Capitolo 16

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Tutto il giorno dopo devo subire le scenette di Melody con Adam.

Vorrei uscire di casa, per risparmiarmi questo spettacolo, ma non voglio lasciarli di nuovo soli.

Così mi alterno tra il salone e la mia stanza.

Adam mi segue con lo sguardo mentre Melody non gli si leva di dosso.

Decido di andarmene in camera mia a disfare il borsone. Finisco di mettere tutti i vestiti nell'armadio, ripongo le mie cose personali nei cassetti.

E poi, in una tasca interna, la trovo.

Ne sento la superficie fredda, la lama affilata.

La prendo e la guardo.

Ho promesso ad Adam che non mi sarei più tagliata.

Adam entra senza preavviso.

"Che stai facendo?"-chiede allarmato vedendomi con in mano la lametta.

"Niente"-dico voltandomi di scatto e nascondendo la lametta nel borsone.

"Lenah non..."-viene interrotto da Melody, che lo chiama dall'altra stanza.

Lui chiude gli occhi, sbuffa. Poi, con un gemito frustrato va da lei.

Riprendo la lametta dal fondo del borsone e la metto in tasca.

La cena, è ancora più straziante e nauseante del pranzo.

Melody ora è praticamente seduta sulle ginocchia di Adam e io non so che fare.

Decido che è meglio non fare niente.

È Adam che deve dirle qualcosa. È Adam che deve ribellarsi.

Ma lui non fa niente.

E io inizio a irritarmi sul serio.

Dopo cena, Melody sparisce ancora una volta nella stanza di Adam, portandoselo con sé.

Io rimango in cucina, seduta sullo sgabello.

Mi ritrovo a sparecchiare sovrappensiero, a mettere in ordine, a lavare e ad asciugare i piatti.

Mi asciugo le mani sul canovaccio e lo ripongo sul ripiano del lavabo.

Devo parlare con Adam.

Spengo le luci e percorro il corridoio diretta alla sua stanza.

Poggio la mano sulla maniglia. Apro la porta. E la scena che vedo mi colpisce in pieno viso, allo stomaco, come un pugno.

Un treno in corsa avrebbe fatto meno male.

La debole luce della luna che filtra dalla finestra mi permette di vedere abbastanza.

Adam è a petto nudo, disteso sul letto, con sopra Melody. Si stanno baciando. E si baciano in un modo che mi scheggia il cuore, me lo spezza in due, me lo frantuma.

Sento gli occhi bruciare, le guance e il collo prendere calore.

Indietreggio, sbatto contro qualcosa, mi dimentico di chiudere la porta.

Vado in salone, mi lascio scivolare lungo la parete, mi accascio sul pavimento.

Al buio, fisso il vuoto. Cerco di ricordare come si fa a respirare, cerco di inalare ossigeno.

Improvvisamente mi ricordo della lametta nella mia tasca.

La tocco attraverso la stoffa dei miei vestiti.

La prendo. Ho promesso ad Adam che non mi sarei più tagliata. Ma non posso mantenere questa promessa.
Non tagliarti per lui, Lenah.

Devo tagliarmi.

Il mio sollievo al dolore.

Come una volta.

Premo la lametta sulla mia pelle, ma stavolta sulla pancia. Non riesco a reprimere un lamento.

Traccio una linea netta e profonda, sento il sangue sulle dita.

Poi, in preda alla nebbia che mi impedisce di pensare lucidamente, traccio una linea sottile anche sul collo.

Se sto cercando di morire, forse oggi ci riuscirò.

La testa mi prende a girare, finché non riesco più a tenere aperti gli occhi.


Pain is madness [ IN REVISIONE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora