Capitolo 20

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Cammino e non so dove andare.

In questo momento, l'unico posto in cui vorrei andare è il manicomio.

Sembra assurdo, ma lì c'è l'unica persona che potrebbe capirmi.

Non ho un'idea precisa di dove sia, né di come posso raggiungerlo senza una macchina.

"Scusi!"-fermo una signora che sta camminando per strada.

Mi asciugo le lacrime.

"Può dirmi come posso raggiungere l'ospedale psichiatrico?"

La signora mi guarda in modo strano, poi dice: "Cara, da qui dista circa una mezz'ora. Dovresti prendere l'autobus per andare in periferia."

"Grazie"-dico mentre sto già andando verso la fermata più vicina.

                               *   *   *

"Lenah, che fai qui?"-chiede Andrew sorpreso.

"Ehi"-lo saluto.

Mi siedo accanto a lui, sul pavimento.

"Tutto bene?"-mi domanda.

Scuoto la testa.

"Che succede? E perché il tuo ragazzo non è con te?"-sgrana gli occhi "merda. Non avrei dovuto dire niente. Scusa, Lenah. Sempre colpa di questa mia bocca del cazzo."

Un sorriso timido si fa strada sul mio viso.

"Almeno ti ho fatta sorridere."

"Già."

"Vuoi parlare?"

Annuisco, e gli racconto tutto quanto.

Quando ho finito, Andrew esclama:

"Io lo ammazzo quel figlio di puttana! Certo, se riesco ad uscire da questo fottuto manicomio, chiaro."

"Non è giusto che tu sia qui."

Lui alza le spalle.

"Non ti preoccupare per me."

Una pausa.

"Ora dovrei andare a fare una doccia, è il mio unico giorno."

"Certo"-dico alzandomi.

"Allora ci si vede"-fa lui abbracciandomi.

Me ne vado con il sorriso sulle labbra.

Arrivo davanti casa di Adam che è sera.

Suono il campanello.

La porta si apre, e sulla soglia compare Adam.

È stravolto e sorpreso allo stesso tempo.

"Lenah."

"Sono solo venuta a prendere le mie cose. Almeno così non ci sarà più nulla a darvi fastidio."

"Lenah"-ripete.

Lo ignoro.

Gli do una spallata e vado a recuperare il mio borsone.

Sto per andare di nuovo via, quando mi ricordo di una cosa. La lametta.

"Dammi la lametta, Adam."

Lui mi guarda.

"No."

"Ridammela, ho detto."

"Assolutamente no. Non voglio che ti tagli. E non voglio che ti tagli per colpa mia."

"Hai i sensi di colpa, adesso?"-dico sarcastica.

Dio. Stiamo seriamente tornando ai vecchi tempi, quando tra di noi c'era un continuo botta e risposta con parole sarcastiche e meschine.

Lui pare essere stato investito da un treno.

"Non puoi andartene. Ora che sei qui non ti lascerò più uscire. E poi non hai un posto dove stare."

"Non preoccuparti. Il posto ce l'ho"-ribatto, poi, proprio mentre sto per uscire, mi volto ed aggiungo: "Ah, fammi un favore: va a farti fottere, Addie."

Gli rivolgo un sorriso finto che mi costa uno sforzo enorme per far finta di essere non curante delle sue azioni.

                                *  *  *

Brendan, il ragazzo di Ash viene a prendermi circa quindici minuti dopo la mia telefonata.

Scivolo sui sedili posteriori della sua Toyota grigia metallizzata.

Durante il viaggio nessuno di noi due parla, e ne sono riconoscente.

La casa di Ash è vermanete grande. È una villa a tre piani enorme con un giardino altrettanto grande sul davanti.

Appena arrivo, Ash mi viene incontro salutandomi con un abbraccio veloce.

"Lenah, tutto bene?"-domanda preoccupata.

Annuisco, mentre lei aggiunge: "mi dispiace così tanto...Adam è davvero uno stronzo. Ma tranquilla, puoi restare qui con noi, quanto vorrai. La casa è abbastanza grande per tutti"-mi fa un sorriso dolce.
Bel eufemismo, commento tra me e me.

A cena Ash siede accanto a me con Brendan a capotavola.

"È veramente bella casa tua"-dico non sapendo come rompere il ghiaccio "ed estremamente grande."

Ash ride, la sua risata assomiglia al suono di tanti campanellini.

"Sì. Brendan ed io pensavamo di avere dei bambini. Dopo il matrimonio, ovvio."

Mi sorride ed io mi sforzo di sorriderle a mia volta.

Dopo cena, Ash mi fa vedere la mia stanza e Brendan mi porta il borsone.

Sono in imbarazzo e, prima che Ash se ne vada in camera sua con Brendan, la fermo.

"Ash?"-la chiamo.

Fortunatamente il suo ragazzo è abbastanza intelligente da capire di togliere il disturbo.

"Dimmi"-si avvicina a me e si siede sul letto.

"Grazie. Di tutto. E scusate per il disturbo che vi do."

Lei scuote la testa.

"Non mi dai nessun disturbo, davvero. Sei la mia migliore amica."

Sorrido veramente, ora. Un grande sorriso mi attraversa la faccia, ne sono sicura.

"Buonanotte, Lenah"

"Buonanotte"-dico appoggiando la testa sul morbido cuscino.

Pain is madness [ IN REVISIONE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora