Capitolo 29

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Elena

Tra circa due ore Stefano mi avrebbe accompagnata dai miei amici, così iniziai a prepararmi. Non vedevo l'ora di osservare la reazione di Stefano una volta visto il mio vestito; ero ancora indecisa se lasciare i capelli sciolti o legarli, ma lo avrei deciso dopo.
Stefano bussò alla porta del bagno, chiedendomi di vedere "Quel famoso vestito" che lo avrebbe fatto impazzire, ma io mi chiusi a chiave dicendo che doveva aspettare di vedermi pronta, perchè così avrei aumentato la suspense. Sapevo che in questo modo lo torturavo un po', ma era divertente sentirlo che si lamentava.
Quando l'acqua della doccia iniziò a scorrere, non riuscii più a sentire la sua voce. Mi lavai attentamente i capelli e usai il mio bagnoschiuma alla vaniglia per la pelle, che adoravo. Una volta fatta la doccia, mi avvolsi con un accappatoio lilla che avevo lasciato qui mesi prima della mia partenza per Milano, così non dovevo sempre usare il suo e non dovevo portarmene uno da casa ogni volta. Aprii la finestra per far uscire un po' di vapore, poi iniziai ad asciugarmi piano: mi ero rilassata sotto la doccia e ora non avevo voglia di fare niente. Mi resi conto di non aver portato la trousse dei trucchi in bagno, così allacciai meglio l'accappatoio in vita, indossai dei calzini e le mutande e uscì dal bagno, diretta verso la camera da letto di Stefano.
Proprio mentre ero a metà strada tra il bagno e la camera da letto, mi sentii chiamare "Elena! Ma che bella sorpresa"
Non appena mi voltai, vidi Carlo che provava disperatamente a guardami in faccia e non far scendere lo sguardo sul resto del mio corpo, il suo sforzo era evidente ed io ero molto imbarazzata. Mi strinsi ancora di più l'accappatoio "Ciao" provai a sorridere e con una mano mi sistemai i capelli ancora umidicci dietro l'orecchio.
Stefano prese la spalla di Carlo "Dai, spostiamoci più in là" erano entrambi in piedi davanti al divano.
"No, no, tanto io ora ritorno in bagno" corsi in camera, presi la trousse e poi ricorsi in bagno, notando con la coda dell'occhio che Carlo si era rigirato verso Stefano, parlandogli di qualcosa che non riuscii a capire.
Mi chiusi la porta alle spalle e mi tolsi l'accappatoio, cercando di vestirmi il più in fretta possibile. Il vestito argentato era più bello di come me lo ricordavo. Lo accarezzai fino a metà coscia, ovvero fin dove arrivava. Poi passai le mani sullo scollo a V poco profondo, pensando che l'aderenza del vestito sul petto faceva risaltare le mie forme non molto prosperose. Mi sentii un po' soffocare dalle maniche lunghe e stretti, ma il fatto che fossero trasparenti aiutava a sentirmi meno compressa.
Mentre mi asciugavo i capelli, mi muovevo più del dovuto per osservare il moderato luccichio dell'abito. Ormai ero pronta, dovevo solo truccarmi e infilarmi le calzamaglie nere velate, che sembravano quasi color carne per quanto erano trasparenti.
Mi ero portata da Milano i miei soliti stivaletti, che magari stonavano un po' col vestito, ma erano comodi e anche belli. Avevano un tacchetto di circa sei centimetri, non volevo mettermi un tacco troppo alto con quel vestito.
Di solito non mi truccavo molto, anche perchè non ne ero in grado, ma quella sera volli fare qualcosa di diverso: iniziai con un ombretto argentato, insistendo sull'angolo interno dell'occhio, per poi sfumarlo verso l'esterno con un ombretto nero che aveva dei brillantini. Con la matita nera ripassai l'interno dell'occhio, per sottolineare il risultato; dopo, facendo varie smorfie davanti allo specchio, mi misi il mascara e il fard. Come tocco finale mi tinsi le labbra di un rosso scuro che non avevo mai usato prima, ma che faceva risaltare i denti bianchi.
Feci un passo indietro per ammirarmi: sembravo diversa, ma mi piaceva. I capelli vennero mossi, come io li preferivo, poi feci giusto degli ultimi ritocchi prima di uscire dal bagno.
Stefano era seduto sul divano, già pronto e vestito (si era fatto la doccia prima di me), e leggeva un libro. Non appena entrai nel salotto, fece ricadere il libro sulle gambe e si mise a fissarmi, stregato "Wow" riuscì a dire.
"Come sto?"
"Sei..." poggiò il libro al suo fianco e si alzò dal divano per venirmi in contro "Sei davvero bella"
"Non pensi che sia troppo corto?"
Lui mi squadrò, facendo scorrere lo sguardo lungo le mie gambe "Non eccessivamente" credevo che si sarebbe lamentato "Poi ci sono io con te, non sarai sola" pensò a quello che aveva detto "Cioè, all'inizio ci saranno Marco e Matteo" disse i nomi dei miei amici con affetto "Ma poi ci sarò io"
Gli sorrisi "Bene" mi guardai attorno "Carlo?"
"Se n'è andato, per fortuna. Se ti avesse vista così non avrebbe trattenuto i suoi commenti e dato che siamo a casa, al chiuso, gli avrei spaccato la faccia" si mise a ridere e risi anche io "Quel rossetto mi fa venire voglia di baciarti"
Provai a guardarlo nel modo più seducente possibile "Allora baciami" gli dissi sussurrando.
Non se lo fece ripetere due volte, così iniziò a baciarmi con così tanta passione che quasi non riuscivo a rimanere in piedi, dovetti sostenermi alle sue spalle.
Un'occhiata veloce all'orologio mi fece ritornare sul pianeta "Dobbiamo andare" dissi baciandolo "O entrambi faremo tardi"
"Possono aspettare" la sua voce era più roca "Possono aspettare" ripeté più convinto, mentre faceva vagare le mani sulla parte bassa della schiena.
Avrei voluto andare avanti così per tutta la sera, ma se avessi fatto ritardo Teresa si sarebbe arrabbiata parecchio e non mi andava di litigare con lei "Dobbiamo andare" feci di nuovo io, cercando di convincere sia me che lui.
Lui grugnì come per lamentarsi, ma alla fine riuscimmo a fermarci. Aveva del rossetto su tutta la zona delle labbra, ed io prima mi misi a ridere e poi andai in cucina per prendergli una salvietta. Mentre lui si puliva la faccia, io mi sistemavo il rossetto, per poi mettere il piccolo tubetto nella borsetta nera, infilandoci dentro anche il telefono e il portafoglio.
Dieci minuti dopo eravamo in auto, diretti verso una piazzetta vicino il piazzale di Michelangelo, dove i miei amici avevano deciso di incontrarsi all'ultimo minuto "Sei davvero sexy" gli dissi io, mentre lo osservavo: aveva una camicia bianca che in controluce lasciava intravedere il suo torace perfetto, abbinata a dei pantaloni neri e ad una cravatta nera, tenendosi al caldo con una giacca di pelle nera "E la giacca dà il suo contributo"
"Ringrazia Laura" replicò lui "È un suo regalo"
Mentre Stefano guidava, mi mise una mano sulla coscia, disegnando degli immaginari cerchi concentrici con il pollice "Anche i miei amici volevano andare al Duomo questa sera, dove spareranno i fuochi d'artificio"
"Allora ci incontriamo là"
"Ti posso dare un consiglio?" aveva un tono strano, così mi voltai lentamente verso di lui, nonostante non vedessi bene il suo viso per via del buio "Stasera hai già deciso che verrai con me dopo e sono felicissimo"
Percepisco un "Ma" in arrivo.
"Ma" continuò lui "Uno di questi giorni stai un po' con Teresa, insomma, non voglio costringerti a fare niente sia chiaro, ma non la vedi da tanto e... Voglio dire" per la frustrazione di essersi imbrogliato con le parole sospirò "Voglio dire che è giusto che tu stia anche con la tua migliore amica, non ti vede da tanto e merita anche lei di passare del tempo da te, perchè sono sicuro che a nessuna di voi due basteranno le poche ore che trascorrerete insieme questa sera"
Se dovevo essere completamente sincera, non mi sarei mai aspettata di sentirgli dire una cosa del genere, e ne ero piacevolmente sorpresa.
Non sapevo cosa rispondergli, se non "Hai ragione"
Lui non si voltò a guardarmi, forse imbarazzo, era difficile da dire "Lo dico per te, perchè se fosse per me, non ti lascerei mai per un minuto"
Accennai un sorriso, completamente ipnotizzata da lui, e gli scostai dei ricciolini che gli ricadevano sulla fronte "Ti amo, lo sai?"
"Lo so" eravamo arrivati a destinazione e fermò la macchina "Ti amo. Ora vai a divertirti"
I miei amici ci stavano fissando fuori dalla macchina, ma non mi importava: mi protesi verso di lui per baciarlo.
Quando scesi dall'auto, vidi con la coda dell'occhio che Stefano alzò una mano in segno di saluto verso Marco, Teresa e Matteo, che ricambiarono entusiasti.
Teresa mi venne subito incontro, abbracciandomi così forse che non riuscivo quasi a respirare "Mi sei mancata così tanto!" disse tutt'un fiato "Ora sei qui"
"Mi sei mancata anche tu" ricambiai l'abbraccio, cercando di dilungarlo il più possibile "Mi siete mancati tutti, ragazzi"
Matteo e Marco mi abbracciarono, stringendomi come in un sandwich "Elena è rimpatriata!" fece Marco "E tieniti pronta, mia cara amica, perchè passerai la notte più bella della tua vita" strizzò l'occhio come era solito fare quando scherzavamo.
"Lo so bene" replicai, più che convinta.

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