«No, ti prego! Lasciami stare! Aiuto!»
Ancora quel maledetto incubo. Ancora una volta il mio passato sta tornando a galla. Ancora una volta devo rivivere quella serata orribile, ma fortunatamente oggi è il grande giorno. Oggi io e Ander dobbiamo dire a tutti i nostri segreti. Ho veramente molta ansia e paura. Ho paura di non farcela. Non ho mai detto ai miei amici ciò che mi è successo a Barcellona perché è stato veramente un brutto periodo e anche solo pensarci mi fa stare male, ma devo farlo, e chi lo sa, magari mi farà stare bene sfogarmi con loro.
Questa mattina sono particolarmente nervosa e credo che tutti se ne siano accorti dato che non fanno altro che guardarmi in modo strano mentre cammino avanti e indietro per il corridoio scolastico picchiettando le dita sulla gonna.
«Questo pomeriggio usciamo tutti quanti insieme?» domando al mio gruppo di amici. «Per me va bene, voi?» risponde Ander sapendo il mio intento. Tutti i miei amici annuiscono e devo dire che sono veramente ansiosa, più di prima. «Bene, ci vediamo al pub?» domando un'ultima volta con il consenso degli altri.
La campanella suona così ci dividiamo in modo tale che ognuno di noi possa andare nella rispettiva classe.
Non riesco a seguire le lezione. Non riesco a concentrarmi. Non riesco a non pensare a ciò che devo dire questo pomeriggio. Sono un fascio di nervi, come sempre.
Sta' calma Emma, calma
~•~
È arrivato il grande momento. Siamo tutti seduti attorno ad una grande tavolata del nostro pub preferito scherzando e ridendo.
Non riesco a trattenermi, devo dirlo a tutti, devo sfogarmi una volta per tutte anche con i miei amici.
«Ragazzi» esclamo richiamando la loro attenzione.
«Devo parlarvi...» continuo. Ho gli occhi di tutti addosso e sento come se a momenti dovessi svenire.
«Dicci Emma, che hai?» chiede Guzmàn guardandomi preoccupato.«Alcuni mesi dopo che mi ero trasferita a Barcellona sono andata ad una festa, la festa del mio migliore amico. Andavo spesso a casa sua, ma quella casa era talmente grande che non riuscivo ad orientarmi.
Dopo aver bevuto abbastanza e aver ballato ininterrottamente per un'ora e mezza avevo la necessità di andare in bagno, così abbandonai il mio gruppo e andai a cercarne uno libero. Mentre stavo appunto cercando quel benedetto bagno avevo incontrato il padre di questo mio amico che si propose per accompagnarmici lui, in uno del piano superiore dove non c'era nessuno. Lo seguii e non appena aprì una porta mi spinse verso una camera da letto. Chiuse la porta e iniziò ad avvicinarsi velocemente verso di me, mentre io nel frattempo indietreggiavo...» faccio una breve pausa mentre le lacrime minacciano di uscire.«Emma, se non te la senti non continuare...» sussurra Carla mettendomi una mano sulla spalla. Io scuoto subito la testa.
«...Appena ero arrivata a toccare il muro con la schiena quell'uomo mi bloccò i polsi con una sua mano e me li mise sopra la testa. Iniziò a spogliarmi e ad insultarmi pesantemente mentre io lo imploravo di smettere. Non appena aveva finito di spogliarmi mi buttò con violenza sul letto e iniziò a schiaffeggiarmi il viso continuando con le parole pesanti. Ad un certo punto mi fece sdraiare e mise una mano sul mio collo stringendolo mentre con l'altra si calava i pantaloni.» faccio un'altra pausa, ma questa volta le mie lacrime sgorgano senza pietà sulle mie guance.
«Non appena era riuscito a slacciarsi i pantaloni mi prese con prepotenza dai fianchi ed entrò dentro di me molto velocemente, talmente forte che sanguinavo.
Appena aveva finito svenni, forse per la paura, forse per la stanchezza, forse per il dolore, non lo so.
Quando mi ero svegliata mi ero trovata vestita sopra il letto con le lenzuola molto sporche di sangue, ma io non ricordavo completamente nulla.
Quando mi alzai sentii un forte dolore in tutto il corpo, come degli strappi, così decisi di andare in bagno. Avevo le guance completamente rosse, quasi viola, ma non capivo il perché essendo che avevo dimenticato tutto.
Poco dopo decisi di tornare a casa dato che non stavo del tutto bene. Appena arrivai mi fiondai subito in doccia e mentre mi strofinavo la spugna sulla pelle vidi dei grossi lividi viola che prima non avevo. Iniziai a preoccuparmi.
Sono andata avanti a non ricordare nulla finché un sabato non andai a casa di un ragazzo e mentre lo facevamo nella mia testa avevo come dei flash molto confusi di quella sera, ma ancora non avevo tutto chiaro. Nel frattempo il ciclo mi stava ritardando di parecchio ed ero un po' in ansia.
Una notte sognai tutto ciò che era successo quella notte e in quel preciso momento collegai tutto e riuscii a ricordare. Il mattino seguente andai subito a casa del mio migliore amico, volevo parlare col padre, solo che quello era in viaggio di lavoro.
Ero del tutto scioccata. Non andai per una settimana a scuola e ancora del ciclo non c'era nessuna traccia, così decisi di andare a comprare un test di gravidanza. Lo feci subito, e indovinate un po', era positivo. Quell'uomo mi aveva messa incinta.» mi fermo ancora, sto tremando veramente tanto e ho gli occhi preoccupati dei miei amici addosso.«Appena scoprii di essere incinta mi presi di coraggio e raccontai tutto a mio padre. Era molto preoccupato per me, ma incazzatissimo con l'uomo che mi aveva stuprata. Chiamò subito i suoi avvocati e la polizia, e subito dopo mi portò in ospedale per fare una visita di controllo per essere sicuri che il test avesse riportato il risultato giusto. Sfortunatamente ero proprio incinta.
Decisi subito di abortire, non sarei riuscita a tenere un bambino nato da uno violenza sessuale che avevo subito. Sapevo che stavo togliendo di mezzo una vita, ma stavo troppo male, e se mai avessi deciso di tenerlo suo padre sarebbe stato l'uomo che mi aveva stuprata, e me lo sarei ricordata ogni fottuto giorno.Per me uscirne è stato molto difficile, anche dopo la carcerazione del signore. Sognavo ogni sera quella fottuta notte e a scuola avevo gli occhi di tutti perennemente puntati addosso e non facevano altro che sussurrarsi tra di loro che io ero la ragazza stuprata dal padre del mio migliore amico. Non ce la facevo.
Iniziai a farmi del male fisico, finché mio padre non se ne accorse e mi portò subito da psicologi e psichiatri. Ho impiegato un anno preciso ad uscirne.
È stato molto difficile farlo, solo che in questi giorni ho avuto delle ricadute. Continuo a sognare quella notte e volevo sfogarmi con voi.» concludo.Molti di loro stanno piangendo e tutti quanti si sono avvicinati ad abbracciarmi, tutti tranne mio fratello.
Ora mi sento un po' sollevata.
Guardo Ander per un po' negli occhi per incitarlo a dire il suo segreto ma lui scuote subito la testa. Evidentemente non se la sente e accetto la sua decisione.
Restiamo un'altro po' nel pub finché non si fa tardi.
Non appena usciamo vedo la faccia stupita di Guzmàn nel leggere un messaggio al telefono.«Ragazzi, sono stato preso! Sono stato preso all'università!» urla felicissimo. Ander e mio fratello si guardano velocemente negli occhi e prendono il telefono in mano in modo molto svelto.
«Anch'io cazzo!» urla mio fratello, seguito da Ander.
Sono veramente felici.«Andate tutti e tre in Florida?» chiedo ai tre ragazzi che non perdono tempo ad annuire sorridenti.
Ricambio il sorriso e solo ora sto pensando che tra poco loro andranno all'università e Ander non sarà più qui. Non sarà più qui con me.Che succederà a noi quando sarà lontano?
*Spazio autrice*
Ciao ragazze, mi scuso per l'assenza di questi giorni ma ho avuto un po' di roba da studiare e ho iniziato anche a pensare ai prossimi 10 capitoli successivi.
Spero che stiate bene❤️
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Siamo un rompicapo |Aròn Piper|
Teen FictionSono Emma, ho 17 anni e abito a Madrid da poco. Prima abitavo a Barcellona con mio padre che sfortunatamente è morto, così ora sono tornata da mia madre e da mio fratello Polo. Sono andata via con mio padre 2 anni fa dopo il divorzio dei miei dato...