Capitolo 37

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"Mi odi?"-chiede Andrew di punto in bianco.

Esito prima di rispondere a questa domanda.

Mi guarda serio e paziente.

Un probabile segno del suo nervosismo potrebbero essere solo le mani, che si sta contorcendo da almeno cinque minuti.

È seduto sul materasso accanto a me e fissa il muro davanti a lui.

Alzo leggermente lo sguardo ed osservo il suo profilo: la mascella ben delineata, le labbra carnose e il naso aristocratico.

Abbasso subito lo sguardo sulle sue mani mentre un rossore indesiderato sale alle guance.

"Devi smetterla di torcerti le mani"-dico cercando di prendere tempo.

"Non preoccuparti delle mie mani, ora"-ribatte "rispondi alla domanda."

Sospiro piano.

"Non lo so"-dichiaro infine.

"No?"-fa lui voltandosi a guardarmi.

Scuoto la testa come una bambina.

"Insomma...ti detesto perché mi hai baciata e dopo ti sei preso gioco di me. Ma non ti odio. Non posso odiarti se tu vieni ogni giorno qui solo per farmi compagnia."

Un nodo mi serra la gola pensando all'unica persona che avrebbe dovuto essere qui.

"E?"-mi incalza con un sorriso.

"E...non posso odiarti se tu fai così."

"Così come?"-inarca un sopracciglio.

"Sorridi."

"E allora?"-fa un sorriso furbo.

"Hai un bel sorriso. E...disarmante."

"Ti piace il mio sorriso?"-lo allarga ancora di più, mostrandomi una fila di denti bianchi.

"Smettila"-lo redarguisco non riuscendo a trattenere un sorriso, che si spegne appena percepisco qualcosa che non va.

L'orribile sensazione del mio sogno ad occhi aperti.

Mi blocco, mentre Andrew mi guarda allarmato.

"Che succede?"-chiede.

"Non lo so...io...non...non riesco a respirare"-ansimo.

È come se qualcosa mi serrasse la gola.

È come se qualcuno me la stesse stringendo fra le mani per strangolarmi.

Boccheggio quando la pressione invisibile aumenta sulla mia gola.

"Merda, Lenah"-impreca "aiuto! Maxon!"

Qualche secondo dopo, quest'ultimo irrompe nella cella.

"Che diavolo sta succedendo?"

"Non riesce a respirare"-spiega Andrew frettolosamente.

"Toglietemelo di dosso!"-urlo.

Andrew mi guarda confuso e Maxon si arresta nel bel mezzo di una nuova imprecazione.

Riacquisto lucidità vedendo la confusione sui loro volti.

Non c'è nessuno qui, apparte loro.

Non c'era nessun paio di mani che mi stringeva la gola.

Lui non c'è.

Non può esserci.

Eppure potrei giurare di aver visto i suoi occhi puntati su di me.

Pain is madness [ IN REVISIONE ]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora