Epilogo

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12 Novembre

"Aww Tae!! Ridammi il telefono!"
Eravamo tutti nel mio appartamento per celebrare la mia promozione.
Taehyung e Jungkook si rincorrevano per tutta la stanza come bambini, impossibile pensare che erano fidanzati, sembravano più fratelli.
"Taehyung dai smettila" lo ripresi mentre Namjoon provava a tagliare la torta, fallendo miseramente.
Mi ero avvicinato molto a Tae nell'ultimo anno, sentivo qualcosa di familiare che ci univa ma ogni volta che ci penso un brivido mi passa lungo la schiena. Passavamo molto tempo insieme e ogni notte mi portava al campo vicino al fiume, diceva che era molto importante per me, tuttavia non riuscivo a rammentare il perché.

Mi succedeva spesso di avere la sensazione di familiarità, come un déjà vu. Tutte le mattine mi svegliavo girandomi dal lato sinistro, anche se sapevo non ci fosse nessuno con me.
Oppure prendevo la cena d'asporto per due persone come se davvero ci fosse qualcuno ad aspettarmi sveglio.
Quando ne parlavo con Tae lui sorrideva e mi diceva che forse, era un segno che l'universo mi dava.
Ma cosa cercava di dirmi?

Persino Jin tentava di farmi ricordare qualcosa, una volta in particolare mi portò una piccola giara con delle lucine da decorazione dentro.
Mi aveva detto che il mio appartamento era troppo spoglio e ne avevo bisogno. Non che me ne lamentassi, anzi mi ricordava tante piccole lucciole. Io amavo le lucciole.
Ogni tanto quando passegiavo da solo in riva al fiume le vedevo tra il buio, e non mi sentivo più solo.

"Namjoon! Che stai combinando?!"
La voce di Jin spaventò il minore che subito provò a giustificare il proprio operato. "Aish, vai a sistemare in cucina ci penso io qua" ridacchiai guardando un Namjoon con il broncio camminare piano verso la cucina.
Facevano sempre così tanto chiasso, e io non potevo chiedere di meglio.
Mi imbarazzava il pensiero che tutto ciò fosse per me ma non riuscivo a trattenere un lieve sorriso. I ragazzi erano fantastici, non sapevo davvero cosa mi spinse a parlare con i nuovi vicini ma non me ne ero mai pentito.
Ognuno di loro si completava a vicenda, Namjoon e Jin erano la coppia perfetta, anche Taehyung e Jungkook drammi e battibecchi a parte, e Hoseok era un ragazzo sempre pronto a dare tutto per noi.
Ero felice.. Però il pensiero che qualcosa mancasse mi tormentava ogni giorno. Non era una famiglia, e neanche un sogno, c'era qualcosa di più. Ogni tanto mi sentivo come se avessi una persona al mio fianco, ma ogni volta che mi giravo non trovavo nessuno.

La serata continuò con altro caos e molte risate fino a quando non erano rimasti solo Tae, il suo ragazzo e il povero Hoseok. "Coraggio piccioncini è ora di andare!" li incitò il rosso mentre i due stavano pomiciando sul mio divano. Li accompagnai fino alla porta barcollando dal sonno, era stata una dura serata e avevo bisogno di riposo perciò mi trascinai in camera, dove mi aspettavano il pigiama e il mio adorato cuscino.
Il mio sguardo si poggiò un'ultima volta sulla giara prima di sentire tutti i suoni ovattarsi e cadere in un sonno profondo.

- 🌉🌌-

Forse erano passate un paio d'ore dalla festa quando sentii un grande tonfo. Mi svegliai d'improvviso e controllai l'orario sulla sveglia. Tre del mattino. Pensai fosse solo frutto della mia immaginazione, poi lo sentii di nuovo. No, non stavo sognando quei suoni erano reali e provenivano dalla mia cucina. Possibile un ladro? Come aveva fatto ad entrare? Avevo chiuso tutte le entrate, ne ero sicuro.

Un senso di déjà vu mi colpì lo stomaco, lo conoscevo bene ma non mi rendeva più tranquillo. Decisi di alzarmi senza fare rumore e controllare di persona. Ovviamente portai il telefono con me in caso di emergenza e camminai lentamente verso la cucina. Mi mancò il fiato quando vidi la luce accesa, ok era definitivamente un ladro. Si sentiva un rumore distinto di buste e pacchi che si aprivano, sembrava essere molto affamato. Presi il vaso che mi aveva regalato Namjoon, mi dispiaceva ma forse mi avrebbe salvato in caso di attacco.

Io cuore mi batteva forte e quella sensazione allo stomaco non ne voleva sapere di andare via.
Trattenni il respiro mentre mi avvicinavo e pochi secondi sembrarono minuti interi quando diedi una veloce occhiata dentro.
Mi aspettavo un omone muscoloso e alto almeno due metri, se era riuscito ad entrare con la forza, ma quando il mio sguardo si posò su una piccola figura esile lasciai cadere il vaso a terra, rompendolo in mille pezzi. Spalancai gli occhi mentre quel ragazzino dai capelli biondi come l'oro e le guance rosee mi sorrideva socchiundendo gli occhi in due piccole mezze lune. Le lacrime da scesero da sole sulle mie guance riconoscendo quel dolce visino davanti a me.

"Ciao Yoongi, mi chiamo Park Jimin, e sono il tuo angelo custode"

My Angel // Yoonmin Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora