Capitolo 19

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Questa domenica l'ho passata ad annoiarmi a morte insieme a mio fratello. È stato tutto il tempo a chiedermi spiegazioni del perché fossi sparita nonostante gli ho detto più volte che eravamo con dei miei compagni di classe, ma lui non ci credeva tanto e non ha tutti i torti.

Oggi è lunedì e il clima a scuola non è per niente tranquillo. Fra me, Polo e Ander c'è un po' di tensione.

«Emma, possiamo parlare?» chiede Valerio sbucando improvvisamente davanti a me.
«Certo» dico puntando gli occhi al cielo.
«Mi spieghi che è successo sabato? Hai detto a tuo fratello che ero con te, Ander e altre persone?» sussurra. Io annuisco. «Sono stata costretta» affermo. «Senti, è già la seconda volta che ti aiuto e non voglio più entrare nei casini per te, chiaro?» sbotta. Faccio per andarmene ma lui mi afferra prepotentemente per il polso. «Hai capito?» urla.
Io resto ferma immobile, probabilmente questa mattina ha aumentato la sua dose giornaliera di cocaina e non voglio infastidirlo.

«Ma che cazzo fai?» urla Ander sferrandogli un pugno. Io mi stacco velocemente dalla presa di Valerio e indietreggio. Polo guarda Ander in modo molto confuso. «Ander, che ti prende?» domanda Polo scioccato. «Le stava facendo male e dato che tu non stavi facendo un cazzo l'ho fatto io.» risponde. «E nessuno deve toccarla, hai capito?» aggiunge urlando contro Valerio che annuisce e va via.

Tiro Ander per un braccio e lo porto in disparte.
«Ma che cazzo ti prende Ander? Se prima hai dato motivo a mio fratello di fargli credere che te la facessi con le altre ora hai fatto proprio tutt'altro cazzo!» dico alzando un po' il tono della voce ma senza farmi sentire dai presenti. «Ti stava facendo male porca puttana Emma. Ti faceva male!» urla. «No, non mi stava facendo male e in ogni caso so badare a me stessa. Ci ha parato il culo per sabato e voleva capire cosa fosse successo.» sussurro.
«Ti stringeva il polso.» continua lui. «Ander, se mi avesse fatto male avrei chiesto aiuto o sarei riuscita a dargli una gomitata. Devi smetterla di fare il geloso, soprattutto davanti a Polo.» ordino. Lui annuisce e inizia a rilassare il viso dalla tensione. Lo abbraccio castamente e poi torniamo dagli altri che non ci hanno staccato gli occhi di dosso nemmeno per un secondo.

La campanella suona fortunatamente, così tutti quanti entriamo nelle rispettive classi.
«Ma Ander è impazzito oggi?» domanda la mia amica. «Pensava che Valerio mi stesse facendo male. Già gli da fastidio se parlo con lui, quindi appena ha visto che mi ha afferrata per il polso ha dato di matto» affermo. Lei annuisce. «Ci tiene molto a te... però si deve controllare davanti a Polo, ora lui si farà un sacco di pare mentali» sbuffiamo entrambe.
«Puoi parlarci tu?» domando. Lei si limita ad annuire.

Le lezioni iniziano e io non faccio altro che pensare e ciò che è successo questa mattina nel corridoio. Dopo vari richiami degli insegnanti per il mio comportamento "poco presente" come lo chiamano loro, finalmente suona la campanella e mi affretto ad uscire velocemente fuori dalla classe.

«Emma» sento urlare alle mie spalle. Mi fermo subito riconoscendo la voce. «Ho parlato con tuo fratello, gli ho fatto capire che ero semplicemente preoccupato per te, penso c'abbia creduto» dice sorridendo. «Grazie Ander, in ogni caso l'avrei fatto pure io, ma grazie» sorrido e gli volto le spalle per andare nel parcheggio.
«Questo pomeriggio ci vediamo?» domanda. Mi giro e annuisco per poi incamminarmi verso l'auto di mio fratello.

«Ciao sorellina!» esclama sorridendo. Si è drogato per caso? «Come mai così esaltato?» domando.
«Nulla, tranquilla». Il suo comportamento è strano ma non ci faccio troppo caso e andiamo a casa.
Pranzo velocemente e poi vado subito su per sistemarmi per andare da Ander.
Metto dei jeans scuri, una felpa nera che arriva all'ombelico e le sneakers. Spruzzo il profumo e nel frattempo chiamo un uber.
«Io esco» urlo per poi uscire subito dal portone principale.

Aspetto circa cinque minuti l'uber e quando finalmente arriva salgo e do l'indirizzo al conducente. Il viaggio è piuttosto veloce, forse l'autista ha fretta. Scendo velocemente dall'auto e appena arrivo davanti al cancelletto mi trovò davanti Ander.

«Già qui?» dice sorridendo. «Evidentemente sì» affermo. «Hai intenzione di continuare a guardarmi e lasciarmi sul marciapiede o mi apri il cancello?» continuo divertita. Lui scuote la testa e finalmente apre questo benedetto cancello. Mi lascia un bacio veloce sulle labbra e poi mi prende per mano portandomi dentro casa.

Saluto la madre di Ander, ma prima che potessimo salire su ci ferma. «Avevo pensato di organizzare una cena questo sabato insieme a tua madre per ringraziarla per la scorsa volta. Sai se ha da fare?» domanda la donna sorridendo come sempre.
«Non credo sia impegnata, posso provare a chiedere e ti faccio sapere» affermo. Poi subito dopo Ander mette una mano sul mio fianco e saliamo in camera sua.

«Guardiamo un film?» domanda mettendosi comodo sul divanetto di pelle bianco. Io annuisco e lui mette netflix. «Che genere?» domando io. «Scommetto che vuoi una commedia romantica» ride. Mi sta prendendo per il culo.
«No, quelle te le guardi tu» dico mettendomi seduta sulle sue gambe. Lui mi avvicina a sè e mi lascia un bacio umido sulle labbra.

Prendo il suo viso fra le mani e lo avvicino al mio. Ci guardiamo per un po' negli occhi e iniziamo a baciarci lentamente. Ci blocchiamo appena sentiamo in citofono. Chi può mai essere?
«Ander, è arrivato Polo!» urla la madre.
Io e lui ci guardiamo velocemente. «Vai in camera di mia madre, gli dico che ho mal di testa così va via» afferma lui mettendosi sotto le coperte. Entro svelta nella stanza della madre sperando questa volta di non aver dimenticato nulla in camera sua.

«Hei Ander, stai bene?» sento dire da mio fratello.
«No, ho un forte mal di testa. Hai bisogno di qualcosa?» «Volevo chiederti di uscire con me e Guzmàn ma a questo punto riposati, ci vediamo domani amico» afferma Polo andando via. Aspetto che la porta al piano di sotto si chiude per poi tornare da Ander.

«Sei fantastico cazzo» gli dico sorridendo. «Ora voglio solo stare con il mio diavoletto» sussurra al mio orecchio mettendomi entrambe le mani sui fianchi. Mi viene la pelle d'oca. Ricominciamo a baciarci e in poco tempo ci ritroviamo nel letto a farlo. 
«Scusate ragazzi, chiudetevi la porta la prossima volta...» sospira la madre piuttosto imbarazzata chiudendo la porta. Ander inizia a ridere mentre io divento completamente rossa.
«Tranquilla, mia mamma non si fa problemi» dice  continuando a ridere. «Beh, mi ha solo vista praticamente nuda mentre facevo sesso con il figlio, non è niente di strano, no?» dico nervosa.
«Dai, vieni qua» dice picchiettando la mano sulla parte del letto vicino a lui.

Restiamo abbracciati per un bel po' finché noto che devo tornare a casa, così mi alzo e metto i vestiti.
«Ti accompagno io.» ordina. Io scuoto la testa.
«Se ti vede Polo?» domando ridendo. «Sarà fuori e comunque ti lascio in fondo alla via». Punto gli occhi al cielo e accetto.

Saluto la madre di Ander scusandomi per ciò che è successo prima per poi andare sull'auto e andare a casa mia. Gli do un bacio veloce e vado a passo svelto verso casa mia. Fortunatamente la macchina di Polo non c'è.

Appena entro vado nell'ufficio di mia madre.
«Hei tesoro, come va?» domanda sorridente.
«Ciao. La mamma di Ander mi ha chiesto se sabato sei libera. Ci vuole invitare a cena da lei» dico io arrivando subito al punto. «Certo che sono libera, ora la chiamo. Come mai lo ha detto a te e non a Polo?» sembra curiosa. «Oggi l'ho incontrata a scuola. Vado a fare una doccia» mi limito a dire per poi andare in camera mia.

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