata "Non cambi mai"
"E ora, fratello mio, sai cosa si fa?"
"Cosa si fa?"
"Si vanno a fare acquisti! E tu mi accompagnerai"
Sospirai "Prendo la giacca"
Lei sorrise vittoriosa ed io, mentre prendevo la giacca, iniziai a prepararmi psicologicamente al Natale che avrei passato.

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