Capitolo 50

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Elena

Il giorno dopo andare a scuola fu meno deprimente del solito: il pensiero che avrei dovuto sopportare i miei compagni di classe solo per un altro paio di settimane mi migliorò l'umore. Ogni minuto che passava, aumentava la mia voglia di chiamare Stefano, ma Teresa mi aveva consigliato di aspettare.
"Fate calmare le acque e poi si vede" erano state le sue parole.
Mentre guidavo, mio fratello mi chiamò al cellulare e gli risposi mettendolo in vivavoce "Ehi, Elena!"
"Ehi" provai a sembrare il più allegra possibile, non volevo dirgli di quello che stava succedendo tra me e Stefano: ne avrebbe fatto una tragedia greca e avrebbe odiato Stefano, proprio quando sembrava che iniziassero ad andare d'accordo. Certo, se io e Stefano ci fossimo lasciati, che loro fossero o no in buoni rapporti sarebbe stato abbastanza inutile.
No.
Non dovevo pensare a certi scenari.
"Che succede?" gli chiesi fermandomi ad un semaforo rosso.
"Niente, volevo assicurarmi che stessi bene. Sei contenta di tornare da tuo fratello?"
"Certo che sono contenta, ma tu e Claudia non dovevate trasferirvi altrove?"
"Aspetteremo che tu finisca il liceo e vada all'università. Tranquilla, non venderemo la casa"
"Me lo avrai ripetuto mille volte, lo so che non venderai la casa e che potrò tornare lì quando voglio. Come sta Claudia, tra parentesi? L'ho sentita ieri pomeriggio ma per meno di due minuti"
"È un po' stressata perchè sta lavorando per la tesi, entrambi stiamo lavorando sulla tesi. Non immagini il clima che c'è a casa. Una parola di troppo e ci uccidiamo a vicenda"
"Ah sì?"
"Sì, però ci aiutiamo anche a vicenda, dato che lei si laurea in storia ed io in storia dell'arte"
"Allora siete fortunati"
"Già, e lei non vede l'ora di riaverti a casa, sta già pensando a cosa cucinarti quando tornerai"
"Dille di non preoccuparsi, ordineremo una pizza"
"Diglielo tu, non rischio la morte"
Scoppiai a ridere "Allora lascio stare"
"E Stefano? Lo hai visto a Milano?"
"Sì, ma per poco. Eravamo entrambi molto impegnati" volevo chiudere la conversazione il prima possibile, ma se non gli avessi detto qualcosa si sarebbe preoccupato "Però è stato bello vederlo, anche se per poco"
Quella risposta parve soddisfarlo "Bene"
"Sono arrivata a scuola" gli dissi "Devo andare, ci sentiamo dopo"
"A dopo, ti voglio bene"
"Ti voglio bene" riattaccai e parcheggiai nel parcheggio della scuola, cercando di sgomberare la mente per un po'. Mi rendevo conto che quella fosse un'impresa ardua: Stefano era sulla bocca di tutti. L'attraente ed intelligente professore, che aveva scritto un libro dedicandolo alla ragazza che amava.
Le ragazze si scioglievano solo a nominarlo. Io, invece, ancora non avevo letto il suo libro. Prima o poi lo avrei letto, ma non subito.
Attraversai il cancello della scuola ed andai dritta in classe. Non riuscivo a togliermi dalla testa il mio ritorno a Firenze e delle sue conseguenze. Ero felice, perchè sarei ritornata nella mia classe e avrei fatto la maturità con i miei compagni di liceo storici. Ero contenta anche perchè avrei rivisto mio fratello e Teresa più spesso, mi mancavano terribilmente, in più i miei genitori avevano detto che sarebbero venuti a trovarci più spesso ed erano sinceri.
L'unico ostacolo era la mia relazione con Stefano: come sarebbe finita per noi? Saremmo dovuti tornare ad avere una relazione segreta? Ci saremmo dovuti lasciare? Forse quest'ultima opzione era la più accettabile, perchè ormai eravamo usciti insieme in pubblico e non avevamo idea di chi sapesse di noi. Non volevo che rischiasse la sua carriera per me. E di certo non volevo che la mia relazione con Stefano mi impedisse di tornare a Firenze, dato che era la cosa che più volevo in quel momento.
"Ciao, Elena" mi salutò la mia compagna di banco "Che ci dici oggi di nuovo?"
"Niente che possa interessarvi" le risposi io un po' brusca.
"Peccato, mi chiedevo se avessi sentito Ferrari"
Non le risposi nemmeno, non mi andava di discutere e soprattutto non volevo parlare di Stefano. Per un paio d'ore non volevo che si infiltrasse nei miei pensieri.

Stefano

Dovevo lasciarle spazio. Dovevo lasciarle spazio.
Il mio cellulare era lì sulla scrivania vicino al divano e mi implorava di cercare il numero di Elena e chiamarla, ma chiamarla il giorno dopo aver litigato non era esattamente la definizione di "lasciare spazio".
Decisi di concentrarmi su di me: quel giorno sarei ritornato al lavoro dopo il tour del mio libro e non potevo esserne più felice. Sarei ritornato alla normalità.
La mia prima lezione era alle nove di mattina, perciò arrivai a scuola con calma ed entrai nella classe di terzo liceo che mi attendeva impaziente. Mi salutarono tutti col sorriso, contenti che fossi tornato.
Almeno qualcuno era felice di vedermi.
"Buongiorno ragazzi" salutai la classe posando la ventiquattro ore che mi aveva regalato Elena per Natale sulla cattedra "Sono tornato ad infastidirvi"
"Felici di rivederla, professore!" disse un ragazzo a voce alta "La supplente d'italiano che ci avevano assegnato era terribile"
"Oh, mi dispiace sentirlo, cosa ha fatto esattamente?"
"Non capivamo nulla dalle sue spiegazioni"
"Allora ditemi cosa volete che io vi rispieghi, lo farò con piacere"
Alla fine mi toccò spiegare il Dolce Stil Novo e promisi che la prossima volta avrei continuato la spiegazione su Cavalcanti.
Subito dopo entrai nella mia quarta, che mi chiese un po' ansiosamente se avessi intenzione di interrogare.
"Ragazzi" feci io "Non voglio sentirvi su argomenti che non sono stato io a spiegarvi. Anzi, volete ripassare qualcosa che non avete capito con la supplente?"
E qui dovetti rispiegare Ariosto e Machiavelli.
La mia penultima ora di lezione di quel giorno era nella 5C, la vecchia classe di Elena. Prima di entrare ero sicurissimo di dover rispiegare qualcosa anche lì, ma fui investito da alcune urla di Stella che inveiva contro Ludovica e Davide.
"Ma che state facendo?" dovetti urlare per sovrastare le voci dei ragazzi presenti dell'aula "Ma vi sembra il modo di comportarvi?" Stella smise di spintonare Davide dopo avermi sentito.
Si girarono tutti verso di me mentre io appoggiavo la ventiquattro ore sulla cattedra. Ora c'era un silenzio davvero fastidioso "Qualcuno mi spiega cosa sta succedendo?"
A quanto pare Ludovica aveva detto in modo implicito tramite frecciatine che Stella fosse una poco di buono (affermazione con la quale io ero d'accordo, ma non potevo dirlo ad alta voce) e Stella, sentendosi colpita e ferita da quelle affermazioni, aveva iniziato ad insultare pesantemente Ludovica. Davide aveva provato a difendere Ludovica e Stella se l'è presa con lui. In tutto questo scoprii anche che Ludovica e Christian si erano lasciati, ma non avevo idea del perchè me lo avessero detto.
"Certe accuse non si dovrebbero fare!" ripeteva Stella.
Ludovica si girò fumante di rabbia verso di lei "Ti ricordo che eri felice che il ragazzo di Elena la tradisse con te! E poi mi dici che non è vero? Hai fatto stare male una nostra compagna di classe e non ti è importato!"
"Non è che Elena sia chissà quale angelo!" replicò l'altra ragazza.
Teresa, sentendosi presa in causa, si rivolse alla bionda con acidità "Ma la smetti di parlare male di persone che non sono nemmeno presenti? Ma ti senti quanto sei ridicola"
Alla fine riuscii a placare le tre ragazze e a fare una ramanzina alla classe per il loro comportamento. Riuscii inoltre a spiegare qualcosa nei trenta minuti che rimanevano alla fine dell'ora.
Ero colpito dal modo in cui Ludovica e Teresa difendessero Elena, ma ero anche arrabbiato per come Stella parlasse male di lei alla prima occasione che capitava. Sicuramente non ero oggettivo nel giudizio, ma quella ragazza non la sopportavo proprio.
Prima di affrontare la mia ultima ora di lezione in un'altra terza, feci un gran bel respiro e lessi l'ultimo messaggio che mi era arrivato.

Carlo, ore 11:47: Inizia a riposare già da ora per sabato sera, sarà una serata che ti farà dimenticare tutte le tue sofferenze!



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