Capitolo 29 • Fottitene

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Qualcuno stava bussando insistentemente alla porta.

«Evelyn, se non ti alzi giuro che butto giù questa porta!» La voce di Rose si sentì forte e chiara.

Mugolai contro il cuscino, con in testa un unico pensiero: voglio dormire ancora.

Ero già rientrata nel mondo dei sogni quando Rose fece scattare la serratura e irruppe nella stanza.

«Evelyn» mi chiamò per l'ennesima volta. «Si può sapere cosa cavolo ti è preso ieri sera? Io e Matt ti abbiamo cercato dappertutto! Non rispondevi al telefono e l'aria era impregnata del tuo potere...»

Non riuscii più ad ascoltarla, avevo la mente annebbiata e un grandissimo mal di testa. Quella notte dovevo essere tornata a casa davvero, davvero tardi.

William...

«Credo di doverti accompagnare a casa» aveva annunciato alle quattro di quella mattina, quando si era buttato sul divano completamente sobrio.

Io, d'altro canto, avevo protestato con voce strascicata che ero perfettamente in grado di rientrare da sola a piedi. Will aveva scosso la testa stancamente, lasciandosi sfuggire un sorriso.

«Non credo proprio» aveva ribattuto. «Non sei in grado di stare in piedi e sicuramente non saresti in grado di entrare in casa e arrivare sana e salva in camera tua, in quelle condizioni.»

Will mi aveva riaccompagnata a piedi, come se temesse che potessi stare male dentro la sua macchina.

Il peggio era successo quando eravamo arrivati davanti a casa.

In silenzio, Will mi aveva fatta sedere su un muretto del giardino, lasciandomi a guardare le stelle, e mi aveva sfilato il cellulare dalla tasca. Aveva trovato il numero di Shaun e lo aveva chiamato.

Sì, proprio Shaun, che pensava fossi rimasta a casa di Rose.

Io, ubriaca com'ero, non me ne ero resa conto finché il portone d'ingresso non si era aperto, rivelando il mio fratello affidatario in pigiama. Aveva alzato le sopracciglia, spostando lo sguardo da me a William. Will mi aveva presa delicatamente per un braccio e mi aveva portata davanti a Shaun.

«Ha dimenticato le chiavi. È ubriaca, ma penso che non starà male.»

Il resto di ciò che si dissero non lo sentii.

L'unica cosa che avevo capito era il fatto che William, dopo avermi augurato una buonanotte veloce, mi aveva scaricata fra le braccia di Shaun, nemmeno fossi un pacco che doveva consegnare.

Shaun mi aveva squadrata da capo a piedi, con sguardo interrogativo, ma per fortuna aveva evitato di commentare. Senza dire una parola mi aveva accompagnata in camera mia e mi aveva messa a letto.

Mi ero poi addormentata e non avevo dato segni di vita fino a quel momento. Rose mi stava sovrastando, già vestita per l'allenamento di quel giorno.

«E tu non rispondevi nemmeno stamattina! Ho suonato il clacson almeno venti volte prima che Bella Spencer in persona mi venisse ad aprire e mi dicesse dove fosse la tua cavolo di camera!»

«Mhmm...» mugolai con la testa che pulsava.

Ero confusa, frastornata e c'era qualcosa che mi turbava. Qualcosa che però non riuscivo a ricordare.

«Ora alza quel culo da lì!» fece Rose, continuando a scuotermi. «Dobbiamo allenarci. E oggi ci sarà pure il Comandante Davis, per tua informazione!»

Alzai la testa, vagamente interessata, prima che Rose evocasse una corrente d'aria che mi fece sbalzare via dal letto, aggrovigliata ancora alle lenzuola.

ELYRIA • L'ultimo soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora