Capitolo 3 • Titanic

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Com'era prevedibile, quella notte non riuscii a dormire molto. L'aver incontrato una persona così simile a Weston mi disturbava parecchio e, inoltre, il fatto che la cosa mi importasse mi faceva innervosire.

Conseguentemente diventavo ogni secondo più inquieta e il sonno sembrava non aver l'intenzione di arrivare.

Rimasi incantata a osservare il soffitto per quelle che mi parvero ore, cercando di scacciare dalla mia mente l'immagine di quei occhi d'oro.

Verso le sette e mezza, sentii il telefono vibrare sul comodino.

Venti minuti e sono lì.

Capendo di essere già in ritardo, mi alzai e mi preparai velocemente. Rose mi aveva scritto la sera prima dicendomi che mi sarebbe passata a prendere e che non avrebbe accettato un no come risposta.

Io non avevo trovato motivi per rifiutare la sua offerta.

Cercai negli scatoloni giusti i vestiti, mi infilai al volo le scarpe e mi legai i capelli in una crocchia veloce e disordinata.

Dopo essermi infilata la giacca di jeans rattoppata e dopo essere sgattaiolata fuori dalla porta d'ingresso, mi diressi verso la macchina bianca già parcheggiata a lato della strada.

Non appena mi vide, la ragazza abbassò il finestrino e mi urlò: «Salta su!».

Pochi secondi dopo un altro finestrino, quello posteriore, si abbassò, rivelando la faccia occhialuta e sorridente di Matt.

Entrai in macchina e Rose mi diede il suo buongiorno.

«Belle occhiaie.»

Anche Matt, scrutandomi con l'aiuto dello specchietto retrovisore, mi guardò interrogativo.

«In effetti non hai una bella cera.»

«Grazie ragazzi per i complimenti!» Guardai prima una e poi l'altro, sorridendo a entrambi.

«Ieri sera ho fatto le ore piccole» ammisi qualche istante dopo. «Ieri sera William Cole era a casa mia e io...»

Non avrei mai immaginato che, raccontandogli quell'indesiderato, spiacevole incontro avrei ottenuto quelle reazioni. Successe tutto molto in fretta. Rose si girò immediatamente a guardare Matt, dimenticandosi di stare guidando, e lui ricambiò l'occhiata.

Sgranai gli occhi confusa, cercando di interpretare i loro sguardi, ma non ebbi il tempo di pensare a nulla, perché in quel momento Rose rischiò di investire un felino che attraversava la strada.

«Rose, attenta!» urlai e per fortuna lei riuscì a sterzare bruscamente in tempo, evitando per un pelo quel gatto.

Ritrovai la voce solamente quando Rose riprese il controllo della macchina.

«Ma che cosa diavolo vi è preso?»

Rose deglutì e mi lanciò un'occhiata veloce. Sembrava stranamente in preda all'ansia.

«Quando ti dicevo di stare lontana da lui, non stavo scherzando, Evelyn...» cominciò lei, ma io la interruppi subito, indignata nel vedere quanta poca fiducia riponesse in me.

«Ma io non l'ho mica invitato, Rose!»

«Bella» disse semplicemente Matt, scrollando la testa.

«Esatto» confermai, guardandola convinta che avesse avuto una reazione un po' eccessiva.

Ero più che consapevole che, sentimentalmente parlando, William Cole potesse rappresentare una minaccia per me come per qualsiasi altra adolescente. Ma la reazione dei due ragazzi andava ben oltre a quella che, a mio parere, sarebbe stata quella adeguata ad una situazione del genere.

ELYRIA • L'ultimo soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora