*Ander*
Queste vacanze di Natale sono andate proprio male.
Con Polo non ho risolto proprio nulla, è troppo incazzato nonostante anche lui abbia sbagliato nel mettere la foto sui social, ma l'ho comunque perdonato per questo. Emma è chiaramente incazzata con me per come l'ho trattata, e non posso darle torto perché non se lo meritava dato che la cazzata l'abbiamo fatta entrambi. In più sono stato all'ospedale per due giorni di osservazione dato che sono stato abbastanza male. Oggi finalmente avremmo i risultati, così protrò togliermi un peso dato che sarà sicuramente tutto apposto.Appena mi alzo stropiccio un po' gli occhi per vedere tutto più chiaramente e la forte luce nella mia stanza mi destabilizza un attimo.
Mi alzo in modo goffo dal letto dirigendomi in bagno per fare una lunga doccia. Appena finisco metto un po' di spuma sui miei ricci e li asciugo con il diffusore per definirli in modo migliore.
Torno i camera e metto velocemente la divisa scolastica. Non sarà una novità, ma non mi è proprio mancata. Tornare a scuola dopo tutto ciò che è successo non mi rende assolutamente tranquillo.
Metto velocemente del profumo e poi scendo giù a fare colazione, pur non avendo troppa fame.
Finita la colazione lavo i denti e io non mia madre ci dirigiamo verso scuola.
«Felice di tornare a scuola?» sorride mia madre. Io scuoto la testa. «Tesoro, sta' tranquillo, tutto si risolverà.» mi rassicura. « E ricordati di andare a ritirare l'esito degli esami questo pomeriggio. Essendo che sei maggiorenne io non posso farlo più» enuncia.
Sfortunatamente arriviamo davanti all'edificio scolastico ed io inizio a rallentare il passo sempre di più. Arrivando alle scalinate trovo Guzmàn con il suo solito sorriso a 32 denti.
«Hei amico!» esulta dandomi una pacca sulla spalla.
«Allora, come va? Non ti ho sentito più in questi giorni bastardo!» scherza. Io sorrido debolmente.
«Ora va tutto bene ma sono stato due giorni sotto osservazione in ospedale» dico. So che ora si incazza perché non gli ho detto nulla. «È perché non me lo hai detto? Ander, sono tuo amico!» sbotta confermando la mia tesi. «Era Natale e non volevo disturbarti, poi eri dai tuoi nonni, non potevi di certo tornare qua per me!» mi giustifico. «Amico, lo sai che per te sarei tornato. Comunque, come sono andati gli esiti?» «Li vedrò oggi perché essendo che ne hanno fatti molti avevano bisogno di tempo per analizzare bene la situazione. Ti farò sapere con un messaggio appena li avrò» affermo.Giro appena la testa e subito la vedo, bella come sempre. Ha i capelli raccolti in una coda alta e la divisa scolastica, che non so perché ma a lei sta particolarmente bene. Quando incrocio il suo sguardo lo distolgo immediatamente girandomi verso Guzmàn, che mi cinge le spalle con un suo braccio, avrà visto la scena. «Entriamo dentro dai!».
Attendiamo il suono della campanella che come sempre non ritarda mai e ci dirigiamo velocemente in classe.
Durante le lezioni non faccio altro che pensare ad Emma. Non faccio altro che pensare a come mi fa sentire quando mi sta accanto, a quello che provo quando facciamo l'amore, a come sono felice e spensierato quando usciamo insieme, e soprattutto non faccio altro che pensare a come l'ho trattata quando il fratello ha saputo di noi. Sono stato uno stronzo. Le cose si fanno in due. È vero, inizialmente è stata lei a stuzzicarmi, ma io ho sbagliato a permetterglielo, e forse a quest'ora non saremmo stati innamorati, o forse sì?
La campanella finalmente suona e io mi dirigo velocemente fuori. Oggi pomeriggio mia madre deve restare a scuola, così mi fermo ad un bar vicino all'ospedale per mangiare qualcosa di veloce e poi andare a ritirare i risultati. Ora sto iniziando ad avere un po' di ansia.
"Potrebbe essere di tutto, come potrebbe essere niente"
La frase del medico mi sta rimbombando in testa ripetutamente. Potrei non avere nulla, come potrei avere qualcosa di grave, e sinceramente ci sto pensando solo ora.
Mangio velocemente il panino che ho preso e appena lo finisco pago e sfreccio via all'ospedale. Vado in sala d'attesa aspettando che mi chiamino.
«Ander Muñoz» sento dire dall'infermiera dopo aver aspettato una decina di minuti. Mi alzo subito di scatto. «Venga pure, il dottore vuole parlarle.»
Mi sta venendo un'ansia terribile.Entro nello studio, mi siedo e resto in silenzio.
«Buonasera» mi limito a dire.
«Buonasera Ander. Ho una brutta notizia...» afferma dispiaciuto. Perfetto. «Hai la leucemia linfocidica acuta. È un cancro ad accrescimento rapido, ciò significa che dobbiamo essere più rapidi di lui. Questa settimana iniziamo la chemio e ti prometto che lo attaccheremo con tutto quello che abbiamo. Saranno due cicli di sei settimane e sembreranno molto lunghi, non voglio mentire. Quando il trattamento diventerà più intensivo aumenteranno anche gli effetti collaterali. Sarà difficile evitare la stanchezza, le nausee il vomito, il mal di mare, come anche i dolori nervosi alle articolazioni. Non ti andrà di mangiare, uscire... di fare quasi niente. Poi la cosa più probabile è che ti cadranno i capelli, è la prima cosa che si nota in un paziente che si sottopone alla chemio.»Non ci posso credere. Ho il cancro.
Ho il cancro.
La mia testa continua a ripetere ininterrottamente questa frase mentre il dottore continua a parlare. Non riesco a sentirlo. Sento ovattato. Ho le mani che tremano.
Esco velocemente dalla stanza e inizio a correre. Sto piangendo. Ho le guance che bruciano e la voglia di spaccare tutto. Ho voglia di dare un pugno al muro.
«Ander?» sento una voce che mi porta un'attimo alla normalità. «Ander che hai?» domanda la ragazza.
«Niente Carla, non ho niente.» sbotto ancora piangendo. Lei inizia a guardarmi rattristita e mi strappa il volantino dalle mani. «Ander, hai il cancro?» ha un tono veramente preoccupato e gli occhi lucidi. Annuisco. Lei si avvicina velocemente a me e mi abbraccia. «Andrà tutto bene, chiaro? Tu sei forte. Non lo dico tanto per dire come crederai tu, ma perché lo penso e ne sono sicura.» enuncia. Io accenno un sorriso. «Carla, ti prego, per il momento non dirlo a nessuno. Quando mi sentirò pronto ne parlerò anche con gli altri» la supplico. Lei annuisce.La saluto con un cenno della mano per poi andare via, non voglio stare in questa merda di ospedale.
Accartoccio il volantino e lo butto nel primo cestino che mi capita davanti per poi incamminarmi per andare a casa.Appena varco il grande portone verde di casa mia vedo Emma davanti a me.
«Come sei entrata?» domando. Lei mi guarda stranita. «Ciao eh.» è infastidita. «Ti ho chiesto come sei entrata.» ribatto. «L'ho fatta entrare io tesoro. Come sono andati gli esami?» s'intromette mia madre. «Bene» mi limito a dire sotto gli occhi confuso di Emma che mi scrutano attentamente. Ha capito che sto mentendo o non capisce perché abbia fatto degli esami? Cazzo. «Possiamo parlare?» domanda. Scuoto la testa. «Ho da fare» mento. «Ti ricordo che riconosco quando dici delle cazzate!» esclama. «Senti Emma, ora vuoi analizzarmi anche tu? Ho da fare quindi per piacere vattene.» sbotto.
Ma che cazzo sto facendo? «Sei uno stronzo Ander!» urla con gli occhi lucidi. Sta certamente trattenendo le lacrime. Esce velocemente da casa mia e mia madre mi osserva con sguardo severo.«Ma che ti prende? Perché l'hai trattata così?» è arrabbiata. «Ho il cancro.» farfuglio. «Come?» domanda. Sembra sconvolta. «Mamma, ho il cancro.» Iniziamo a piangere entrambi.
«Mamma, pensi che ne possa uscire?» domando per cercare di avere una sua opinione. «Ma certo che ne uscirai. Sto piangendo perché sono molto spaventata, ma ne uscirai. Singhiozza. «Non ti lascerò mai solo. Ne uscirai e guarirai» continua.La stringo forte a me.
*Spazio autrice*
Volevo scusarmi per aver pubblicato il capitolo così tardi e per non averne fatto uscire uno ieri, ma finalmente dopo due mesi ho potuto vedere il mio ragazzo, (Non siamo assolutamente usciti, tranquille) quindi ho passato del tempo con lui.
Scusatemi ancora e spero che la storia vi stia piacendo❤️
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Siamo un rompicapo |Aròn Piper|
Teen FictionSono Emma, ho 17 anni e abito a Madrid da poco. Prima abitavo a Barcellona con mio padre che sfortunatamente è morto, così ora sono tornata da mia madre e da mio fratello Polo. Sono andata via con mio padre 2 anni fa dopo il divorzio dei miei dato...