Capitolo 14 • Aria

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Rimasi a fissare quel pezzo di carta per quelle che mi parvero ore.

Non dirlo a nessuno.

Ma chi era questo M.L.?

Ero sgomenta: evidentemente non bastavano tutte le preoccupazioni che avevo già. Ci mancava pure uno sconosciuto che mi offriva delle informazioni a patto che mi presentassi di sera in un parco, senza dirlo a nessuno.

Non sapevo cosa fare.

Mi buttai sul letto a pancia in su, cercando di riflettere. Come aveva fatto ad entrare dalla finestra? Come potevo dormire tranquilla sapendo che chiunque sarebbe potuto piombare nella mia camera da un momento all'altro?

Non volli chiamare Rose o Matt, la curiosità era troppa. Purtroppo, però, non avevo idea del rischio che sarei andata a correre se avessi deciso di andarci.

Alla fine, decisi che ci avrei pensato bene e avrei valutato fino all'ultimo se fosse stato il caso o meno di andare.

Cercai di sviare l'attenzione da questo problema: avevo già troppe cose a cui pensare per il momento.

Per distrarmi, cercai di provare a fare qualcosa con l'aria. Alzai le braccia e aprii le mani verso il soffitto. Cercai di concentrarmi per fare qualcosa, qualsiasi cosa, ma evidentemente riuscivo a usare i miei poteri solo in situazioni disperate.

Non avevo la minima idea di cosa fare.

Con un sospiro, lasciai ricadere le braccia lungo i miei fianchi. Decisi di continuare a leggere, e passai così tutto il resto del tardo pomeriggio.

Quando fu il momento di prepararmi, infilai leggings e sneakers e mi misi la felpona più comoda che avessi, nonostante fosse appartenuta a Weston. Mi legai i capelli in una coda di cavallo e, non appena sentii il rumore del clacson, presi il mio zaino e scesi.

«Buonasera» mi accolse Matt allegro, quando entrai in macchina. «Hai mangiato?»

Scossi la testa e ignorai il brontolio del mio stomaco.

«Perfetto, andremo dopo l'allenamento al McDonald's.»

«Prima passeremo non meno di tre ore ad allenarci» mi annunciò Rose, ottenendo da me solo una scrollata di spalle.

Anche se tre ore mi sembrano decisamente troppe, non potevo protestare: non avevamo tempo e c'era in gioco troppo.

Raggiungemmo il parco in silenzio, ognuno perso nei propri pensieri. Inevitabilmente non potei non ripensare al dossier. Come avevo fatto ad essere così stupida e a lasciarlo così alla portata di mano di tutti?

Rose parcheggiò davanti all'entrata del National Park. Il parco era ben illuminato e ci permetteva di vedere bene anche se ormai il sole stava tramontando.

Raggiungemmo una piccola radura in mezzo agli alberi. C'era pure un laghetto. Sulla riva opposta alla quale ci trovavamo noi, vicino a un grosso sempreverde, c'era una statua che ormai conoscevo bene.

«Questa radura è stata consacrata al dio Seran dai primi Domini che misero piede nel mondo degli Umani.» Matt notò ciò che stavo guardando. «Tutti quelli che passano di qua pensano sia una statua normale, ma in realtà non è così.»

Rose intanto aveva raggiunto una panchina e ci aveva appoggiato lo zaino, che aprì, cominciando a rovistarci dentro. La raggiunsi, appena in tempo per farmi mettere bruscamente una divisa nera fra le braccia. Era stranamente leggera e notai subito una fascia bianca che circondava la manica destra.

«Mettitela, dovrebbe andarti bene...» mi disse indicandomi gli alberi dietro ai quali avrei potuto cambiarmi.

Feci un cenno di assenso e mi nascosi dietro agli alberi. Mi cambiai e rimasi stupita dalla comodità di quella divisa: il materiale era resistente e morbido allo stesso tempo e la misura era perfetta. Non misi la giacca, rimanendo in maglietta a maniche corte.

ELYRIA • L'ultimo soleDove le storie prendono vita. Scoprilo ora