Caldo

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Tre ore. Tre ore e di Jimin ancora nessuna traccia. Mi sentivo un deficente mentre le voci nella mia testa si facevano più insistenti. Una parte di me gridava di andarlo a cercare mentre l'altra era convinta che non sarebbe servito a niente e che lui mi avrebbe solo allontanato. Non ne potevo più, ogni secondo mi sentivo divorare le viscere e se fossi rimasto fermo avrei finito per pentirmene. Presi in fretta il mio cappotto ed uscii sbattendo la porta alle mie spalle.

"Pensa Yoongi pensa... Dove potrebbe essere finito?"
Il mio corpo reagì prima della mente e bussai con impazienza sulla porta dei nostri vicini. Forse adesso era nella braccia di Hoseok e di Taehyung che di sicuro mi avrebbero mandato via. La mia fronte si corrugò pensando a quanto Jimin potesse sentirsi al sicuro fra le braccia del rosso e quanto il solo vedermi lo avrebbe turbato. Stava bene con lui, Hoseok era perfetto per Jimin e gli avrebbe portato felicità ogni giorno.
Il flusso di pensieri si fermò quando la porta si aprì lentamente e un Taehyung in pigiama mi guardò confuso e assonnato. Mi aspettavo di ricevere ceffoni prima ancora di parlare.

"Jimin è qui?.."
Iniziai ad agitarmi quando negò con la testa, doveva aver notato la mia sorpresa per le numerose domande che sparò. Ignorai metà di quelle e non seppi rispondere alle altre, il tono era notevolmente basso, Hoseok doveva essere a letto.
"Senti Taehyung, non ho tempo. Io e Jimin abbiamo litigato...pesantemente, la mia maledetta lingua gli ha detto di andarsene e adesso non ho idea di dove si trovi!" lo sguardo deluso del biondo mi fece solo ritornare l'amaro in bocca, avevo fatto una gran cazzata.

"Che cosa gli hai detto?"
Sospirai appoggiandomi al muro e imprecando sotto il mio respiro.
"Che non avevo bisogno di lui.. E che poteva andare...". Il rumore della porta chiudersi mi fece sobbalzare e Taehyung improvvisamente mi tirò per la camicia dirigendosi giù per le scale. La fretta con cui proseguiva fece arrivare un brutto presentimento all'altezza del mio stomaco.
"Dove andiamo?" chiesi non avendo nemmeno un'idea da dove cominciare le ricerche.
"Mi pare ovvio, lo cerchiamo, lo troviamo il prima possibile e te lo riporti a casa!" il tono aspro e deciso non ammetteva repliche, Jimin non era uno sprovveduto, che fosse a casa di Namjoon? Con Jin nei paraggi, era da escludere. Forse da un amico? Ma chi altro conosceva? Sollevai lo sguardo solo quando Taehyung incominciò di nuovo a parlare.

"Spero solo non sia troppo tardi.."
Staccai la sua presa e indietreggiai di colpo rischiando anche di cadere sul marciapiede. Loro facevano sempre tutto in modo così misterioso e non lo sopportavo, meritavo delle spiegazioni anche io no?
"Troppo tardi? Troppo tardi per cosa?"
"Yoongi dobbiamo muoverci! Jimin-ah... Jimin potrebbe andarsene!"
Andarsene ? No, come poteva, dove sarebbe andato? Non poteva andarsene, non poteva lasciarmi da solo, giusto? Lui...

"Yoongi, gli angeli custodi per propria oppure se rinnegati lasciano il mondo umano.. E avendo rinunciato alla loro carica scompaiono, per sempre"
Jimin sarebbe scomparso ed era tutta colpa mia. Se non gli avessi urlato contro, se non avessi portato a casa Chiyong, se mi fossi accorto di tutte le volte che si arrabbiava quando parlavo di lei.. Forse non sarebbe fuggito dalle mie braccia.
Io non mi meritavo Jimin, lo pensavo da tempo ma mai così intensamente.
Aveva versato lacrime per colpa mia e adesso rischiavo di perderlo, Min Yoongi era riuscito a rovinarsi la vita ancora, dando per scontate le cose a lui più care.

"Ti vuoi muovere o no?!"
Sentii un rumore forte e la guancia che bruciava per lo schiaffo appena ricevuto da Taehyung, i suoi occhi sul punto di piangere. Se lui non fosse stato lì, probabilmente mi sarei perso.
"Hai intenzione di rimanere lì a piangerti addosso oppure trovare Jimin?!"

Aveva ragione, ogni minuto preso a rimpiangere il passatoi allontanava dal rivedere il mio angelo ancora.
Corremmo, corremmo così veloci come mai prima d'ora le mie gambe avevano fatto. Controllammo angolo dopo angolo, vicolo dopo vicolo per poi dividerci. Jimin spesso raccontava di nuovi posti che aveva visitato o dove desiderava andare con tutti noi.
Mi diressi al terzo fra i luoghi più amati da lui, la riva del fiume.
Mi raccontava spesso dei bambini che passavano il tempo a cercate insetti oppure dei gentili vecchietti che passeggiavano in tranquillità.
Pregai affinché fosse lì e qualcuno da lassù doveva avermi sentito perché la docile figura seduta sull'erba mi sembrò quasi un miraggio.
Ero senza fiato ma non mi fermai e la luce fioca che proveniva dal suo corpicino mi terrorizzò.
Lo chiamai, urlai il suo nome in preda alla lacrime ma non sembrava sentirmi, la pelle fredda e chiara, gli occhi spenti e le mani quasi trasparenti mi fecero pensare al peggio.

Chiunque mi stesse guardando dal cielo, doveva reclutarmi un poveretto,
poiché mi concesse perdono.
"Jimin ti prego, ti scongiuro! Resta con me, farò di tutto! Potrai seguirmi in ufficio, dormire con me! Chiedermi qualcosiasi cosa... Ti prego Jimin io ho bisogno di te!" la paura della solitudine è ciò che spaventa più l'uomo. L'uomo solitario non ha ragione di vivere, non ha voglia di continuare perché non c'è nulla per cui farlo. Grazie a Jimin avevo capito che valevo qualcosa, quando ero con lui non ero mai da solo e potevo scalare le montagne. Ma adesso al pensiero di non vederlo più dopo il lavoro e di non sentire la sua voce mi sentivo debole, inutile.

"Hai bisogno di me?"

Quella risposta mi portò a stringerlo a me, di aggrapparmi a qualsiasi cosa pur di non perderlo e improvvisamente quella luce diventò calda. Il tepore attraversò il mio intero corpo e le lacrime cessarono.
Il perdono è il dono più grande, solo allora capii quella parole.
"Tu davvero vuoi che rimanga?.."
Le sue due piccole fessure erano lucide e gonfie, stanche per il pianto.
Presi il suo viso tra le mani annuendo e promettendo a me stesso di proteggerlo come lui faceva con me.
Posai le mie labbra sulle sue per sentire quel calore familiare ancora più vicino, mi faceva stare bene, mi aveva sempre rincuorato e riscaldato.
Non volevo sentire il freddo, il freddo era mio nemico e se fosse stato necessario allora io avrei alimentato quella luce e illuminato le sue giornate.

In quel momento, decisi di non lasciarlo mai più andare e di custodirlo come un gioiello prezioso.
Jimin era la mia sola luce.

My Angel // Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora