BORDER (PARTE QUATTRO)

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1974, febbraio.



Ginger distolse lo sguardo dal cielo ricoperto di nuvole grigie e fissò la porta chiusa: qualcuno aveva appena bussato due volte, chiedendole silenziosamente il permesso di entrare.

"Avanti".

La porta si aprì lentamente ed apparve il viso di Richard Wright, incorniciato dai capelli castani che aveva recentemente accorciato sulle spalle; alla vista del giovane, che non vedeva e con cui non parlava dal settembre dell'anno precedente, sul viso pallido e provato di Ginger apparve un sorriso allegro, ed i suoi occhi spenti tornarono ad illuminarsi.

"Ehi"disse lui, indugiando sulla soglia della stanza "spero di non averti disturbata. Posso... Posso entrare?"

"Certo che puoi entrare, perché sei ancora lì? Entra, chiudi la porta e vieni qui, affianco a me" rispose la ragazza, indicandogli la sedia posizionata affianco al lettino che ormai occupava da quasi un mese: nelle ultime tre settimane, quella grigia e spartana stanza d'ospedale si era trasformata nella sua nuova casa.

Rick obbedì: entrò nella piccola camera, chiuse la porta col piede destro ed occupò la sedia posizionata affianco al lettino; gli occhi di Ginger si illuminarono ancora di più quando vide che tra le braccia reggeva dei regali destinati a lei, e che consistevano in un voluminoso mazzo di fiori, in una confezione di pasticcini alla marmellata di fragole e panna ed in un peluche bianco e rosa a forma di gattino.

"E questi?" chiese con un sorriso divertito "ti sei messo in testa di svaligiare tutti i negozi di Londra per caso?"

"Sono solo dei piccoli pensierini. Non potevo presentarmi a mani vuote"

"Non era necessario"

"Invece sì. Ho troppo da farmi perdonare".

Ginger sorrise senza dire nulla ed abbassò lo sguardo sul proprio grembo; Richard avvicinò di più la sedia al bordo del lettino e prese le mani della ragazza nelle proprie, stringendole delicatamente ed accarezzandole con gentilezza i dorsi con i pollici.

Rimasero a lungo in silenzio, finché il tastierista non trovò la forza di proseguire con la conversazione.

"Come stai?" le chiese, sollevando il viso e cercando il suo sguardo.

"Sto bene" mormorò la rossa sollevando a sua volta gli occhi "ho solo dei momenti di debolezza. Tutto qua. Ma per il resto va tutto bene".

Era una bugia.

Era sufficiente guardare il suo viso pallido che si era fatto sottile e smunto; era sufficiente guardare i suoi occhi spenti e la chioma che non era più lucente come mesi prima per capire che era solo una bugia e c'era qualcosa che non andava.

Richard sentì gli occhi iniziare a pizzicare e lottò con tutto sé stesso per ricacciare indietro le lacrime, perché si sentiva già sul punto di crollare in ginocchio e piangere come un bambino.

Doveva essere forte.

"Ieri sera mi ha chiamato Pamela e... Mi ha raccontato quello che sta succedendo. Mi ha raccontato tutto del malore che hai avuto, degli esami che ti hanno fatto e dei loro risultati... I medici... I medici sono... Sono proprio sicuri di quello che hanno letto? Non è possibile che abbiano sbagliato? Voglio dire... A volte possono capitare errori simili, giusto? Sono proprio sicuri che il risultato di qualche esame non sia errato? Forse... Forse a distanza di un mese è meglio rifarli da capo per fugare ogni possibile dubbio. Magari il loro risultato è cambiato e scoprono di essersi sbagliati completamente"

The Dark Side Of The Moon; Pink Floyd (✔️) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora