Capitolo 26 • Semifinale

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Il giorno dopo, nonostante l'infinita stanchezza che mi sentivo addosso, passò abbastanza velocemente.

Quella notte, com'era prevedibile, non riuscii a dormire granché. Le parole di Rose mi avevano un po' tranquillizzata, ma le immagini di Taward e della morte di Adam continuavano a passarmi per la testa.

Il pomeriggio lo passai ad allenarmi, com'era in programma. Finalmente ero riuscita a disarmare Rose più di una volta e l'elemento dell'Aria mi sembrava sempre più familiare.

«Questo è solo l'inizio» mi aveva detto Rose quando ero riuscita a farla retrocedere di un passo con un'ondata d'aria. «C'è ancora un'infinità di cose che devi imparare, ma devo ammettere che non mai visto un Dominus imparare così in fretta.»

In quel momento mi trovavo davanti allo specchio di camera mia, indecisa su cosa indossare per la partita di basket di quella sera. Aggrottando la fronte pensai al fatto che Will non mi aveva cercata per tutto il giorno.

Non sapevo per quale motivo ci stessi pensando, ma ero confusa: la sera precedente era sembrato così preoccupato che ero arrivata a pensare che mi avrebbe cercata per sapere come stessi.

Mi chiesi se si ricordasse della nostra serata.

Decisi, alla fine, di optare per un paio di stretti jeans neri e una felpona grigia. I muscoli mi chiedevano pietà e la stanchezza mi impediva di trovare la voglia per vestirmi meglio. Non dovevo fare colpo su nessuno e in quel momento non riuscivo a pensare ad altro che a vestiti comodi.

Quando il telefono mi vibrò in tasca, segno che Rose mi stava aspettando nel vialetto, mi infilai un cappellino grigio e la mia fedelissima giacca di jeans rattoppata.

Non appena mi sbattei la porta della camera alle spalle, nel corridoio sentii il rumore di cardini arrugginiti, prima di vedere comparire una luce.

«Dove vai?»

Shaun si era affacciato dalla sua camera. Dovetti strizzare gli occhi per abituarli alla semioscurità del corridoio.

«C'è una partita di basket» risposi, mentre lui socchiudeva la porta, avvicinandosi a me.

Con due lente falcate, me lo ritrovai davanti. Fui costretta a schiacciarmi contro il muro.

«A scuola» aggiunsi, ritrovandomi incapace di rimanere zitta.

«Come va il taglio sullo zigomo? Ho visto che hai tolto il cerotto...» Ormai Shaun si trovava pericolosamente vicino.

Il telefono nella mia tasca vibrò ancora, ma io lo ignorai.

«Non ce n'era più bisogno» replicai a bassa voce.

Nell'ombra vidi la sua mano alzarsi. Sentii le sue dita delicate sfiorarmi il taglio, prima che si posassero sulla mia guancia.

Il telefono nella mia tasca vibrò di nuovo e questa volta Shaun se ne accorse.

«Avrei voluto passare più tempo con te, adesso» sussurrò con voce roca. «Ma visto che la tua amica Rose ti sta aspettando, farò in fretta.»

Si chinò e mi baciò, lasciandomi stupita ancora una volta. Di colpo sentii la mia mente svuotata e non riuscii ad appellarmi alla ragione, che mi intimava di staccarmi da lui.

Mentre Shaun posava le sue mani sul fondo della mia schiena, non potei fare altro che abbandonarmi completamente al bacio. Portai le mani sulle sue guance, rese ruvide da un accenno di barba.

Sapevo che me sarei pentita a breve: quello era tutto ciò che non dovevo fare.

Le sue labbra, che sapevano di menta, erano dolci e si muovevano in modo esperto. Probabilmente la cosa sarebbe andata avanti se Rose non avesse deciso di insistere con un altro messaggio.

ELYRIA • L'ultimo soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora