ALEXANDRA PALACE (PARTE DUE)

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1967, 29 luglio.



"No, no, no. Questa situazione non mi piace per niente" Nick scosse con vigore la testa e lasciò ricadere la tendina che separava il dietro le quinte dal palco; erano le cinque di mattina, e di lì a pochi minuti i quattro ragazzi sarebbero saliti di nuovo sul palco dell'Alexandra Palace per una nuova esibizione "il pubblico mi sembra abbastanza nervoso e poco incline ad ascoltare altra musica. Qua finisce come quella volta in Scozia, quando Rog si è beccato un penny dritto in fronte ed io ho trovato una macchia di sangue vicino allo sgabello della batteria"

"Magari cambieranno idea quando inizieremo a suonare" commentò Rick, cercando di non lasciarsi andare allo sconforto ed al malumore "l'altra volta è andata bene"

"Sì, ma l'altra volta abbiamo suonato. Come pensi che andrà oggi?" ribatté Nick "come è andata l'esibizione di poche ore fa? Quanti boccali di birra siamo stati costretti a schivare mentre scappavamo dal palco?"

"Andrà tutto bene, ne sono sicura" Ginger fece eco alle parole del suo migliore amico, ma l'espressione preoccupata che aveva impressa sul volto era tutto fuorché rassicurante; Mason rispose con una smorfia, e Roger continuò a fumare una sigaretta in silenzio e con uno sguardo pensieroso fisso in un punto lontano.

Ginger cercò con gli occhi il supporto di Rick e lui rispose con un sorriso stanco.

Erano tutti stanchi e stressati, e preoccupati perché non avevano la più pallida idea di come sarebbe andata l'esibizione; da quando le stranezze del loro leader erano diventate ingestibili ed imprevedibili, ogni spettacolo equivaleva ad un orribile salto nel vuoto: a volte andava bene, a volte riportavano qualche ferita superficiale, ma la maggior parte delle volte si sfracellavano a terra spezzandosi quasi tutte le ossa.

"Ormai tocca a noi" mormorò Nick con uno sguardo ansioso negli occhi verdi; si guardò attorno preoccupato "dov'è Syd?"

"Credo sia di là. Vado a chiamarlo" disse Ginger allontanandosi dal gruppetto di ragazzi; attraversò un piccolo corridoio, bussò alla porta di una saletta che fungeva da camerino e socchiuse la porta "Syd? Syd, sei qui? È arrivato il vostro momento, dovete salire sul palco".

Barrett stava guardando la TV, seduto su una poltroncina e con una sigaretta stretta tra le dita della mano sinistra.

Non ottenendo alcuna risposta, la giovane si avvicinò e chiamò il ragazzo per nome una seconda volta, e di nuovo non ottenne nulla: gli occhi spenti di Syd non si staccavano dallo schermo in bianco e nero della televisione, o da qualcos'altro di più lontano, che nessuno al di fuori di lui era in grado di vedere; Ginger provò a scuoterlo per una spalla, a chiamarlo ancora e poi, spaventata, uscì correndo dalla stanza per chiedere aiuto alla persona che più detestava al mondo, ma che era anche la più vicina a Syd.

"Roger!" strillò la rossa con voce soffocata; lui sollevò subito la testa, richiamato dal tono allarmato "Roger, devi venire immediatamente con me. Credo che Syd non stia affatto bene"

"Che gli è successo?" domandò Waters, spegnendo il mozzicone di sigaretta sotto la scarpa destra.

"Non lo so... Non riesco proprio a capire, è... Lui... Devi vederlo con i tuoi occhi"

"Dov'è?"

"Vieni"

"Dobbiamo venire anche noi?" chiese Nick, sempre più allarmato.

"No, sono sicuro che risolveremo tutto in pochi secondi. Voi pensate a prendere un po' di tempo. Inventatevi una scusa convincente" Roger seguì Ginger nella saletta e finalmente vide con i propri occhi ciò che la ragazza non era riuscita a descrivergli a parole: Syd era ancora seduto sulla poltrona a fissare un punto lontano, nella stessa identica posizione di poco prima; sembrava essere caduto in uno stato di coma vegetativo ad occhi spalancati "ohh, porca puttana. Porca puttana. Porca puttana".

Waters si precipitò affianco a Barrett, vide la sigaretta che ormai era arrivata a bruciacchiargli un piccolo lembo di pelle dell'indice e del medio e gliela strappò di mano; Ginger si avvicinò a sua volta e non riuscì più a trattenere un singhiozzo disperato, perché non aveva mai visto nulla di simile prima d'ora.

"L'ho trovato così. Ho provato a chiamarlo più volte, ma non risponde. Non sapevo cosa fare e sono venuta da te" spiegò con voce rotta dal pianto.

Roger afferrò il volto di Syd, ed iniziò a scuoterlo e schiaffeggiarlo piano, nella vana speranza di ottenere una reazione.

"Syd? Ehi, Syd? Syd Barrett? Roger Keith Barrett, mi senti?" continuò a ripetere, cercando un contatto visivo in quelle iridi spente "c'è nessuno qui? Fa un cenno se riesci a sentirmi... C'è nessuno in casa? Syd? Syd!"

"Vedi? Non risponde! Non risponde, cazzo! Che cosa dobbiamo fare?"

"Prima di tutto smettila di urlare, perché non sei di alcun aiuto"

"Come posso smetterla di urlare? Ma hai visto in che condizioni è? Non risponde neppure!"

"Ragazzi, che cosa sta succedendo?" chiese Richard, entrando nella stanza insieme a Nick "ci stanno aspettando sopra al palco per l'esibizione, dobbiamo salire ora!"

"Non sappiamo che cosa abbia Syd!" rispose Ginger, piangendo disperata ed impaurita "non risponde alle nostre domande e continua a fissare lo schermo di quella maledetta TV. Roger lo ha perfino schiaffeggiato e lui è rimasto impassibile. È come se neppure ci sentisse".

Wright e Mason si precipitarono a loro volta vicino alla poltrona, ed anche loro, come Ginger e Waters, provarono a risvegliare Syd dallo strano torpore in cui era sceso; Nick gli passò perfino un fiammifero acceso davanti agli occhi, e le pupille non subirono alcuna variazione davanti alla fonte di luce, rimanendo due piccoli puntini neri.

"Merda" sussurrò il batterista, aveva la fronte completamente imperlata di sudore "come possiamo salire sul palco con lui in queste condizioni?"

"Voi non potete assolutamente salire sul palco!" si oppose fermamente la ragazza "bisogna chiamare subito un'ambulanza. Ha bisogno di essere portato al più presto in ospedale"

"No, non se ne parla" si oppose a sua volta Roger, alzandosi "Rick, aiutami a sorreggerlo. Noi adesso saliamo su quel palco a suonare"

"Stai scherzando? Dimmi che stai scherzando!" strillò la giovane; scoprì immediatamente che il bassista non stava affatto scherzando: insieme a Wright riuscì a tirare su Barrett dalla poltrona, si passò il suo braccio destro attorno alle spalle e Rick fece altrettanto con quello sinistro; la testa di Syd ricadde a ciondoloni in avanti, costringendo i due ragazzi a reggerlo di peso "non puoi parlare sul serio! Non puoi essere così stupido ed irresponsabile! Syd non può salire sul palco così! Non sta neppure in piedi, come farà a suonare e cantare?"

"Non possiamo tirarci indietro all'ultimo secondo o sarà la fine per noi. Cosa scriveranno i giornali?" ringhiò Waters, per poi rivolgersi a Syd "forza, cerca di fare uno sforzo. Avanti, è ora di andare"

"Rick!" Ginger rivolse uno sguardo supplicante al suo migliore amico, ma non trovò l'aiuto sperato.

"Non possiamo tirarci indietro all'ultimo secondo, Roger ha ragione su questo. Dobbiamo fare un tentativo. Nick, aiutaci, prendi la chitarra di Syd. Coraggio, ci stanno aspettando e siamo terribilmente in ritardo".

La ragazza osservò, ad occhi spalancati, il quartetto uscire dalla stanza: Roger e Rick sostenevano il corpo molle, abbandonato, di Syd e Nick li seguiva con in mano la Fender Esquire che gettava fievoli bagliori sotto la luce delle lampadine che scendevano dal soffitto; non ebbe la forza fisica di uscire a sua volta per assistere ad uno spettacolo dell'orrore.

Quando rimase da sola, Ginger scivolò a terra affianco alla poltrona, si coprì il volto con entrambe le mani e scoppiò a piangere disperata.

In sottofondo, la TV stava trasmettendo un film d'amore.

The Dark Side Of The Moon; Pink Floyd (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora