«Che cosa?»
Will non credeva alle proprie orecchie.
In quel momento di panico la mia mente sembrava essersi improvvisamente bloccata, paralizzata proprio come il mio braccio.
Quel dottore non aveva parlato di paralisi.
«N-Non me lo sento più» ripetei ancora, cercando di muoverlo invano. «Io... io non capisco.»
Will rimase un attimo in silenzio, spostando i suoi occhi dal mio braccio alla mia faccia, senza sapere cosa fare.
«Dobbiamo chiamare qualcuno» disse infine, facendo per muoversi verso la porta.
«No!» urlai. «Non farlo.»
«Evelyn...» Stava chiaramente cercando di mantenere la calma. «Purtroppo fra le mie numerose abilità mancano quelle di ambito medico. Abbiamo bisogno di aiuto.»
«No, non è niente» cercai di dire, continuando a tenermi il braccio con l'altra mano. «Non chiamare gli Spencer... Chiama Rose... o Matt.»
Sulla sua faccia apparve una faccia sorpresa e io mi ritrovai a piagnucolare supplicante.
«Per favore William, non chiamare nessuno al di fuori di loro.»
Mi ritrovai ad allungare la mano destra e ad afferrare il suo polso, stringendolo come per impedirgli di muovere un passo verso la porta. Lanciandomi un ultimo sguardo incredulo, Will prese il telefono e compose il numero di Rose.
«Rose ha la segreteria telefonica» disse dopo un po', scuotendo la testa, prima di ricomporre un altro numero. «Anche quell'altro. Evelyn, dobbiamo...»
Non seppi mai quello che William avesse intenzione di dire. Il mio braccio decise di muoversi da solo.
Rimasi a guardarlo terrorizzata, non riuscendo a ricordare tutte le cose che Rose e Matt mi avevano detto di fare nel caso si fosse ripresentata un'altra crisi.
Non mi diedi il tempo di capire se lui se ne fosse accorto.
«Non mi sento bene» sussurrai velocemente, prima di correre in bagno e chiudermi dentro.
Con orrore, mi accorsi che la mia mano sinistra aveva cominciato a contrarre le dita come se volesse creare qualcosa dal nulla.
Nel giro di pochi istanti, prese vita una piccola sfera nerastra, scintillante.
Reagii di istinto, cercando di usare l'altra mano per creare qualcosa, qualunque cosa potesse limitare al minimo i danni. Mi venne in mente un muro di protezione come quello che aveva fatto Rose, ma l'aria intorno a me sembrava non voler rispondere ai miei comandi come sempre.
Dai, avanti..., pensai disperata, guardando quella sfera oscura ingrandirsi sempre di più.
«Evelyn! EVELYN!» William stava battendo i pugni contro la porta, così forte che a momenti l'avrebbe scardinata. «Apri la porta!»
Cercai di calmarmi, consapevole che l'agitazione non aiutasse minimamente i miei poteri a manifestarsi. Mentre il braccio si distendeva, come per lanciare la sfera di energia, presi un respiro profondo e cercai di concentrarmi, nonostante il panico stesse continuando a salire esponenzialmente.
Sentii il braccio sano venire percorso da una scossa e di colpo mi sembrò che l'aria fosse un prolungamento del mio corpo. Rimasi stupita quando vidi l'aria davanti a me condensarsi e compattarsi proprio in un muro, proprio mentre la sfera lasciava la mia mano.
La sfera di energia, si schiantò contro la barriera invisibile, dissolvendosi in una marea di scintille.
Sentii un formicolio al braccio sinistro e questo ritrovò la sua sensibilità.
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ELYRIA • L'ultimo sole
Fantasy[ELYRIA - PRIMO VOLUME] - Seconda stesura revisionata Evelyn Lewis ha un'unica regola: non disfare gli scatoloni prima di quattro mesi. Il continuo spostarsi di famiglia affidataria in altra non le ha dato molta fiducia nel trovare una sistemazione...