Capitolo 25 • Crollo

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Sedevo, da sola, fuori dall'infermeria dell'Istituto Alfa. Ero scivolata lungo il muro dopo essermi data una ripulita nel bagno di Rose.

Ma mi sentivo sporca, ancora sporca del sangue di Adam Fallon.

Il telefono vibrò nella tasta della felpa pulita che mi aveva prestato Rose.

Lo estrassi, frastornata, e con un tuffo al cuore vidi che il messaggio era da parte di Shaun.

Dove sei? Hai bisogno di un passaggio?

Accettare un passaggio da lui, nonostante tutto quello che era successo, sarebbe stata l'ultima cosa che avrei fatto. Risposi velocemente, scrivendogli che ero da Rose e che non si doveva preoccupare.

Non torno a casa. Arriverò dopo la festa di stasera, probabilmente, aggiunsi.

Shaun rispose con un semplice "okay" che mi lasciò inevitabilmente un po' interdetta.

La porta che si aprì davanti a me mi impedì di pensarci troppo. Uscì una donna molto alta, dalla figura altera e dai capelli ramati raccolti in uno stretto chignon.

La madre di Chantal, la persona più importante di tutto l'Istituto Alfa.

Dietro di lei, Matt e Rose erano assieme a un'altra donna, a sua volta rossa di capelli.

Mi alzai in fretta.

«Evelyn Lewis» disse la donna, guardandomi con le labbra sottili.

Non risposi, non facendo altro che ricambiare il suo sguardo freddo. Non potei fare a meno di chiedermi quanto fosse fedele a Hole. Era un comandante come il signor Davis, che si discostava dalle sue idee, o no?

«Devi farti medicare» disse, dopo avermi squadrato la faccia in lungo e in largo. «Hai un brutto taglio sullo zigomo.»

Senza dirmi una parola di più, si girò verso l'infermeria.

«Anne, muoviti. Tua figlia sta bene e i nostri servigi sono richiesti altrove.»

La donna insieme ai miei amici stava abbracciando stretta Rose. Era sicuramente sua madre.

«Torna presto stasera.»

«Non posso» fece Rose. «C'è una festa a scuola.»

«Torna presto lo stesso» disse, prima di baciare sulla fronte la figlia.

Il Comandante Wilson chiamò la sorella un'altra volta. La donna, asciugandosi le guance rigate da lacrime di sollievo, annuì e uscì dall'infermeria, bloccandosi non appena si accorse di me.

Aprì bocca per parlare ma Rose la costrinse a muoversi, spingendola delicatamente.

«Non abbiamo bisogno di situazioni imbarazzanti, ma'.»

«Rose!» protestò. «Voglio solo ringraziare Evelyn! È un onore conoscerti.»

Sul viso stanco e stravolto di Anne Ward apparve un piccolo sorriso caloroso. Sentii una stretta al cuore e ben presto capii che stavo soffrendo per l'ennesima volta per l'assenza di una madre.

Sarei sprofondata per l'imbarazzo anche io come stava facendo Rose?

«Non abbiamo tempo da perdere, Anne. Dobbiamo chiamare l'Istituto Zero.» La signora Wilson tentò per l'ennesima volta di chiamare la sorella.

Lanciandomi un'altra occhiata e sbuffando spazientita, prese per il braccio la sorella e la trascinò via, scomparendo nel corridoio.

«Una l'opposto dell'altra» commentò Rose, guardando la direzione in cui le due erano scomparse.

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