Capito 6

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Appena arrivo a scuola noto subito che Ander sta venendo verso di me, evidentemente vuole ancora incolparmi di altro.

«Possiamo parlare?» chiede. «Tutto quello che dovevo dirti te l'ho detto ieri, e sinceramente non ho voglia e tempo di sentire le tue accuse.» rispondo alterandomi. «Questo pomeriggio ti vengo a prendere alle quattro e mezza così chiariamo tutto.» ordina. «Io e te non abbiamo proprio nulla da chiarire, tesoro.» Mi sto incazzando. Ma chi si crede di essere per dirmi ciò che dovevo fare?
«Tu non avrai nulla da chiarire, io sì. Alle quattro ti vengo a prendere.» ghigna. «Non erano le quattro e mezza?» dico mordendomi il labbro per non ridere.
«Alle quattro»

La campanella suona, così entro il classe, mettendomi vicino a Carla.

«Oggi sei libera per uscire?» domanda la mia amica.
«Non proprio...» «Che impegni hai? Io volevo fare shopping» sorride maliziosamente. «Dovrei uscire con Ander» farfuglio. «Cosa? Con Ander? E perché con lui?» domanda incredula. «Ora non ho tempo di spiegarti tutto, ma ti prego, promettimi che non dirai nulla a Polo» la supplico, già sapendo che non avrebbe mai detto nulla a Polo. Si, stanno insieme, ma io sono comunque la sua migliore amica e non mi farebbe mai un torto, me lo ha sempre dimostrato in tutti questi anni. «Io non dico nulla a tuo fratello, lo sai, ma appena finisci la tua uscita vieni subito da me e mi racconti tutto» dice facendomi l'occhiolino.
«D'accordo»

La noiosissima lezione di matematica inizia. La mia professoressa spiega troppo velocemente e io già non ci capisco nulla, ci mancava solo L'Eminem della situazione per spiegarla.

Finite le lezioni io e Polo ci dirigiamo subito a casa per la troppa fame che entrambi abbiamo.
«Ordiniamo della pizza?» chiede mio fratello. «Se vuoi prendila tu, è troppo pesante per me ora» dico.
«Vuoi il sushi, vero?» domanda con fare beffardo. «Mi hai scoperta!» rido. «Bene, tu ordini il sushi e io la pizza» «ogni tanto allora è intelligente il mio fratellone!» rido spettinandogli i capelli, e noto subito che lui inizia ad irritarsi, ha una fottuta fissazione per i suoi capelli, li vuole sempre in perfetto ordine. «Dai, ora me li devo rifare!» dice sbuffando. «Ma chi vuoi che ti veda, la domestica?» rido. «Questa sera vengono Guzmàn e Ander» dice, provocandomi un nodo in gola. Faccio finta di niente. «Sono i tuoi migliori amici, ti hanno visto in tutte le condizioni immaginabili, quindi fatteli domani mattina e ordina il cibo, svelto!» dico ridendo. «Il tuo sushi lo ordini tu!» urla mentre vado su, tanto lo so che me lo ordina comunque lui.

Vado dritta nella cabina armadio cercando di pensare a cosa avrei potuto indossare per uscire con Ander. Non so perché, ma voglio essere "organizzata". Prendo un paio di pantaloncini in tessuto tutti argentati e un top a canottiera rosa confetto e li misi sopra la poltrona in camera mia.

«È arrivato il tuo sushi, se non scendi in cinque secondi te lo butto nel cesso!» urla mio fratello.
«5... 4... 3... 2...» continua.  «Eccomi!» urlo prendendogli subito dalle mani le confezioni del sushi.
Nel frattempo arriva anche la sua pizza, così iniziamo a mangiare entrambi.
Appena finiamo noto che sono già le 15:30, così vado di fretta a prepararmi.

                                  ~16:00~

Mi arriva un messaggio, dovrebbe essere Ander, così prendo il telefono.
«Sono giù, ma infondo alla via» dice. «Arrivo»
Spruzzo per l'ultima volta il profumo e scendo giù.

«Esci?» domanda Polo. «No guarda, avevo intenzione di andare un po' in giardino a fare shopping» dico sarcastica. «Beh, divertiti con Carla!» dice facendomi arrossire. Esco subito di casa. 
Fortunatamente Carla mi ha parato il culo.

Mi incammino verso la via e finalmente dopo un po' vedo Ander appoggiato ad una macchina bianca, quella della madre sicuramente.
Saliamo entrambi sull'auto senza dire nulla, ma quel silenzio si stava facendo veramente pesante, così ruppi il ghiaccio.
«Allora, dove andiamo?» domando guardandolo in faccia, si stava mordendo il labbro e così facendo mi faceva impazzire.  «A bere qualcosa, ti va?» domanda sorridendo. «Si» mi limito a dire.
In una decina di minuti arrivammo. 
«Ma non è una discoteca questa?» domando guardandomi un po' intorno. «Si, ma a settembre durante la settimana lo tengono aperto nel pomeriggio ». Annuisco ed entriamo.

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