Siamo appena tornati dalla gita ed è inutile dire che sono veramente stanca.
Mi sono divertita veramente tanto, siamo stati tutto il giorno al mare, abbiamo visitato la città e la sera siamo stati in discoteca e ci siamo divertiti tutti insieme come facevamo prima che partissi.Con Ander non ho parlato molto dopo la richiesta di fare colazione insieme, ma forse è meglio così. Non faccio altro che pensare a ciò che ho scoperto sulle intenzioni di Polo e ho paura.
Mio fratello mi vuole molto bene ma è una persona fin troppo vendicativa e quando deve vendicarsi sa il tasto dolente da tirar fuori in modo tale che noi possiamo stare veramente male. Delle volte non si rende conto del male che provoca alle persone. È stato seguito da una psichiatra da anni per aiutare questo suo lato del carattere ma non c'è niente da fare, è così e dobbiamo amarlo così com'è, anche se è difficile.
~•~
Sono a Barcellona, ad una festa, la festa del mio migliore amico. C'è tutto il nostro gruppo e ci stiamo divertendo veramente molto. Siamo molto ubriachi, ma non abbastanza da stare male e balliamo tutti insieme a ritmo di musica.
«Ragazzi, io vado un attimo in bagno» affermo ridendo e dirigendomi verso il vasto corridoio della casa del mio amico. Lo conosco da circa cinque mesi e ancora faccio fatica ad orientarmi a casa sua, soprattutto alle feste.
«Hei Emma, che cerchi?» domanda suo padre sorridendomi. «Buonasera signor Rocamora, stavo cercando il bagno» enuncio un po' imbarazzata.
«Vieni con me, ti ci porto io» dice l'uomo invitandomi a seguirlo con lo sguardo.Mi fa salire al piano di sopra e appena apre una porta mi fa segno di entrare. Sono ubriaca, ma la riconosco una camera da letto, così indietreggio, solo l'uomo dietro di me mi spinge facendomi entrare e chiude la porta alle sue spalle a chiave.
«Perché siamo qua?» farfuglio con voce tremante.
Il padre del mio migliore amico prende qualcosa da un cassetto e si avvicina sempre di più a me facendomi indietreggiare. Ho paura, le mie gambe tremano e ho le lacrime agli occhi. Mi blocca i polsi con una mano mentre con l'altra inizia a spogliarmi.«Lasciami stare!» urlo continuamente.
«Sta' zitta puttana!» dice l'uomo tirandomi uno schiaffo.
...
All'improvviso apro gli occhi. Sono nel mio letto, in camera mia, a Madrid. Mi sono appena svegliata piangendo. Non facevo quell'incubo da un anno e sinceramente non mi era mancato per niente. Fortunatamente mi sono svegliata prima del peggio.Mi alzo di scatto e corro in bagno per lavarmi la faccia nonostante le lacrime continuano ad uscire.
Emma, non puoi stare male ora dopo tutto questo tempo. Ormai è passata, tuo padre ti ha fatto seguire per un anno da specialisti e sono stati in grado di farti stare bene. Non è stata colpa tua.
Non voglio tornare a star male anche per quel periodo cupo di due anni fa, non voglio, non posso farcela.
Mi lavo un'ultima volta la faccia per poi andare a verso la cabina armadio e cambiarmi i vestiti. Metto un paio di leggings e una maglia a maniche corte bianca. Devo andare a correre per scaricare un po' di tensione.
«Hei Emma, dove vai?» domanda mio fratello.
«Vado a correre» affermo.Gli arriva un messaggio sul telefono e subito spalanca gli occhi. Mi sforzo per guardare di chi possa essere il messaggio che ha ricevuto e riesco a leggere l'emittente, è Ander.
«Che hai Polo?» gli domando riportandolo alla realtà. «Ander deve continuare la chemio, ancora non si è risolto nulla» afferma lui scioccato tirandosi indietro i capelli. «Polo, vacci, dagli il tuo sostegno, ne ha bisogno» lo sprono, ma lui scuote subito la testa. «No, io e gli altri domani gli faremo visita a casa, oggi devo assolutamente studiare per gli esami.» dice tornando in camera sua.
Bene, ho il via libera per andare a trovarlo.
Esco di casa iniziando a correre ininterrottamente finché non arrivo davanti a casa sua. Suono il campanello ed improvvisamente la porta si apre.
«Hei Emma, come va?» afferma la donna davanti a me. «Va tutto bene, ero qua intorno e ho pensato di passare a salutarvi» mento. «Entra pure cara, è sempre un piacere averti qua!» Esclama.
Appena entro dentro casa salgo subito le scale dirigendomi davanti la porta della stanza di Ander.
Busso un paio di volte senza avere una risposta. Provo ad aprire la porta ma è chiusa a chiave.«Mamma, ho detto che non voglio parlarne.» urla Ander sbuffando. «Nemmeno con me?» dico io.
Sento i suoi passi avvicinarsi alla porta e quando finalmente mi apre lo abbraccio.«Emma, che ci fai qua?» domanda con gli occhi lucidi. «Ho saputo da mio fratello e sono subito venuta qua» affermo.
Lui si mette seduto nel letto, così mi metto accanto a lui.
«So che è stupido chiederlo, ma come stai?» gli domando guardandolo negli occhi. «Sto male Emma, questo fottuto cancro mi sta mangiando dentro. Io ci provo a farmi vedere forte da voi, a non farla pesare a nessuno, ma quando sono solo a casa è difficile essere forti» farfuglia facendo scappare delle lacrime.
Mi avvicino maggiormente a lui e lo faccio appoggiare alla mia spalla. Gli cingo le spalle con un braccio, mentre con l'altro gli accarezzo la guancia.
«Ander, tu sei un ragazzo forte e sono sicura che sei anche più forte del cancro. Presto passerà tutto» lo rassicuro. Lui si fionda subito sulle mie labbra baciandomi. So che ha bisogno di affetto, che ha bisogno di qualcuno che possa sostenerlo e rassicurarlo, ma io ancora non sono pronta ad un passo successivo e il sogno che ho fatto mi frena molto in questa faccenda.
«Ander...» dico non appena ci stacchiamo l'uno dalle labbra dell'altro. «Scusami, non dovevo» sussurra imbarazzato grattandosi la nuca. «Tranquillo, è che non sono ancora pronta» gli dico appoggiandogli una mano sulla schiena dolcemente.
«Ho bisogno di te Emma, ho bisogno di te cazzo.
Non so cosa mi sia preso quella sera ma ho mandato tutto a puttane e tu non ti meriti ciò che ti ho fatto, come io non mi merito il tuo amore. Forse me lo sono meritato il cancro.» dice iniziando a piangere.
«Ander, non dire mai più cose del genere porca puttana. Tu non ti sei meritato questa malattia come non se la merita nessun'altra persona al mondo, nemmeno l'essere più meschino. Pian piano sto lavorando sul perdonarti, anche se ciò che hai fatto mi ha fatta stare veramente male, ma Ander, io ti amo troppo e cazzo, io e te siamo fatti per stare insieme.» gli dico velocemente.
«Emma, io non ti ho detto una cosa riguardo a Polo. È pericoloso...» sussurra. «Lo so già il "ricatto" dei nostri segreti» gli dico e lui resta quasi scioccato.
«Non so qual è il tuo segreto, ma saresti disposta a farlo sapere per noi?» domanda incastonando i nostri sguardi. «E se non fossero più segreti? Se ci prendiamo di coraggio e li diciamo a tutti? Non avrebbe più niente da dire e forse ci farebbe bene "sfogarci" anche con gli altri» affermo decisa. Lui annuisce.«Emma, penso che sei la prima a cui io lo dica, o almeno, la prima a cui io lo dico sinceramente e soprattutto con il cuore: Ti amo» dice iniziando a pingere. Il mio cuore si sta sciogliendo e per un attimo penso di mandare a fanculo tutto e biaciarlo, e così faccio.
Finalmente ci stiamo baciando proprio come prima del nostro litigio. Sembra che abbiamo schiacciato un bottone e che tutto sia tornato indietro. Sembra che al di fuori di queste quattro mura non ci sia nient'altro oltre a noi. Sembra che ora l'unico nostro problema sia baciarci senza staccarci più uno dall'altro. Io starei così per ore.
Appena le nostre labbra si staccano ci abbracciamo dolcemente e restiamo così per un po'.
«Domani diciamo a tutti i nostri segreti, così se Polo ci scoprirà non potrà fare assolutamente nulla.» afferma Ander con il mio totale appoggio.
«Mi sei mancato» gli sussurro all'orecchio.
«Anche tu Emma, troppo.»
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Siamo un rompicapo |Aròn Piper|
Teen FictionSono Emma, ho 17 anni e abito a Madrid da poco. Prima abitavo a Barcellona con mio padre che sfortunatamente è morto, così ora sono tornata da mia madre e da mio fratello Polo. Sono andata via con mio padre 2 anni fa dopo il divorzio dei miei dato...