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sport e pensieri.

Era un lunedì d'aprile. Precisamente lunedì mattina.
Un ragazzo dai capelli arruffati e scuri, vestito con una giacca leggera, s'incamminava verso un liceo, il liceo Fukurōdani, con le mani in tasca ed un paio di cuffiette nelle orecchie.
Questo, era posto all'interno di un grande complesso bipartito, contenente quattro scuole in totale. In una prima struttura, separati da una specie di giardino al coperto, si trovavano il Nekoma ed il Fukurodani, mentre in una seconda struttura facevano capitolino il Karasuno ed il Seijoh.
Il moretto camminava lentamente, avvolto dalla musica e dai propri stessi pensieri. Amava quei momenti di silenzio, ironicamente sempre meno presenti nella sua vita, e pace.
Si ripeteva a mente l'orario scolastico, cercando di ricordare tutte le attività, ed in generale gli impegni, che aveva quel giorno.
Sì, c'era forse qualche materia che non lo entusiasmava particolarmente, ma nulla di tragico.

«Non mentire assolutamente Kuroo! Sai bene di non avermi mai battuto!» sentì improvvisamente una voce. Una voce decisamente troppo entusiasta ed energica per presentarsi di lunedì mattina.
Bokuto.
«Sì invece che l'ho fatto, accetta la sconfitta una volta per tutte!» fu la repentina risposta dell'interlocutore, Tetsuro Kuroo, un corvino frequentante il Nekoma.
«Sconfitta? Quando mai ricevuta?!» esclamò quasi scandalizzato il primo, prima di emettere un ghigno «Beh, allora non sarà un problema sfidarmi nuovamente, giusto? Due contro due.»

Akaashi iniziò a vedere in lontananza i due ragazzi, i quali si avvicinavano al liceo dalla strada opposta. Loro parevano non averlo ancora notato.

Si sentì ridere Kuroo:
«E con chi pensi di fare squadra? Oikawa non c'è e Kenma starà con me.»
Bokuto si guardò velocemente attorno, sorridendo fiero quanto provocatorio alla vista di lui ormai a pochi metri di distanza. Gonfiò il petto, indicando il povero ragazzo ancora con la musica nelle orecchie:
«Akaashi farà squadra con me!»
Quest'ultimo, sentendosi improvvisamente nominare, si girò di scatto, guardando confuso i due. Il ragazzo dagli occhi dorati gli si avvicinò, avvolgendogli le spalle con un braccio, in un eccessivamente movimentato mezzo-abbraccio, orgoglioso della sua scelta.
«Vi faremo il culo.» esordì infine, con una calma nel tono decisamente contrastante rispetto al linguaggio usato.
Kuroo ridacchiò con un ghigno stampato sul volto, come a prendere in giro l'amico.
«Se lui è d'accordo, non ci sono problemi. Solo...non credere sarà così facile batterci.»
Ammiccò, prima di fare un cenno col capo in segno di saluto e dirigersi verso la struttura contenente il proprio liceo.
«Potrei dire la stessa cosa!» concluse il discorso Bokuto, lasciando andare un Akaashi sempre più smarrito. Non appena il primo se ne accorse, provvide subito a spiegare:
«Quel gatto spelacchiato di Kuroo mi ha accusato di aver perso una partita di pallavolo, quando in realtà si trattava di un chiaro pareggio! Non potevo fargliela scampare così, che ne sarebbe stato della mia reputazione?!»
Keiji quasi rise internamente: cosa poteva aspettarsi da Bokuto?
«Quindi hai deciso di includermi.» riassunse.
«Esattamente! Ricordo che alle medie facevi parte del club di pallavolo, e poi nessuno ha la coordinazione ed il rapporto che noi due abbiamo. Saremo imbattibili.» il sorriso di quel ragazzo pareva quasi brillare.
«Non gioco da anni, non sono nemmeno sicuro di ricordare ancora come si fa...» mormorò quieto Akaashi, il cui petto pareva essersi improvvisamente riscaldato grazie alle parole del suo migliore amico.
"Nessuno ha il rapporto che noi due abbiamo". Era davvero così speciale per lui?
Un piccolo e tenero sorriso si fece spazio sul suo volto, mentre una parte di sé gli urlava di non emozionarsi così tanto: erano migliori amici da una vita, nulla di più. Infatti, ad Akaashi Bakuto non piaceva, e non doveva piacere, in alcun modo se non quello amichevole o, se proprio, fraterno.
«...ecco perché sono sicuro tu non avrai problemi di alcun tipo!»
Solo quando il suo amico finì di parlare, Keiji si rese conto di aver ignorato più della metà delle sue parole. Optò per far finta di nulla, dando in risposta un minimo cenno di consenso, annuendo.
«Quindi giocherai con me?» domandò Bokuto energicamente, spostandosi dinnanzi l'altro e guardandolo negli occhi.

Quest'ultimo pensò velocemente a come scamparsela, ma non poteva resistere a quello sguardo dorato così ricco di luce e speranza.
Inoltre, se non avesse acconsentito il maggiore si sarebbe sicuramente rattristato, pensando che stesse rifiutando a causa della sua presenza o simili. In alternativa, avrebbe potuto fingersi malato: non poteva giocare in quelle condizioni, giusto? E non sarebbe nemmeno stata colpa sua!
Ma no, non poteva. Bokuto avrebbe chiesto poi a qualcun altro, e lì si incorreva nel rischio che nessuno accettasse; Kuroo non avrebbe smesso di rinfacciarglielo per settimane: risultato, un Bakuto triste. Altrimenti, se questa seconda persona accettasse, ma perdessero, allora si addosserebbe tutta la colpa: risultato, un Bakuto ancora più triste.
Ah, non aveva scelta.
Sospirò, con un sorriso nascosto sotto i baffi:
«Solo perché sei tu, Bakuto-san.»
L'altro sorrise smagliante, abbracciando velocemente l'amico e stringendolo forte a sé.
Akaashi potè sentire il proprio cuore accelerare.
«Hey! Hey! Hey! Faremo il culo a quei gatti spelacchiati!» esclamò entusiasta il più grande, per poi staccarsi ed incamminarsi verso la scuola, seguito dall'altro, mentre tornavano a chiacchierare.
Quel singolo contatto sembrava aver illuminato l'intera giornata del castano.

Una volta giunti a destinazione si dovettero separare, poiché Bokuto era un anno più grande, e frequentava la classe 3^, mentre Akaashi ancora la 2^.
Si salutarono, come di norma, dividendosi poi.
Keiji si diresse verso la propria classe, sedendosi quindi in fondo, al suo posto.
Non era difficile immaginare come la figura dolce quanto allegra del più grande fosse armoniosamente dipinta nella mente del giovane. Quell'energia che sprigionava, unita a  quei capelli dalle radici scure e le punte biancastre, a quelle braccia così accoglienti, robuste e allenate, ed a quel sorriso che quasi aveva visto crescere ormai designavano per Akaashi l'idea di casa quanto di benessere.
Con un lento sospiro posò il volto su una mano, sorreggendolo.
Chissà se anche Bakuto pensava lo stesso di lui. Se anch'egli lo vedeva come una parte necessaria della propria vita.
Emise un risolio ironico e soffocato.
Impossibile, sicuramente il maggiore non si faceva problemi di questo tipo, né si ritrovava a fare certi ragionamenti inutili.
Perché, chiaramente, Bokuto vedeva Akaashi come un amico: niente di più e niente di meno. Così come doveva essere.
Una leggera morsa si formò sul fondo del suo stomaco, costringendo Keiji a deglutire. La sua attenzione fu poi catturata dall'ingresso del professore.

Author's note:
Mi sembrava abbastanza vuoto pubblicare solo il prologo, dunque ecco anche il primo capitolo.
Prossimo aggiornamento: 08/09.
-H.

Sweet death. /BokuAka/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora