Capitolo 50

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È notte. Ho sette anni.
La notte della morte dei miei genitori.
Le urla. I rumori in cucina.
Mi alzo.
Basta.
Ho paura.
Basta.
Cerco di rimanere nascosta.
I suoi occhi.
Troppo tardi.

Apro gli occhi e sbatto le palpebre velocemente.

Oggi è un altro giorno.

Mi vesto e poi scendo a fare colazione.

Con mia sorpresa trovo Adam seduto al tavolo.

Alexa lo sorveglia da un angolo della stanza. Le sorrido quando entro, e lei fa altrettanto. Di Andrew, invece, non si vede neanche l'ombra.

"Buon giorno"-dico a entrambi.

Adam alza la testa di scatto, appena sente la mia voce.

"Ciao"-mormora.

Lo osservo mentre afferro una brioche dal vassoio al centro del tavolo.

Ha l'aria più riposata, più rilassata, oggi.

Mi metto a sedere e mordo la mia brioche.

"Hai...hai dormito bene?"-chiede, rompendo il silenzio.

Alzo gli occhi su di lui, sollevo un sopracciglio, continuo a masticare lentamente.

Lui inclina la testa di lato e alza leggermente il mento.

"Sì"-mento "magnificamente."

Lui solleva le sopracciglia e sgrana impercettibilmente le pupille.

"Magnificamente"-ripete, annuendo sovrappensiero.

"Magnificamente"-il mio tono è involontariamente stizzito.

Lo vedo serrare le labbra, deglutire e sospirare.

"Deduco che non mi hai perdonato, nonostante tutto."

"Ovviamente"-dico "anche perché non esiste nessun 'nonostante tutto'."

Si passa una mano sul viso, poi si stringe la nuca.

"Lenah..."-sussurra.

"Cosa?"-sbotto.

Lui si blocca.

Mi guarda intensamente, mettendomi fortemente in imbarazzo.

Il rossore mi riveste le guance, e spero che non se ne accorga.

Agrotta le sopracciglia, il suo sguardo pare perdersi nel vuoto.

Tutto ciò dura per un istante, poiché si riprende subito.

Sbatte le palpebre una, due volte.

Guardo accigliata il suo pomo d'Adamo fare su e giù in modo quasi meccanico, poi il mio sguardo si sposta sui forti lineamenti del suo viso.

Ma lui non mi sta più guardando, fissa un punto oltre le mie spalle, così mi volto.

Andrew è in piedi sulla soglia, le braccia incrociate sul petto, gli occhi sofferenti.

Sbuffa lasciando ricadere le braccia inermi lungo i fianchi.

Rapidamente, si gira e se ne va.

Pain is madness [ IN REVISIONE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora