Capitolo 2

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La mattina seguente mi sveglio con un leggero raggio di sole sul viso, quella notte ero troppo ubriaca per pensare di abbassare le persiane. Apro gli occhi e subito sento un grand mal di testa e i muscoli veramente tesi.

«Bello tornare nel posto in cui sei cresciuta ed ubriacarti lo stesso giorno» penso.

Sento bussare alla porta, così rispondo con un semplice "avanti", e davanti a me si presenta Ander, sorridente intento a sedersi vicino a me.

«Ricordi qualcosa di ieri sera?» domanda divertito.

Pensando alla sera precedente nella mia mente vedo dei flash molto confusi, io che ci provavo con Ander nel locale o io che mentre ero a letto l'ho tirato per la cintura, forse erano i momenti in cui ero un po' più lucida, ma comunque, presa dall'imbarazzo scossi la testa, come per dire di no, non ero pronta per ascoltare tutto.

«Vuoi che ti racconto?»
Feci spallucce, e lui iniziò a raccontarmi tutto.
«Beh, per iniziare c'hai un po' provato con me al locale... mi hai fatto mettere una mano sulla tua coscia, vicino all'inguine e tranquilla, io ovviamente l'ho tolta subito. Poi vediamo... hai detto a tuo fratello che a Barcellona te ne scopavi tanti, e sinceramente non so se è una cosa vera o no, e non lo voglio sapere, ma sono riuscito a convincerlo che non fosse così, quindi cerca di evitare l'argomento. E poi...» sospira. «e poi cosa?» chiedo preoccupata.
«No, niente » dice facendo uscire una risata dalle sue labbra, sembrava un po' nervoso.
«Ora continua, non puoi iniziare e non finire!» dico con tono leggermente alterato.
«Mi ha detto che quando ancora eri qua a Madrid avevi una cotta per me, ma tranquilla, so che non è così» dice con tono sicuro, come per volermi rassicurare. «Beh, ti sorprenderà, ma la situazione era veramente quella, e tutto ciò che ho detto lo pensavo realmente.» dico seria, leggermente infastidita. Lui mi guardava negli occhi, ma sembrava comunque imbarazzato.

So che di solito sono le ragazze che dovrebbero imbarazzarsi in questo caso, ma io ero sicura di me stessa e non c'era niente che poteva impedirmi di esserlo.

«Emma, lo sai che...» lo interrompo.
«...che sono la sorella di Polo? Certo, ma non c'è niente di male nel divertirsi un po' insieme, non trovi?» Ander mi stava guardando stupefatto.
«Emma, se nel divertirsi tu intendi scoparti, allora si, ci trovo molto di male. Non so come eri abituata a Barcellona, ma io di certo non sarò uno che ti scoperai perché hai bisogno di toglierti la voglia, chiaro?» dice serio, fissandomi negli occhi, lui sa che  certe cose che vuole dirmi io le capisco anche solo guardandolo dritto negli occhi, abbiamo sempre avuto questa sorta di connessione, fin da piccoli.

Si alza dal mio letto e va via. Decido di fare una doccia per riprendermi un po' , e appena esco scendo al piano di sotto per fare colazione e prendere un'aspirina. Prendo latte e cereali e inizio a mangiare, e poco dopo in cucina mi raggiungono mio fratello, il suo amico e mia madre.

«Ander, tesoro! Non sapevo fossi qua. Allora, come stanno i tuoi genitori?»  chiede mia madre.
«Buongiorno Jennifer, i miei stanno bene, grazie del pensiero!» dice Ander, sorridendo. «Beh, che ne dici se sabato sera organizziamo una cena con loro? Tranquilli, non troppo tardi, così dopo potete uscire» chiede ancora mia madre. «Mamma, lo sai che sabato non ci sono a cena, ho quell'incontro con Carla» afferma Polo. Mia madre resta un po' a pensarsela, ma poi risponde «Che ci fa se non ci sei?Ander, puoi stare con Emma, siete amici, no? E poi io dopo parto per due settimane, devo andare a Milano per la settimana della moda» sbuffo al solo pensiero di stare con quell'arrogante, ma poi ne traggo vantaggio. «Ma si Ander, potremmo giocare alla Play, sono diventata veramente brava, ti straccio di sicuro» Ander mi guarda divertito, non capendo il mio intento. «D'accordo, glie lo dirò a mia madre direttamente oggi, e domani vi farò sapere» afferma il ragazzo. Perfetto.

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