Capitolo 45

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Elena

Alla terza ora uscimmo dall'aula con la mia professoressa di matematica (che era abbastanza scocciata per aver perso un'ora di lezione) e iniziammo ad andare nell'aula magna. Iniziavo a sentirmi il sangue ribollire nelle mie vene, ma continuavo a ripetermi di non arrabbiarmi.
"Ricci!" la voce ci Fabio era l'ultima cosa che volessi sentire "Hai la faccia di una che sta per commettere un omicidio!"
"Sì, il tuo" alzai gli occhi al cielo e camminai più velocemente, raggiungendo Chiara che parlava con Ada e Sofia. Non intervenni nella loro conversazione, dato che sembrava riguardare Stefano.
La mia classe non era lontana dall'aula magna, così ci arrivammo in poco tempo. Tutte le altre quinte dello scientifico ci raggiunsero, anche le ragazze di quelle classi erano in delirio per Stefano. Se solo avessero saputo che la notte precedente io ero avvinghiata al loro amato autore.
Non appena nell'aula magna, cercai subito il suo sguardo come per avere la conferma che fosse tutto un imprevisto e che non mi avesse mentito per tutto questo tempo. Lui era lì, accanto alle scale per salire sul palchetto in legno davanti alle centinaia di posti a sedere. Un uomo che non conoscevo gli stava parlando ma lui si guardava nervosamente attorno.
I nostri occhi si incontrarono ed io capii tutto. Nei suoi occhi c'era imbarazzo, quasi mortificazione, e anche tanta ansia. Provai a lanciargli uno dei miei peggiori sguardi assassini prima che Chiara mi invitasse a camminare, non mi ero nemmeno accorta di essermi fermata. Feci un bel respiro e seguii il resto della mia classe che si sedette nella terza e quarta fila. Io ero nella quarta fila con Chiara e altre ragazze.
Non iniziammo subito dato che le quinte dello scientifico non erano poche e pian piano stavano arrivando tutte per prendere posto lentamente. Non volevo fissarlo, ma non ne potevo fare a meno: era davvero bello. Indossava dei pantaloni eleganti color grigio scuro e una semplice camicia bianca e continuava a guardare il suo orologio da polso. Ovviamente non fui l'unica a notarlo, perchè Chiara lo fissava quasi con la bava alla bocca, come quasi tutte le altre ragazze presente nell'aula.
Continuavo a sentire "Dal vivo è ancora più bello!" o "Se fosse il mio professore" con tanto di frase sfumata alla fine per sott'intendere il significato.
Stefano si voltò verso tutti i ragazzi seduti, per cercarmi. Quando il suo sguardo cadde nella mia direzione, Ada non svenne per poco "Ci sta guardando! Scommetto che sta guardando me!"
Fui tentata dall'alzare gli occhi al cielo, ma avrei interrotto il contatto visivo con l'uomo laggiù.
Non eravamo vicinissimi, ma riuscii a vederlo aggrottare leggermente le sopracciglia ed inclinare di poco la testa come per dirmi "Mi dispiace"
Io, di rimando, inarcai un sopracciglio come per dire "Non te la cavi così"
Uno dei professori d'italiano della nostra scuola salì sul palchetto e si sedette dietro al tavolo con tutti i microfoni. Stefano e la mia professoressa d'italiano lo imitarono. Stefano era al centro tra i due professori, che sicuramente avevano organizzato il tutto.
"Buongiorno ragazzi!" fece la professoressa "Io sono la professoressa Sofia Castelli, per chi non mi conoscesse" aveva un'aria molto amichevole apparentemente, ma era tutt'altro "Nell'ultima settimana di scuola abbiamo dedicato le ore di letteratura alla lettura del fantastico libro di Stefano Ferrari"
La stessa settimana in cui io mi ero segregata in casa perchè stavo male.
"Avete, ovviamente, anche prolungato la lettura a casa per prepararvi a questo incontro, nel quale avrete la possibilità alla fine di fare delle domande all'autore di questo libro"
Io il libro ancora non lo avevo letto.
La Castelli, con l'aiuto dell'altro professore che si presentò come Giovanni Martini, riassunse la trama del libro. Stefano aveva un'aria colpevole e si sforzava di sembrare allegro, sfoggiando il suo sorriso forzato. Guardava continuamente verso di me, ma io ero troppo concentrata ad ascoltare la professoressa.
"Il libro parla di una ragazza, Emma, e attraverso le pagine riusciamo a vedere come questa giovane ragazza, prossima all'università, mediti sull'incertezza del futuro, non sapendo bene cosa fare della sua vita" poi fece un'introduzione dei personaggi principali, come i suoi migliori amici o suo fratello, al quale era molto legata. Praticamente fece il riassunto del libro, riassumendo cosa accadeva nella vita di Emma e del modo in cui lei fronteggiava ogni situazione. Di come il suo ultimo anno di liceo fosse un po' caotico e di come la fine del libro fosse aperta, dato che Stefano non aveva specificato cosa Emma avesse deciso per il suo futuro.
C'era un qualcosa di familiare in questa storia.
"Ho riassunto bene, professore?" gli chiese la Castelli.
"Benissimo, professoressa, grazie per la sua accuratezza" Stefano smise di guardare nella mia direzione , si voltò verso di lei per sorriderle e poi guardò di nuovo noi ragazzi "Ho scritto questo libro con la consapevolezza che sarebbe potuto essere di conforto per voi ragazzi. Alla fine ora dovete decidere cosa fare del vostro futuro e alcuni potrebbero trovare il tutto un po'" si interruppe per cercare la parola adatta "Angosciante"
Continuò a parlare illustrando meglio alcuni personaggi e alcuni avvenimenti. Parlò per una buona mezz'oretta, mentre la Castelli si era presa un'ora del nostro tempo, anche per lei aveva un modo di parlare davvero lento.
"Va bene ragazzi" fece Martini "Ora potete fare delle domande al professor Ferrari riguardo al libro. La professoressa Castelli verrà da voi con il microfono"
Mi guardai attorno aspettandomi di vedere il disinteresse sulle facce degli studenti presenti, ma in realtà moltissime mani scattarono in alto con le persone impazienti di fare la propria domanda. Mentre giravo la testa per tornare a guardare dritto davanti a me, incrociai lo sguardo di Mancini e gli sorrisi per gentilezza, lui ricambiò il sorriso.
Guardando l'espressione di Stefano, nemmeno lui si aspettava tutto questo entusiasmo da parte degli studenti.
La Castelli scese dal palchetto e si avvicinò al pubblico, lanciando alla mia classe delle occhiate come per dirci di fare qualche domanda, dato che eravamo suoi alunni e voleva che spiccassimo. Non avrei voluto parlare nemmeno sotto tortura, in quel momento.
La professoressa passò il microfono ad una ragazza che si trovava nell'altra metà dell'aula magna "Salve" la ragazza era lontana e non riuscii a vedere bene il suo volto "In quanto tempo ha scritto questo libro?"
Stefano si grattò la nuca "Non ricordo bene, in realtà" fece una pausa "Ho scritto i primi capitolo nel giugno del 2017 e ho impiegato diversi mesi per finirlo. Credo di aver scritto l'ultimo capitolo nel gennaio del 2018"
Giugno 2017.
Quando io e Stefano ci lasciammo alla fine del mio terzo anno di liceo. Lo aveva scritto prima o dopo esserci lasciati?
La Castelli passò il microfono ad un ragazzo questa volta, seduto due file più avanti di me "Cosa l'ha spinta a scrivere questo libro?"
Stefano si lasciò scappare l'accenno di una risata malinconica che soffocò subito "Mi ero allontanato da una persona" oh no "E ho iniziato a scrivere questo libro per sfogarmi, perchè questa persona mi mancava e volevo che una parte di lei vivesse per sempre in me"
"Che tenero!" squittì Chiara.
Io, invece, sentivo gli occhi farsi lucidi e il mio labbro inferiore cominciò a tremare.
"E poi si è riavvicinato a quella persona?" chiese lo stesso ragazzo.
Fatti gli affari tuoi, sconosciuto.
"Sì, poi ci siamo riavvicinati" Stefano non aggiunse nient'altro. Mi aspettavo che mi guardasse, ma non lo fece ed io ne fui felice: non volevo che mi vedesse sul punto di piangere.
Il microfono finì nelle mani di una professoressa, questa volta "Quindi, se ho capito bene, Emma è ispirata ad una persona reale?"
"Sì" replicò Stefano secco "È una persona reale, a cui io tengo molto"
"E a cosa è dovuta la scelta del titolo, La verità nel tuo sguardo?" chiese una ragazza nella fila dietro la mia.
Mi chiesi come mai dovevano fare tutte queste domande, poi mi ricordai che era un incontro in cui le domande erano una parte essenziale e mi innervosii, perchè volevo solo che la gente smettesse di chiedergli informazioni.
Quel libro parlava di me ed improvvisamente capii perchè ci teneva così tanto che io lo leggessi. Iniziai a sentirmi in colpa, poi questa sensazione sparì perchè mi ricordai di essere arrabbiata con lui.
"La spiegazione in realtà è abbastanza banale" da qui era evidente come Stefano si stesse sforzando di non guardarmi "Essendo molto legato alla persona da cui ho preso ispirazione per Emma, a volte sono in grado di capire il suo stato d'animo attraverso uno sguardo"
I suoi occhi si unirono con i miei ed io mi costrinsi a non far scendere quelle lacrime lungo le mie guance. Tuttavia, una lacrima solitaria scese lungo la mia guancia ed io non ebbi la forza di slegare le braccia incrociate sul mio petto per asciugarla con la mano.
Un'altra ragazza fece la sua domanda "Cosa l'ha spinta a diventare uno scrittore?" fui grata a quella sconosciuta per aver distolto l'attenzione dal romanzo.
Ci furono altre domande generali riguardo alla sua carriera e perchè non avesse considerato l'idea di lasciare la carriera d'insegnante, delle sue origini e altre domande così.
"Che liceo ha fatto?" gli chiese un ragazzo.
"I miei genitori mi hanno imposto il liceo scientifico, ma ho studiato lettere all'università"
La mano di Sofia, seduta accanto a Chiara, scattò in alto ed io iniziai ad affondare sempre di più sulla sedia imbottita, temendo cosa l'avrebbe spinta a chiedere la sua sfacciataggine "Quindi la storia di Emma è tratta dalla storia di questa ragazza a cui lei tiene?"
Stefano la guardò male per un momento, come per dirle Ho già risposto a questa domanda.
"Sì, è così"
Mentre lui continuava a rispondere e tutti si riferivano a lui come professore, io mi sentii ancora più a disagio e la gola mi bruciava sempre di più per le lacrime che trattenevo. Odiavo il fatto di essere così emotiva, soprattutto quando era dovuto al ciclo.
La campanella suonò e nel trambusto generale riuscii a ricompormi. La Castelli parlò al microfono per l'ultima volta "Bene, ragazzi. Chi vuole può andarsene a casa, oppure potete trattenervi altri cinque minuti per parlare ancora con il professor Ferrari, se lui è d'accordo"
Stefano le fece un cenno d'assenso e, stranamente, molte persone (soprattutto ragazze) rimasero per parlare con lui.
Se prima volevo scappare, in quel momento volevo solo affrontare Stefano e, osservando il suo sguardo, lui voleva lo stesso.

Amore Proibito 3Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora