Capitolo 26

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*Ander*

La mia sveglia suona irrompendo nel silenzio della mia stanza. Mi sveglio e appena apro gli occhi noto la presenza di Emma nel mio letto. È così bella, anche mentre dorme.

Mi dispiace molto svegliarla ma deve andare a casa in fretta a cambiarsi.

Le do un lieve bacio sulle labbra e inizio ad accarezzarle i capelli finché non si sveglia.

«Buongiorno diavoletto!» le dico sorridendo. Lei si mette di scatto a sedere sul mio letto. «Oh cazzo, mi sono addormentata qua!» impreca. «Scusami Ander, devo andare di fretta, fra mezz'ora mio fratello si sveglia» dice prendendo le sue cose di fretta. «Tranquilla, vuoi che ti accompagno a casa?» le propongo, ma come immaginavo ha scosso la testa.
«Ho appena chiamato un uber dall'applicazione. Ci vediamo dopo!» esclama dandomi un bacio veloce sull'angolo della bocca. Sorrido nel vederla così di fretta.

Mi stiracchio e stropiccio gli occhi con le mani per poi alzarmi goffamente per iniziare a prepararmi.

Dopo essermi fatto la doccia, essermi vestito e aver fatto colazione io e mia madre andiamo a scuola, e proprio appena arriviamo mi viene in mente di scrivere un messaggio ad Emma per assicurarmi che sia arrivata a casa sana e salva.

Ander: Allora diavoletto, sei arrivata a casa in tempo?

Invio il messaggio mentre prendo il solito caffè della mattina alle macchinette dato che quello che fa mia madre non mi fa impazzire, e dopo una decina di minuti mi arriva la risposta al messaggio precedentemente mandato.

Emma: Si, fortunatamente stava ancora dormendo
Ander: E se ti chiede come mai ieri sera quando è andato a dormire tu non c'eri?
Emma: Dirò che stavo studiando con una mia compagna di classe e che si è fatto tardi, tranquillo

Per fortuna questa ragazza ha sempre un piano per queste situazioni, altrimenti non potremmo fare proprio nulla.

La scuola sta iniziando a riempirsi così inizio ad uscire fuori in cortile a fumare una sigaretta.
Appena arrivo a metà vedo Guzmàn sempre sorridente che viene verso di me.
Ma come può essere sempre così sorridente di prima mattina? Io a malapena riesco a parlare.

«Hei amico, come stai oggi?» mi domanda.
«Sto bene e da quel che posso vedere anche tu» dico accennando un sorriso. «Oggi hai la chemio? Ti faccio compagnia» enuncia. Io scuoto la testa.
«Tranquillo, non c'è bisogno» sono grato dell'aiuto che vuole darmi, ma non vorrei infastidirlo. La chemio dura due ore, e in due ore potrebbe fare molte altre cose più divertenti che stare seduto accanto a me. «Dai, non fare lo scemo. A che ora è?» continua. «Alle 15:30» sbuffo.

Guardo avanti a me e vedo Emma e Polo che sono appena arrivati. Vedo Emma separarsi dal fratello e andare verso Carla, mentre Polo stranamente sta venendo verso di noi.

«Hei amici!» esclama l'ultimo arrivato. «Amici?» domanda Guzmàn. «Senti Ander, voglio metterci una pietra sopra. Sono sicuro che hai capito l'errore, come io ho capito il mio nel pubblicare la foto. Ti voglio bene veramente tanto, siamo amici da quando siamo nati e non voglio buttare quasi 19 anni di amicizia nel cesso, chiaro?» «Ah, mi dispiace per la malattia...» aggiunge. Sono felice di riavere il mio amico. Ci abbracciamo per poi tirarci a vicenda una pacca sulla spalla.

«Entro un attimo a prendere il libro di spagnolo nell'armadietto e poi arrivo» enuncio.

Appena entro vedo Emma venire verso di me molto sorridente. «Allora, oggi hai la chemio?» mi domanda e io annuisco. «Voglio farti compagnia» aggiunge. Scuoto subito la testa. «No, c'è già Guzmàn» dico ricordando di aver appena fatto pace con suo fratello, non voglio già rovinare tutto.
«E quindi? Lui ci approva!» esclama lei inarcando le sopracciglia. «Lo so, ma si possono portare massimo due persone e oltre a lui viene anche mia mamma» mento. Sono proprio uno stronzo, lo ammetto, ma non voglio che nessuno dei due rovini un'altra volta il rapporto con Polo. «Va bene...» sussurra un po' delusa. «Hei, dai, ci vediamo in discoteca questa sera dato che domani si vota, no?» cerco di consolarla.
«Sì, ma non potremmo stare vicini» sbuffa.
Ha ragione, non ho risolto nulla, anzi, ho rovinato la situazione. «Vabbè, Michael mi aspetta in caffetteria, ciao» afferma girando i tacchi. Non sopporto che quel ragazzo le stia così vicino.

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