22.

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l'illusione della scelta.

Era mattina, fuori c'erano nuvole e nebbia. La città pareva in lutto.
Keiji si chiese quanto facesse freddo lì all'esterno, preoccupandosi di riflettere se fosse arrivato il momento di tirare fuori il cappotto per andare a scuola.
Poi ricordò.
Oh.

Sua madre aveva passato la notte a casa, in parte spinta dai medici ed in parte dalla sua stessa stanchezza. Avrebbe fatto colazione, si sarebbe lavata e cambiata ed infine sarebbe tornata lì, al fianco del ricciolino.
Mancava da lavoro ormai da due o tre settimane.
Akaashi non aveva molto da fare, e stringeva tra le mani un vecchio libro che la donna si era curata di portargli: "Reunion" di Fred Uhlman. Aveva sfogliato quelle pagine un'infinità di volte, ed altrettante si era perso in quelle parole, quelle immagini, quel benessere che automaticamente lo investiva ogni tal volta che pensava all'amicizia tra il protagonista ed Konradin, a quella fine così contrastante a se stessa.
Sfiorò una pagina con il polpastrello, tagliandosi. Allontanò il dito quando bastava per salvaguardare i fogli, focalizzandosi sulla ferita.
Chissà cosa sta facendo Bokuto-san.

Machiko entrò nella stanza, un sorriso vacillante ma buono a decorarle le labbra.
«Buongiorno tesoro, come stai oggi?» si chiuse la porta alle spalle, andando a sedersi di fianco al giovane. Tra le mani aveva un onigiri ancora impacchettato.
«Fresco come una rosa.» ironizzò l'interpellato, in modo ironico, seppur apatico.
La donna volle rimproverarlo, era ben consapevole quello non fosse altro se non un meccanismo di difesa. Gli passò il cibo, che fu debolmente afferrato da una mano floreale.
Sul suo collo alcuni petali gli facevano il solletico, mentre sul volto due fiori sfidavano beffardi il mondo.

Con un ultimo sguardo, la donna capì fosse arrivato il momento. Si mise comoda.
«Keiji, caro, dobbiamo parlare.» iniziò, attirando l'attenzione del riccio. La guardò piatto. «Ieri ho potuto scambiare due parole con i medici, e purtroppo vorrei avere delle notizie più belle da darti.»
Prese un respiro profondo, cercando di ingoiare il panico che le saliva lungo la gola. Per suo figlio.
«Come ben sai, l'Hanahaki ha un forte impatto anche dal punto di vista ormonale, se si supera una certa soglia. Questa, indicata come..."limite rosso", se ricordo bene, si identifica con l'apparizione di fiori sul 40% della superficie corporea. Tesoro, tu non ne sei così lontano.» il riccio smise di mangiare «Anche se, dopo aver superato il limite rosso, si volesse procedere con l'intervento, sarebbe impossibile sbarazzarsi delle compromissioni ormonali, o meglio, dei loro risultati: schizofrenia e depressione. Per questo, i medici hanno imposto un tempo limite per la tua decisione, in modo da non correre il rischio di recidive permanenti.»
«Quanto?» sussurrò Akaashi.
«Una settimana, a partire da oggi.» rispose la donna, con un tono di voce sconfitto. Perché sì, stavano ufficialmente perdendo quella battaglia contro la malattia.
L'onigiri cadde a terra con un tonfo sordo.

Come poteva lui prendere una decisione del genere in una sola settimana?
La sua vita, le sue emozioni, il suo futuro, non erano degne di maggior tempo? si chiese Keiji.

«Lo so, tesoro, lo so» sussurrò la donna, prima di stringere il figlio in un abbraccio serrato.
Quest'ultimo non ricambiò, lasciando che le proprie mani ricadessero inermi sul proprio grembo.
A questo punto si sarebbe aspettato di entrare in un completo ed irruento attacco di panico, e magari a quel punto avrebbe desiderato anche di sparirvi dentro, ma un'estranea e spaventosa calma lo investì pienamente.

Disperazione e rassegnazione.

Aveva in fondo mai avuto qualche possibilità di sopravvivere, fin dal principio?
Le braccia di sua madre lo spingevano, il battito accelerato di lei gli faceva capire di essere ancora vivo.
A quel punto, la domanda fu una sola:
"poteva permettersi ora di perdere tutto ciò che lo teneva in vita, per continuare a respirare? Poteva osar scegliere di morire, per vivere?"

Sweet death. /BokuAka/Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora