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"Hyung" appena aprí la porta gli saltò in braccio aggrappandosi alle spalle

"Stavamo parlando al telefono poco fà e già hai sentito la mia mancanza?" chiese ridacchiando Jimin e afferrando il minore dalle cosce per tenerlo meglio.

"Oh, hyung io sento sempre la tua mancanza." disse sussurando all'orecchio del maggiore.
Se c'era una cosa che aveva imparato per portare avanti una relazione era avere coraggio. Ma, aspetta, loro non erano in relazione. Cos'erano?

A notare quello sguardo perso del minore, Jimin si sedette sul divano sempre con lui sopra e puntò tutta la sua attenzione su di lui.
"Jungkook - disse accarezzandogli la guancia. Era un gesto che amava fare, per questo lo faceva sempre quando ne aveva l'opportunità. - va tutto bene?"

"Si - rispose frettolosamente e si mise in piedi. - vuoi mangiare hyung, hai cenato, ho del ramen pronto". E senza dargli il tempo di rispondere che già corse in cucina.

Se c'era una cosa in cui era bravo Jungkook era scappare dall'affrontare la verità e poi non voleva illudersi di qualcosa non reale.
Può darsi che Jimin provasse solo amore-affetto.

Dopo un po', iniziarono a cenare assieme in un perfetto silenzio. Si sentivano solo il rumore delle posate.
Finito di cenare, mentre Jungkook era occupato a lavare i piatti, Jimin andò a vedere la sua stanza.

Aveva capito da Jungkook che viveva con sua mamma, ma non c'era traccia di lei.
Entrò nella stanza e rimase a ispezionarla attentamente. A quanto pare il minore era un'enorme fan dei manga.
Sui muri c'erano presenti varie fotografie e tele. Ognuno presentava un tema diverso ed erano sempre firmate dalla "j".

In quel momento pensò al fatto che non chiese mai al minore quali fossero le sue passioni e si maledí - come sempre -.

"Ti piacciono i miei quadri Jimin-ah?"
"Non credevo che ti piacesse disegnare e la fotografia."
"Non me l'hai chiesto." rispose il minore.

"Tua mamma dove?"chiese Jimin.
"Lavora" tagliò corto Jungkook. A quanto pare era un'argomento troppo duro per lui per essere raccontato.

Jimin si avvicinò lentamente a Jungkook e posò delicatamente le sue labbra su quelle dell'altro. Voleva farlo stare bene e felice,perché Jimin amava far sorridere e far stare bene le persone.
Amavano darsi baci delicati, passionali e lenti.
Il minore morse il labbro inferiore di Jimin facendo uscire un gemito dalla sua bocca che amò. Sentiva che voleva di più.

Per la prima volta fu lui a prendere l'iniziativa, ma, Jimin non era pronto. Si sentiva debole come accadde l'ultima volta. Ricordi iniziarono a ritornargli in mente. E quando sentí Jungkook palparli il sedere si staccò terrorizzato.

Il minore credeva che era una cosa ricambiata per questo voleva andare oltre, ma, a quanto pare si sbagliava. Aveva ridotto Jimin in lacrime.

"H-hyung s-scusa." disse balbettando e sentendo gli occhi cominciare a riempirsi di lacrime.

Jimin era bloccato. Non riusciva a respirare. Era terrorizzato, esattamente come un tempo. Senza dire niente uscì da quella casa e corse via.
Non stava correndo senza meta, ma, stava andando nell'unico luogo che lo faceva stare bene: il parco.

"Esistono luoghi che ci chiamano, magari anche da molto lontano. Non ne conosciamo la ragione, ma, ancora prima di averli visti, sappiamo che seguendo il loro richiamo ritroveremo un pezzo della nostra anima."

The park (Jikook) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora