Capitolo 30

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Sento dei rumori in cucina.
È notte.
Sono seduta sul mio letto.
I rumori si fanno sempre più forti, diventano un frastuono.
Scendo dal letto e cauta esco dalla mia stanza. Scendo piano le scale reggendomi al corrimano.
Cammino sul parquet con i miei piedi nudi.
Mi avvicino al muro e poggio una mano su di esso, mentre continuo ad avanzare verso la cucina.
La casa è buia, ad eccezione della stanza da cui vengono i rumori.
Qualcosa cade e produce un frastuono così forte da farmi tappare le orecchie con le mie piccole mani.
La luce della stanza illumina un piccolo spicchio davanti la soglia della porta.
Non so se entrare nel cono di luce o rimanere nell'ombra.
Sono curiosa e ho paura, ma la curiosità ha la meglio e mi sporgo leggermente verso l'entrata della cucina.
Un urlo.
Qualcosa vola per la stanza per poi frantumarsi a terra in mille schegge di vetro.
I miei genitori iniziano ad urlare fortissimo.
Sono troppo spaventata per capire cosa stiano dicendo.
"Stronza!"-sento solo.
Mi affaccio, ma non faccio attenzione a rimanere nell'ombra.
Mamma è a terra, ma si rialza, mentre papà la prende per i capelli.
Mamma sussurra qualcosa, il tono è minaccioso.
Questo fa arrabbiare papà ancora di più.
Si allontana da lei.
Poi accade tutto molto in fretta.
Fulmineo, afferra un coltello e lo lancia contro mamma, che si accascia sul pavimento con un'espressione di sorpresa sul viso.
Non riesco a trattenermi dall'urlare il suo nome.
Papà mi vede.
E poi...poi...
Oh, no.

Spalanco gli occhi, mentre il grido mi muore in gola.

Boccheggio, cercando di inalare un po' di ossigeno. Volto la testa verso la mia sinistra, dove Adam sta dormendo pacificamente su un fianco, rivolto verso di me. Lo guardo. È così bello...così innocente.

Il suo petto si alza e si abbassa, seguendo il suo respiro regolare.

Sorrido nella penombra e mi distendo su un fianco anch'io, chiudo gli occhi e mi addormento subito dopo.

La mattina seguente sono uno disastro.

Non so perché ho sognato ancora la notte della morte dei miei genitori, né come mai non riesco a togliermi di dosso un terrificante presentimento.

Mi impongo di non pensare a tutto questo,  di tenere lontano i brutti pensieri.

" 'Giorno"-mormora Adam alle mie spalle, abbracciandomi da dietro per darmi un bacio sul collo.

Mi volto e gli sorrido, lasciando un bacio veloce sulle sue labbra.

"Dormito bene?"-chiede con un sorriso sornione.

Rimango un istante senza parole, poi mento, prendendo un respiro:

"Sì."

Mi allontano verso la cucina, dove inizio a preparare qualcosa da mangiare per tentare di tenermi occupata in qualche modo, per non pensare troppo.

Mentre preparo un piatto di pasta, sento un rumore.

Mi fermo, i sensi in allerta.

Passano alcuni secondi, poi, chiudendo gli occhi, prendo un respiro profondo e continuo a cucinare.

Lo sento di nuovo. Il rumore. Più forte,  stavolta. Più definibile.

Rumore di pentole che cadono a terra.

Il frastuono è inconfondibile.

Mi blocco, congelata sul posto.

Il mio cuore aumenta il battito, il mio respiro diventa affannoso.

Rimango ferma, con una mano a mezz'aria che stringe un piatto.

"Lenah, stai bene?"-chiede Adam.

"Hai sentito?"

"Sentito cosa?"

"Quel rumore"-dico "sembravano...tante pentole che si schiantano a terra."

"Oh, sì. Forse...eri tu."

"No"-scatto, con gli occhi che mi bruciano "non l'hai sentito."

"Lenah..."

Pentole che cadono. Ancora.

"Ora, hai sentito?"-la mia voce rasenta l'isteria.

"Lenah..."

Sembra spaventato.
Oddio, no. Fa' che non abbia paura di me. Ti prego.

Guardo Adam, pregando che mi ami ancora, e che non debba dare ragione a quella vipera di Melody. Io causo solo problemi, a causa della mia pazzia.

"Lenah, che stai dicendo?"

Un urlo di donna.

"Hai sentito?"-urlo di nuovo, terrorizzata.

Guardo Adam con occhi sgranati.

"Lenah..."-si alza cauto, fa per venire verso di me.
Mi tratta come una pazza a cui deve mettere la camicia di forza.

"Sta lontano da me"-dico.

L'urlo risuona di nuovo tra le pareti, non so se della casa o della mia testa.

Talmente forte che per lo spavento lascio andare il piatto che stringevo tra le mani, il quale cade a terra frantumandosi in mille pezzi. Come le bottiglie.

Il rumore risuona assieme a quello delle pentole, creando il caos.

Non riesco a respirare. 

Boccheggio accovacciandomi sul pavimento e mi copro le orecchie con le mani. Per non sentire le urla.

L'urlo di mia madre è così forte che temo mi possa perforare il cervello.

Ma non so più se l'urlo è solo il suo.

Perché, sto urlando anch'io.

E tutto questo è davvero insopportabile: il frastuono delle pentole si mischia a quello dei vetri rotti, alle urla, a mia madre, e a me.

Adam corre verso di me.

Non voglio più sentirli.
Basta. Falli smettere, vorrei urlargli, ma dalla bocca non mi esce alcun suono.

Sento di non reggere più tutto ciò.

Sento che le forze mi stanno abbandonando, che sto per svenire.

E, l'ultima cosa che sento prima di cedere del tutto, è una voce femminile che grida:

"Eccola, ve l'avevo detto che è completamente pazza!"

Cerco di resistere, ma sono troppo debole.

Però, prima di chiudere gli occhi, riesco a scorgere un particolare: una chioma rosso fuoco.

Pain is madness [ IN REVISIONE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora