Capitolo 11

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"Andrew"-sussurro appena mi sveglio.

"Cosa?"-Adam mi guarda.

"Devo tornare al m-manicomio"-gli spiego, incerta "Devo salutare un amico."

"Non se ne parla"-fa Adam "non puoi tornare là."

"Ti prego"-lo supplico.

Mezz'ora dopo mi trovo davanti al cancello d'entrata del manicomio.

Quando entro, con Adam vicino, Maxon alza le sopracciglia e fa un sorriso strano.

"Ti mancavo, amore?"

"Come l'hai chiamata?"-scatta Adam.

"Devo vedere Andrew"-dico.

"Chi, Sheen? Quel tizio che sta nella cella davanti a quella dove stavi tu?"

Non smette mai di sorridere quando mi parla.

"Esatto."

Maxon strabuzza gli occhi, sbuffa, poi dice rivolto ad un altro:

"Sam, portala da Sheen."

Sam alza gli occhi da quello che stava facendo, mi fissa a lungo.

Mi irrigidisco.

Annuisce e mi supera.

Quando entro dentro la cella di Andrew, lui mi fissa esterrefatto.

"Lenah...?"-la sua voce vacilla.

Annuisco sorridendo.

"Ciao, Andrew."

Le sue labbra si increspano in un sorriso grandissimo.

"Wow"-esclama "Sei bellissima."

Arrossisco.

E lui mi abbraccia.

"Finalmente posso farlo"-mormora sorridendo.

"Okay"-Adam si schiarisce la voce.

"Grazie, amico. Ma siamo venuti solo a salutarti."

"Già"-lo guardo negli occhi dopo essermi liberata dal suo abbraccio.

"Adam mi ha fatta uscire"-dico, e così, suona proprio male.

Lui mi fa un sorriso caldo, ma non mi sfugge la tristezza nei suoi occhi.

E non capisco perché.

"Quel tizio non mi piace per niente"-dice Adam mentre saliamo sulla sua Audi nera.

Scoppio a ridere.

"Chi? Andrew?"-scuoto la testa, divertita.

Poi lo scruto.

"Sei solo geloso"-affermo in fine.

"Geloso io? Di quello là? Nah."

Fissa la strada davanti a sé.

Stringe le mani sul volante.

"Certo che sono geloso"-sbotta dopo un po'.

Si volta a guardarmi.

"Chi non lo sarebbe con una ragazza così?"

Si sporge verso di me a baciarmi.

È la prima volta da quando ci siamo ritrovati, ma solo adesso capisco quanto mi sia mancato tutto questo.

Quando arriviamo a casa, nel pomeriggio, Adam mi fa trovare tutte le mie cose nel borsone che avevo usato per trasferirmi in casa Smith. I miei pensieri si sintonizzano su Malcom. Scuoto la testa per scacciare la tristezza improvvisa.

"La...lametta"-inizia Adam "l'ho tenuta. Ho pensato che avresti preferito riaverla e decidere tu quando liberartene. D'altronde, è una parte della tua vita."

Annuisco colpita, e piena di gratitudine.

"Grazie"-gli dico.

Mi guarda in silenzio, e nei suoi occhi passa qualcosa di indecifrabile.

Fa per dire qualcosa, poi si blocca.

Si passa una mano tra i capelli, distoglie lo sguardo, poi si massaggia la nuca.

È in imbarazzo.

Sto per chiedergli cosa c'è che non va, ma mi fermo vedendo che anche lui è intenzionato a parlare.

Rimaniamo a fissarci.

E, quando Adam sembra sul punto di dirmi veramente qualcosa, il campanello suona.

Pain is madness [ IN REVISIONE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora