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Quel giorno qualcuno gli disse: "cosa scegli, andare in un mare pieno di pesci velenosi con la consapevolezza del pericolo che correrai, o andare in un mare calmo?"

Jimin percorse la prima scelta. Nonostante i rischi e i pericoli che sapeva ci sarebbero stati.
Riuscì ad essere forte mentre il suo primo amore venne seppellito davanti ai suoi occhi.
Riuscì a scappare dalla sua famiglia e ricostruirsi una nuova vita, tutto da solo.
Riuscì, riuscì a fare molte cose che nessuno all'età che aveva avrebbe fatto.
Finì la scuola e con i pochi risparmi che aveva scappò da quella città che lo stava soffocando, facendolo sentire morire lentamente.

Venuto a vivere nella capitale, sapeva che ci sarebbero stati tanti rischi.
Come il passare nottate a dormire nel prato in cui era cresciuto e che si ricordava bene di lui.
All'essere molestato da persone sconosciute e che grazie al cielo si era difeso.
Iniziò a lavorare in uno strip club come cameriere.
Dormiva li e con il tempo si guadagnò quei soldi necessari per riuscire a permettersi un'appartamento di modeste condizioni.

Er-"hey hyung" ad interrompersi dai suoi pensieri fú il minore che si sedette davanti con un enorme sorriso. Solo che Jimin non ricambiò troppo occupato ad osservare il livido che aveva in viso.
"Che ti è successo?" chiese rivolgendo un tono serio al minore, dove al sentirlo gli venne una scossa di brividi.

Jimin di certo non era stupido. Fin dalla prima volta che lo vide, capì che quel ragazzo a scuola subiva violenze e ora più cheai voleva aiutarlo.
"Mi dispiace essere scappato l'ultima volta ma.. avevo da fare....si avevo da fare."

Jungkook si era preparato un lunghissimo di scorso da fare al maggiore sul motivo per il quale se ne fosse andato ma in quel momento non si ricordò più il nulla delle parole che doveva dire. E a pensare che si era esercitato per ore per il nulla.

"Non cambiare discorso Jungkook, perché diamine hai un livido enorme sotto l'occhio?" Jimin mai si era arrabbiato come stava facendo ora. Lui odiava la violenza, non la sopportava in nessun modo.

Jungkook sospirò pesantemente e iniziò a sentire gli occhi luccicare.
"H-hyung I-io" non doveva sentirsi o mostrarsi debole. Era stanco. Quindi Jimin al capire la situazione si alzò e si sedette accanto a lui, stringendolo in un abbraccio che fece sentire al sicuro i due cuori.

Il respiro di Jungkook era così caldo nel collo del maggiore e le labbra di Jimin sfiorarono delicatamente il collo di Jungkook.
Tutti quei semplici e delicati contatti, stavano facendo impazzire ad entrambi che mai nella loro vita avevano provato emozioni del genere.
Erano entrambi impanicati e non sapevano come comportarsi.

Si staccarono e iniziarono ad osservarsi negli occhi.
"A scuola vengo maltrattato dal gruppo di bulli li presenti. Non né capisco il perché, ma ormai per loro è diventata un'abitudine. Ogni giorno è.... così difficile per me hyung"

"Tu non hai mai reagito? O magari perché non sei andato dal preside?"

"Non è così semplice. Il preside senza le prove non farebbe niente. E io... non ho il coraggio di reagire perché odio la violenza"

Jimin si stupì quando quelle parole uscirono dalla bocca del minore.
Lo abbracciò fortemente promettendogli che lo avrebbe aiutato.

Domani sarebbe dovuto risentirsi di nuovo uno studente.

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The park (Jikook) Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora