Capitolo 1

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Sono passati due mesi da quando mi hanno rinchiusa qui. Ho sempre sperato nell'arrivo di Adam. Che venisse a salvarmi. Ma, dopo aver passato giorni a cercare di convincere me stessa, a cercare di rassicurarmi, non ne sono più così sicura.

Il mio primo giorno di prigionia, l'ho passato sdraiata a terra, cercando di trattenere le lacrime. Ricordo che ho aperto gli occhi lentamente, ancora intontita dal sedativo.

Mi sono svegliata qui, in questo posto schifoso, in questa cella schifosa che è la mia.

Le pareti sono grigie, sporche e fredde. Il pavimento, è una lastra di cemento. Il buio sovrasta lo spazio, la poca luce fioca proviene dall' unica fonte presente: una piccola finestra posta in alto, dove non posso arrivare, dove nessuno può arrivare.

Mi sento un animale. Uno sporco, selvaggio animale tenuto in cattività.

Tra poco impazzirò davvero.

Ma forse lo sto già facendo, lentamente, giorno dopo giorno.

Ormai so a memoria il numero delle crepe sui muri, gli orari del "pranzo", e della "cena".

"Ti ha detto bene", mi hanno detto, "che non sei nel reparto serio."

Il reparto serio, come lo chiamano, è il reparto dei matti veri. Quelli da legare.

Quelli che urlano e si mangiano a vicenda.

Rabbrividisco.

"Io non sono pazza"-mormoro "io non sono pazza."

Me ne sto seduta in un angolo buio, rannicchiata contro il muro. Abbraccio le gambe e mi ci vuole tutto il mio autocontrollo per non dondolare.

"Se continui così mi costringerai a credere il contrario."

Alzo la testa lentamente, smetto la mia penosa cantilena e guardo verso Andrew.

È un ragazzo che ho conosciuto qui, ma non ho idea del perché sia qui anche lui.

Si trova nella cella davanti la mia.

È un ragazzo dai capelli biondo cenere, con due occhi di un azzurro intenso.

L'ho visto una volta, mentre stavamo in fila al bagno. Per il resto, ci parliamo, mi parla attraverso le sbarre di una piccola finestrella in cima alla porta, dalla quale passano il "cibo".

Non rispondo.

"So che non sei muta. E io non sono sordo: ti sento quando sussurri."

"Perché mi parli?"-chiedo flebilmente al buio della cella.

"Vediamo...perché sei l'unica a sembrarmi simpatica, perché sei nella cella davanti a me e, ovviamente perché sei una bella ragazza."

Inspiro violentemente.

"Tutto okay?"

Annuisco, ma poi mi ricordo che lui non può vedermi, così mi faccio forza per sussurrare un debole "sì".

"Scommetto che hai il ragazzo."

Il cuore manca un battito, trasalisco.
Adam.

"P-preferirei non parlarne."

Non sento la sua risposta, sono troppo impegnata a ricordarmi di respirare.
Adam. Dove sei? Perché non sei qui, con me?

Non mi accorgo, che lentamente, le mie palpebre si sono fatte pesanti, e io scivolo nel sonno.

Pain is madness [ IN REVISIONE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora