Prologo

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Vostra Maestà re Gladwyn II ha appena annunciato la nascita del suo figlio primogenito, rivelandoci con grandissima gioia che l'erede è maschio.

Il nome del futuro Re di Elyria sarà annunciato domani, non appena la regina Elizabeth si sentirà meglio.

«Quante balle.» Il quotidiano volò dalle mani della ragazza sul consunto tavolo di legno, come al solito appiccicoso di birra e idromele.

Il ragazzo bruno seduto dalla parte opposta del tavolo alzò le sopracciglia, come se fosse vagamente incuriosito, guardando l'amica in attesa che si rendesse conto di aver appena attirato l'attenzione di tutta la taverna. La ragazza girò da una parte all'altra la testa bionda, rendendosi conto in fretta della dozzina di occhi fissati su di lei, indagatori e scettici.

«Ehm... Beh, sì, insomma, lunga vita al Re!» Una risatina nervosa sfuggì dalle sue labbra, che si incurvarono immediatamente a formare un sorriso imbarazzato. Qualche istante dopo fissò il ragazzo con sguardo truce, come se fosse colpa sua. Aprì la bocca per parlare, ma il ragazzo l'anticipò, scuotendo i riccioli ribelli e cominciando a ridacchiare.

«Finirai per farci scoprire, lo sai?» sussurrò ricambiando lo sguardo, divertito. La ragazza non cambiò espressione, replicando in fretta con voce orgogliosa: «Scusa se mi sento un po' chiamata in causa!»

«Shhhh!»

Lo aveva detto con un tono di voce così squillante che l'amico si allarmò sul serio, questa volta. La guardò con occhi sgranati, come se non potesse credere a quello che le stava sentendo dire.

«Se mai dovessi avere dei figli, ti prego, ti scongiuro, ricordami di farlo annunciare sul giornale. Così magari la gente saprà davvero...»

«Per favore, zitta» il ragazzo la interruppe subito e, nonostante tutto, si ritrovò a ridere di nuovo, divertito da quello che l'amica stava blaterando, quasi come se stesse parlando da sola.

Dando retta all'amico, non senza avergli rivolto un'ultima occhiataccia, riafferrò il giornale e guardò la foto della famiglia reale, stampata appena sotto il titolo a caratteri cubitali. Erano in piedi, in cima alla grande ed imponente scalinata di marmo della Reggia Azzurra, il castello dei Reggenti di Kylien e niente poco di meno che dei Regnanti di tutto il Regno di Elyria. Indossavano per l'occasione abiti così costosi e maestosi che sul viso della ragazza nacque una smorfia e stavano sorridendo alla macchina fotografica.

«Senti un po', sai quanti anni ha la nostra regina?» chiese all'amico, osservando bene la giovane donna e aggrottando la fronte leggermente confusa.

«Diciannove» rispose disinteressato, rigirandosi fra le mani la tazza di tè freddo che si era appena bevuto. «Perché?»

«Beh, non mi sembra molto più vecchia di me» spiegò, guardando l'amico per qualche secondo prima di riposare gli occhi sull'immagine.

«In effetti dovresti cominciare a trovarti qualcuno pure tu» il ragazzo deglutì, improvvisamente meno a suo agio di come era stato prima.

La giovane non si prese tempo per approfondire l'espressione e il tono del suo amico, ritrovandosi subito a ribattere con voce di nuovo un po' troppo alta: «Ma io ho solo sedici anni! Non sono una nobile che deve sposarsi entro i vent'anni per evitare di rimanere zitella tutta la vita...»

«La tua incoerenza mi stupisce.»

«Okay, riformulo la frase.» La ragazza prese un bel respiro, come se avesse bisogno di fiato. «Dovrei essere una nobile che deve sposarsi entro i vent'anni per evitare di rimanere zitella tutta la vita. Ma guarda un po' non lo sono mai stata!»

«Va bene» ridacchiò il ragazzo, allungando le mani davanti a sé come per fermarla. «Ma prendi un bel respiro e calmati.»

La ragazza obbedì all'amico, prendendo un respiro profondo prima di dire con voce seccata: «Comunque non è possibile che nel 1998 tutti pensino ancora a sposarsi presto. Nel mondo degli Umani la gente non fa altro che divertirsi alla nostra età!»

«Hai proprio ragione.»

«Forse dovremmo scappare là.»

«Non ci credi nemmeno tu alle tue parole» ribatté lui, come sempre il più ragionevole dei due. «Pensa a tua madre, a tua sorella...»

La ragazza sospirò, capendo che aveva ragione lui. Succedeva sempre così: le venivano in mente idee folli, assurde, e stava all'amico smontargliele una per una, richiamandola alla realtà. Nonostante questo ben poche volte lei gli aveva dato ragione ad alta voce. Era troppo orgogliosa per ammetterlo.

«Sarà meglio andare» fece il ragazzo, posando lo sguardo sul malridotto orologio da polso che portava al braccio destro.

Pochi secondi dopo, lasciando i soldi sul tavolo, i due ragazzi si alzarono dal loro tavolo e uscirono dalla taverna. Si ritrovarono sotto il sole di quella bella e serena giornata d'inizio estate. Come sempre, in quella città faceva un caldo soffocante, che obbligava a rimanere in casa chiunque non fosse davvero natio di quella regione fino al tramonto, durante la stagione estiva. Prima di parlare rivolse lo sguardo verso l'amico, quasi come se si aspettasse di vederlo sciogliersi da un momento all'altro. L'amico viveva lì da tanto tempo, ma la bionda sapeva che per lui uscire da quella taverna era stato come entrare in una vasca di lava incandescente.

«Mi stavano guardando tutti!» sospirò non appena la porta della taverna si chiuse alle loro spalle, portando con sé il fresco rilassante che c'era all'interno.

«Probabilmente credono che tu sia una cospiratrice della corona...» rise il ragazzo, divertito dalla faccia sconvolta dell'amica. Con fare fraterno le avvolse le spalle con un braccio, incurante che così non avrebbe fatto altro che avere più caldo di prima.

La ragazza cambiò repentinamente espressione, dando una leggera gomitata sul fianco dell'amico.

«E come biasimarli... Hanno proprio ragione!»


 Hanno proprio ragione!»

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