Capitolo 18 • Emozioni

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«Evelyn!» Shaun era scioccato, ma io non riuscivo a dargli retta.

«Com'è possibile che sappia il mio numero?» chiesi ad alta voce, in preda al panico.

Camminavo avanti e indietro per la stanza, mordendomi il labbro fino a farlo quasi sanguinare. Mi passai le mani fra i capelli bagnati.

«Come ha fatto, dannazione!»

Raggiunsi il muro contro il quale avevo lanciato il telefono e raccolsi quel catorcio, rimanendo sconfortata quando capii che lo avevo rotta, il telefono non funzionava più.

«Stupido telefono.»

Presa da un moto di frustrazione tirai un calcio al muro.

L'impatto del mio piede con il muro fu talmente forte che sentii subito un dolore lancinante alla caviglia. Con una smorfia di dolore, decisi di passare alle mani. Ogni pugno alla parete era per un problema diverso che mi stava tormentando la vita.

Un pugno per la Caduta, uno per mia madre, uno per Elyria...

Prima che potessi farmi male sul serio, sentii Shaun afferrarmi i polsi e immobilizzarmi.

«Evelyn, fermati!» Sentii la voce preoccupata di Shaun all'orecchio. «Che cosa cavolo ti sta succedendo?»

Solo allora mi accorsi delle lacrime che mi stavano rigando le guance. Non riuscii a impedirmi di singhiozzare, quando Shaun mi spostò sul letto, facendomi sedere. Inutile dire che la caviglia pulsava in modo esageratamente doloroso, così non feci altro che zoppicare.

«Calmati» disse piano, mentre mi abbandonavo sulla sua spalla.

Shaun mi cinse la vita con un braccio, lasciandomi piangere sulla sua maglietta. Forse avevo avuto una reazione esagerata, ma il dolore per quello che era successo ormai sei mesi prima era ancora troppo forte.

Capii che quello che era appena successo era solo una delle migliaia di ragioni per le quali stavo avendo questo crollo emotivo. Nonostante le lacrime, mi stupii di non essere già scoppiata a piangere prima.

«Forse ora i miei genitori ti dovranno regalare un telefono nuovo» disse Shaun, dandomi dei piccoli colpetti consolatori sulla spalla.

«I tuoi non mi compreranno mai un altro telefono!»

Shaun sospirò a disagio, evidentemente non capendo cosa potesse dire per migliorare la situazione. Mi accarezzò i capelli ancora umidi.

«C'è qualcosa che possa fare per farti stare meglio?» chiese dopo un po'.

Di colpo mi ricordai di essere coperta solo da un asciugamano. Aprii gli occhi e mi assicurai che quello stesse ancora coprendo tutto il mio corpo. Dopo aver controllato, mi abbandonai un'altra volta a me stessa.

«Evelyn... Chi ti stava chiamando?» chiese dopo un po', visto che non stavo rispondendo alla sua domanda.

«Quello stronzo del mio ex ragazzo» mi ritrovai a rispondere, guardando Shaun in faccia. «Quello che mi ha presa in giro per più di un anno e mezzo.»

«Ah» fece Shaun. «E suppongo che ti abbia fatto qualcosa di davvero brutto per ridurti così...»

«Davvero brutto è un eufemismo» ribattei, tirando su con il naso. «Si è scopato la mia migliore amica per tutto il tempo.»

«Ah.»

«Faccio così schifo Shaun?» mi ritrovai a chiedere in un sussurro.

«Non fai schifo» rispose duramente, portandomi una ciocca di capelli dietro l'orecchio. «E come hai detto tu, questo West è solo un figlio di puttana.»

ELYRIA • L'ultimo soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora