Capitolo 42

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Stanotte non ho chiuso occhio.

Ho paura di quello che possa fare Andrew.

Ieri mi ha fatto paura. Era strano, diverso. Era arrabbiato.

Ma non ne so il motivo.

E darei qualsiasi cosa per saperlo.

Sbadigliando, scendo le scale lentamente, passandomi una mano tra i capelli.

"Andrew!"-lo chiamo.

Vado in sala da pranzo.

Lui non c'è.

"Buon giorno, signorina. Dormito bene?"-chiede Alexa cortesemente.

"Sì grazie"-rispondo distratta "sai dov'è Andrew?"

Lei mi fa un sorriso forzato.

"È uscito temporaneamente"-dice "tornerà da un momento all'altro, non si preoccupi."

"D'accordo"-mormoro.

Lei mi sorride di nuovo ed esce dalla sala.

Guardo il tavolo con la colazione per me.

Sospiro frustrata guardando in direzione della porta, indecisa sul da farsi.

Prendo una decisione ed esco anch'io dalla stanza diretta alla porta d'ingresso.

"Signorina, dove sta andando?"

Mi blocco al suono della voce di Alexa.

Mi volto e la vedo affacciata sulla porta della cucina, l'ultima stanza del corridoio.

"In...camera mia?"-mento, ma la mia suona più come una domanda.

Mentalmente, mi prendo a schiaffi da sola.

"Ha mangiato?"

Esito.

"Oh, sì!"-esclamo con troppa enfasi "cioè..."-mi schiarisco la gola "era tutto molto buono, come sempre, grazie."

Sto per filare via di nuovo, ma lei dice:

"Non sei molto brava con le bugie, Lenah"-usa un tono confidenziale, poi torna ad assumere il suo tono formale:

"Il signorino Andrew mi ha chiesto esplicitamente di farla mangiare, signorina. Perciò, sono costretta a non farla uscire dalla sala da pranzo finché non avrà finito la colazione."

Resto a bocca aperta, poi lascio andare uno sbuffo frustrato.

Alexa mi fa cenno di entrare nella sala da pranzo.

Una frazione di secondo, poi lo faccio.

Scatto verso sinistra ed inizio a correre verso la porta d'ingresso.

Spero solo che Alexa non sia così stupida da mettersi a correre dietro di me alla sua età.

Lancio uno sguardo alle mie spalle e vedo che sta gridando di tornare indietro.

Raggiungo la porta ed esco fuori.

Corro sul lungo viale alberato che porta al cancello automatico.

Premo un pulsante accanto al cancelletto pedonale ed esso si apre con uno scatto.

Esco sulla strada. Non ho la minima idea di dove io sia. Mi guardo intorno freneticamente mentre respiro affannosamente.

Mi trovo in un quartiere residenziale.

La casa di Adam si trova più nel centro della cittadina.

Perciò devo raggiungere la piazza dove ci siamo incontrati Andrew ed io.

Prendo fiato e poi ricomincio a correre.

Pain is madness [ IN REVISIONE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora